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Italiani gli internauti più ‘partecipativi’

Uno studio condotto da Forrester su 275.000 persone in Asia, Europa e America del nord ha accertato che solo il 15% degli utenti contribuiscono con i loro contenuti ai social network, ma la percentuale sale al 24% nel caso degli internauti italiani – Un dato leggermente inferiore a quello Usa (23%) – La Francia ha uno dei più bassi tassi di “creatori” in Europa (11%) e solo la Germania (8%) è ancora più ‘’passiva’’

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(da blog.lefigaro.fr/medias/)

Più di 500 milioni di utenti su Facebook che creano in media 90 contenuti al mese ciascuno. Circa 24 ore di video caricati ogni minuto su YouTube. Oltre 90 milioni di “tweets” pubblicati ogni giorno su Twitter. La 5miliardesima foto postata su Flickr qualche giorno fa. Ancora un po’ e potremmo pensare che l’ intero Web si sia dedicato alla creazione di contenuti, popolato di internauti impegnati a cogliere qualsiasi strumento del 2.0 che si possa loro proporre.

In realtà – spiega un blog del Figaro dedicato ai media -, siamo lontani da una “collaborazione generalizzata”, rivela uno studio realizzato da Forrester su 275mila consumatori di Asia, Europa e America del Nord. Secondo lo studio, gli internauti che si riuniscono in questi siti di social networking sono sempre più numerosi, ma il numero di coloro che contribuiscono attivamente a questi siti ristagna. In altre parole, ci sono moltissimi spettatori.

Il numero degli internauti che hanno aderito ad un social network è cresciuto dell’ 11% in Europa, dietro la Cina (+18%) e davanti l’America del Nord (+8%). In totale, il 41% degli europei è membro di una community. Ma la parte degli internauti che ha creato dei contenuti su questi siti è rimasta invariata attorno al 15%. Parallelamente, il 54% è solamente uno “spettatore”.

Sono gli utenti italiani che contribuiscono maggiormente al Web 2.0 con il 24% di “creatori”, internauti che pubblicano post sui blog, creano siti o mettono in linea contenuti audio e video. Si tratta di una percentuale simile a quella degli Stati Uniti, che hanno il 23% di creatori di contenuti (contro il 24% del 2009).

Gli olandesi si distinguono per il più alto tasso di uso di Twitter in Europa: il 4% degli internauti utilizza il sito almeno una volta la settimana, contro il 2% della media europea.

Gli svedesi hanno conosciuto la più grande epidemia di “febbre sociale” passando dal 38% di internauti di social network del 2009 al 58% del 2010.

Infine, i francesi si distinguono per essere i più grandi “collezionatori di notizie”, o perché abbonati a RSS o perché taggano numerosi contenuti online. Sono il 22%: in testa, e di molto, rispetto a svedesi (10%) e agli altri europei. Tuttavia, la Francia ha uno dei più bassi tassi di “creatori” in Europa – 11% – solo la Germania (8%) è ancora più passiva sotto questo punto di vista.

Secondo Jacqueline Anderson, una delle autrici dello studio, “la lenta crescita di creazioni su social network si traduce in una mancanza di idee fresche, di contenuti e di prospettive. Le specificità richieste per creare dei contenuti sociali sono uniche e, per ora, il numero di consumatori interessati sembra aver raggiunto un livello massimo”.

Da sottolineare, tuttavia, il poderoso effetto Twitter; tant’è che Forrester nel suo studio ha dovuto inserire la categoria dei “conversatori”: internauti che postano messaggi su Twitter o che aggiornano il proprio stato sui vari social network. Il 31% degli europei entra in questa categoria. I più “chiacchieroni” sono gli italiani, con il 48 % di internauti che aggiorna almeno una volta la settimana il proprio stato personale, davanti alla Svezia con il 41%.

(traduzione di Gianluca Modolo)

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