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Lo stato (pessimo) dei media Usa

I giornali spendono 1,6 miliardi di dollari in meno ogni anno per il lavoro di cronaca e quello redazionale rispetto a quanto facevano un decennio fa  – L’ annuale Rapporto sulla situazione del settore in Usa realizzato dal Pew Research Center segnala il declino rilevante dei media tradizionali in un anno tremendo però anche per l’ online, dove la pubblicità ha registrato una battuta d’ arresto e un calo di circa il 5% – Tra l’ altro la Ricerca rivela che l’81% degli internauti accetta le inserzioni  di buon grado soprattutto perchè riesce ad ignorarle senza troppa fatica

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I giornali Usa spendono 1,6 miliardi di dollari in meno ogni anno per il lavoro di cronaca e quello redazionale rispetto a quanto facevano un decennio fa.  Lo rileva l’ annuale “State of the News Media” elaborato dal Project for Excellence in Journalism (PEJ) del Pew Research Center, rilevando che nel 2009 l’ editoria giornalistica tradizionale ha continuato a registrare severe perdite.

Come riporta RTTNews, le grandi reti televisive, secondo la ricerca, sono sotto di centinaia di milioni di dollari rispetto al loro picco di ricavi, negli anni Ottanta. E anche le redazioni delle tv locali sono state tagliate: negli ultimi due anni sono stati spazzarti via almeno 1.600 posti di lavoro.

Nel 2009 i ricavi pubblicitari dei giornali sono diminuiti del 36% e quelli delle tv locali del 22%. Il fatturarto delle radio è sceso del 22%, quello dei magazine del 17%, le grandi reti tv hanno perso l’ 8% e anche la pubblicità online ha registrato un calo di circa il 5%.

Solo la tv via cavo, fra tutti i segmenti editoriali, non ha registrato un declino nei ricavi e negli organici.

Circa la metà delle 37 società quotate in borsa hanno perso soldi nel 2009, secondo i dati della Ricerca relativi alla proprietà e ai risultati industriali del settore.

Secondo il direttore del PEJ, Tom Rosenstiel, “l’ ultimo anno per il settore è medio è stato molto più duro del 2008 e la ricerca prevede nuovi tagli nel 2010, anche se ci sarà qualche schiarita sul fronte economico. E anche se si intensifica il dibattito sui modelli economici alternativi, ancora non è stato registrato nessun concreto progresso”.

Tra l’ altro sono fortemente critici i dati sul comportamento degli internauti rispetto alla pubblicità.

 

La più stabile fonte di entrate, l’advertising online, – segnala Business.webnews – ha visto un declino per la prima volta dal 2002. Declino in parte causato dalla recessione, ma non si sa quanto sia invece strutturale e permanente. C’è chi parla di paywall, ma anche questi ultimi richiederanno specializzazione ed approfondimento, dunque costi, dunque investimenti: i tempi sono maturi per una scommessa tanto coraggiosa?

L’  advertising – continua Business.webnews – è al centro della ricerca in quanto prima fonte di ricavi, ma rischia di diventare il tallone d’Achille del settore. Infatti gli utenti tendono a snobbare l’idea di un accesso a pagamento alle fonti preferite, mentre accettano senza problemi la pubblicità a patto di poter continuare ad accedere gratuitamente alle informazioni cercate. Al tempo stesso, però, l’81% degli intervistati ha spiegato di accettare di buon grado la pubblicità soprattutto perchè riesce ad ignorarla senza troppa fatica. Approssimativamente la medesima percentuale ha addirittura dichiarato di cliccare mai, o quasi mai, sui banner che via via incontrano.

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