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Le norme sui media cambiano in continuazione e la politica ne è sempre più coinvolta

In un recente articolo sul sito followthemedia.com Michael Hedges affronta i cambiamenti che continuano a verificarsi nel mondo dei mezzi di comunicazione e che coinvolgono sempre più i governi e i politici che influenzano le regolamentazioni del mondo digitale, dell’ audiovisivo e dell’ informazione – Hedges analizza con  una vasta  panoramica i  cambiamenti in atto nei diversi paesi dell’ Unione europea

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Media Rules Ever Changing, Out of Focus

di Michael Hedges
(Followthemedia)

La crescita digitale dei media ha profondamente colpito radio, tv e quotidiani. Molte nuove cose si sono dovute imparare. I politici, coinvolti nel processo, sembrano apparentemente più lenti che mai. Ma hanno ben capito la situazione.

Quasi un anno fa è entrata in vigore la nuova normativa sulla tv dell’Unione Europea. Dopo due anni di dura  negoziazione  la Direttiva sui servizi audiovisivi (AVMS Audiovisual Media Services) rinnova la Direttiva Pre-digitale dellaTv senza frontiere. La scadenza  per adeguarsi era stata fissata per il dicembre 2009.

Probabilmente venne dato per scontato  dalla Commissione Europea DG Info Society and Media che le legislature nazionali si sarebbero immediatamente adeguate al nuovo linguaggio e avrebbero eliminato subito quello obsoleto. In realtà dodici fra i membri dell’UE non hanno completato il processo entro giugno, di quest’anno, e gli avvocati  del DG Infos hanno inviato, corredate di argomentazioni ragionate, lettere che denunciavano la violazione della legge. La settimana scorsa, i procedimenti di violazione nei confronti dell’Austria sono caduti:  l’adeguamento alla conformità è stato completato. Ora ai restanti undici paesi rimane da affrontare un viaggio costoso fino alla Corte Europea di Giustizia.

Esattamente come è accaduto, l’ adeguamento alla conformità della direttiva AVMS a livello nazionale, ha aperto  il vaso di Pandora.  Le legislazioni dei diversi paesi hanno deciso di lasciare la loro impronta sulla regolamentazione dei media e lo hanno fatto, spesso, solo a grandi linee. Nel frattempo le elezioni nazionali hanno apportato cambiamenti politici e le nuove normative mediatiche sono diventate un punto da discutere dell’ agenda. Le regolamentazioni  sulle trasmissioni pubbliche, sugli enti regolatori, sul digitale di ogni genere, sui linguaggi ,e a volte, sul copyright vengono, ora, dibattuti.

Alla fine nel 2008, il governo austriaco è cambiato. Il Partito Socialista Democratico (SPO) e il Partito del Popolo Austriaco formano una coalizione di governo. Dopo un lungo dibattito, la Costituzione Federale Austriaca, l’ente regolatore KommAustria Law, il Telecommunications Act, il Private Radio Act e l’Exclusive Rights Act vengono emanate  e lette in un resoconto pubblico (luglio 2010). La direttiva AVMS intende creare “un livello in cui il campo d’azione per i servizi media audiovisivi vada oltre le frontiere” afferma DG Infos. In Austria cambiano tutte le leggi correlate  –  le copie stampate sono obbligatorie –  sono rase al suolo intere foreste.

Così ora, sta alle legislature di Cipro, Estonia, Grecia, Finlandia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia e Lettonia  adeguarsi al programma.

Il parlamento della Polonia (Sejm) ha promosso una nuova legge sui media nel luglio 2009 (Law on Public Activity Within the Sphere of Media Services) che ha incluso molti degli emendamenti proscritti dalla direttiva AVMS. I legislatori hanno, comunque, aggiunto alcuni favoritismi e il presidente polacco Lech Kaczynski ha posto un veto.  Il 10 aprile di quest’anno il presidente Kaczynski è morto in un disastro aereo. Dopo un giusto periodo di lutto e l’elezione del nuovo presidente, Komorowski, i legislatori ritornati ai loro banchi di lavoro per elaborare un emendamento alla legge sui media mettono, così, l’ente  regolatore del KRRiT e le trasmissioni pubbliche sotto uno stretto controllo politico. Il Presidente polacco ha trasformato l’emendamento in legge nell’agosto scorso.

Un’elezione in Ungheria porta Viktor Orban e il Partito Fidesz al potere. Il loro piano per la nuova normativa sui media parte mettendo insieme le telecomunicazioni e i gli enti regolatori dei media in una singola agenzia direttamente controllata da Fidesz.  I cambiamenti apportati sono stati così evidenti che il Rappresentante dell’Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione europea (OCSE)  Dunja Mjiatovic  ha scritto al Ministro degli Esteri ungherese, Janos Martonyi. “Le leggi proposte sono molto preoccupanti per la  libertà dei mezzi di comunicazione” ha detto. “La loro applicazione potrebbe portare alla subordinazione di tutto quanto riguarda i media, la loro diffusione,  alle decisioni politiche”. Ovviamente era quello il punto centrale.

I politici ungheresi al potere sono inorriditi.  Il partito Fidesz ha scritto alla Commissione Europea  a fine giugno, chiedendo di vietare la diffusione di  notizie negative riportate dai media –  “Articoli mendaci nascosti dietro una maschera di democrazia”  – riguardanti le nuove normative, in particolare dopo la pubblicazione sul Financial Times di un articolo molto critico, anche se in un documento Ildiko Gall-Pelcz  (Fidesz)  ha ammesso che le disposizioni delle  nuove regole sui media avrebbero calpestato  ‘’gli interessi di alcuni distinti individui e settori del business”.  Un anno fa, nel novembre 2009, l’ente regolatore dei media dell’Ungheria ORTT ha negato il rinnovo della licenza a due radio nazionali – entrambe d proprietà straniera – a favore di due compagnie strettamente legate ai partiti politici.

La Commissione Europea esclude comunque di intervenire nel dibattito relativo alla controversa legge ungherese sui media. “ La Commissione Europea è interamente dedita a proteggere le libertà fondamentali” ha affermato  il Vice Presidente Neelie Kroes  dell’Agenda Digitale della CE. “Comunque il corpo esecutivo dell’UE attualmente non vede ragioni per intervenire”.  Le norme sui media ungheresi non dicono nulla riguardo alla tv mobile o ad altre materie di grande importanza. Ai primi di ottobre però una mozione del partito di Fidesz al Parlamento ungherese ha optato per il trasferimento dei nuovi assetti della tv e radio pubblica ungheresi e dell’agenzia di stampa MTI direttamente allo Stato.

(traduzione di Claudia Dani)

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