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Produzione di contenuti a mezzo web editor (e il giornalista non c’ è più)

Fra i nuovi gruppi editoriali che si muovono nel campo dell’ informazione online una proposta particolare viene da GoAdv, recentemente evolutasi in Populis – Si tratta di una struttura editoriale che distribuisce contenuti (circa 10.000 fra scritti e video al mese, in 8 lingue), prodotti non da giornalisti ma da web editors che lavorano da casa – Un centinaio di persone con cui la società non ha contatti diretti, ma che vengono remunerati per i contenuti che creano

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di Marco Renzi

Da qualche mese una delle piattaforme professionali di informazione italiane più quotate del web, Blogosfere, ha cambiato padrone, passando dal controllo del gruppo Sole 24 ore a quello del gruppo GoAdv, evolutosi recentemente in Populis.

Non si è trattato a nostro avviso solo di un grosso business che ha spostato milioni euro, ma di un passaggio epocale per il mondo dell’editoria nazionale e forse anche di un valido esempio da studiare, non solo dagli analisti finanziari, anche a livello globale.

Al potente gruppo editoriale analogico che fa capo al quotidiano economico nostrano per antonomasia è subentrato, al comando di un medium completamente digitale (…e in evoluzione costante e continua…)  un “editore”(???), forse meglio dire un gruppo imprenditorial-editoriale , italo-estero, o meglio ancora come loro stessi si definiscono “a premium network of media brand” che opera al momento esclusivamente on line, e ha sedi in vari paesi del mondo.

Alla guida del gruppo Populis c’è un imprenditore romano non ancora trentenne:  Luca Ascani, il quale in una intervista concessa a Giovanni Carzana di Ciaoblog (parlando di giornalismo in rete e del ruolo imprenditoriale della sua azienda nel campo dell’editoria) affermava:

“L’informazione on line sta cambiando il mondo dell’informazione in genere. E’ un modo di comunicare completamente diverso. Non si può pretendere di portare quella che è una struttura giornalistica attuale on line. Bisogna pensare a un nuovo modello di business. Bisogna sì creare contenuto, sì distribuirlo, sì monetizzarlo, ma in una versione completamente nuova rispetto a quello che è il business tradizionale, della stampa. Questo è il problema.

E’ una rivoluzione enorme, per cui gli attuali player di mercato off line avranno difficoltà grandissime a riuscire ad andare avanti. Hanno strutture di costi eccessive. Per quanto riguarda la distribuzione della carta, ad esempio, si tratta di una realtà molto più ‘industriale’. Invece internet è nettamente più immateriale.

Per quanto ci riguarda noi abbiamo uno spazio molto ampio. Facciamo contenuti in 8 lingue e quindi abbiamo capacità di produrre. Ad oggi produciamo circa 10mila contenuti ogni mese tra scritti e video all’interno, appunto, di Excite, del nanopublishing e dei better deals, e l’obiettivo è di continuare a crescere con la produzione di contenuti. E’ una rivoluzione che non saranno gli stessi player a giocare. E ci può essere ugualmente la qualità. L’estrema qualità del contenuto giornalistico si può avere su internet a un prezzo nettamente inferiore. E assolutamente non si passa attraverso i contenuti a pagamento come ha detto Murdoch, perché ci sarà sempre qualcuno disponibile a farli gratis con una qualità uguale, se non superiore. Le parole di Murdoch sono connesse ai problemi enormi a giustificare il peso delle strutture attuali. Strutture che su internet non ti ripagano”.

E ancora:

“GoAdv (ora Populis ndr. ) è un media, perché come tutti i media fa 3 cose: crea contenuti, li distribuisce e ci fa un business sopra.

Per la creazione di contenuti non abbiamo giornalisti ma tutti web editors che lavorano da casa. Sono un centinaio di persone con cui non abbiamo contatti diretti ma che creano contenuto e vengono remunerate per i contenuti.

Abbiamo una distribution del nostro prodotto media che non avviene tramite le edicole o la televisione. Su internet la comunicazione non è push ma è una comunicazione pull, nel senso che le persone cercano l’informazione, e quindi la distribuzione avviene attraverso i motori di ricerca. Monetizziamo il nostro traffico non attraverso le pubblicità display, brand, ecc. ma attraverso pubblicità performance, dando quindi un risultato completo ai nostri clienti: click, vendite, e così via.

Ciò ha creato un business model che è molto sano ed è indipendente dai flussi pubblicitari che magari in certi periodi sono di più e in certi periodi di meno. E’ invece più costruito sul reale apporto che diamo al business dei nostri clienti. Abbiamo tre prodotti editoriali. Excite, società che abbiamo comprato nel 2007 e che è un portale di entertainment. I very better better deals, vale a dire le migliori offerte, le guide d’acquisto: spieghiamo l’environment di cosa l’utente cerca, e quindi lo aiutiamo a trovare quello che cerca. Ad esempio, in Francia esiste un mercato delle piscine e abbiamo un sito apposito che spiega i differenti tipi, i differenti robot per pulirle e così via. Io non so niente di piscine, magari una persona ne compra una nella vita, ma in quel caso c’è bisogno di sapere come funziona.

Infine abbiamo il nanopublishing. Si tratta di vertical blog su argomenti specifici, e quindi su Macintosh, su Black Berry, sul viaggio, sulle carte di credito, ecc. Sono aggiornati da persone appassionate di un determinato argomento e che scrivono regolarmente su quell’argomento”

Vale forse la pena, aggiungiamo noi, di discuterne e rifletterci tutti insieme?

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