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Giornali e Ipad: un matrimonio in corso d’opera

di Vittorio Pasteris

Sono passati un paio di mesi dall’uscita di Ipad e delle prime applicazioni dei quotidiani italiani. Molti di queati si sono lanciati nella realizzazione e distribuzione di applicazioni ad hoc con risultati numerici ed economici ancora ignoti dato che chi ha questi numeri se li tiene stretti stretti.

Cerchiamo di fare un punto molto emprico e macroscopico, con una certa dose autoironica, della situazione e dei diversi modelli tassonomici possibili. Ci sono varie scuole di pensiero

1) Buttiamoci dentro il giornale cartaceo in qualcosa tipo pdf

Il giornale cartaceo è ancora un simbolo totemico della tradizione giornalistica, una coperta di Linus o più prosaicamente la giustificazione ancora plausibile, ma non per molto, dello stipendio di molti giornalisti.

Non è per definizione questa la soluzione più infelice. Basterebbe spendere del tempo e della tecnologia per reimpaginare i contenuti in formato simile a un ebook. Qualcuno ha fatto degli sforzi inportanti e intelligenti in questa direzione. Altri costringono i lettori ad impazzire fra zoom ad andare e venire e spostamenti di ditoni sulla superficie dell’ Ipad.  Sforzi umani e oculari che fanno sognare un classico e spesso sudicio foglio di carta, bello da maneggiare, sfogliare e piegare, e ancora imbattibile per “usare” il quotidiano

2) Real time, meglio se multimediale

L’altra via agli antipodi della prima è quella del real time. Un giornale aggiornato in tempo reale, come un sito web. Soluzione “ardita” perché molti non possono lasciare manco per nulla il format del buon vecchio quotidiano: una staticizzazione delle notizie ogni 24 ore. La versione realtime richiederebbe un intelligente uso di sistemi di cache delle informazioni in modo che il lettore se non ha un Ipad 3G o se è fuori dall’accesso a una rete wifi possa leggere informazioni aggiornate all’ultimo momento in cui è stato connesso alla rete. Ovviamente la problematica diventa ancora più complessa se si parla di contenuti multimediali audio e video, che se non sono scaricabili trasformano l’applicazione in un intile sequenza di bit.

3) Famolo strano, meglio se con effetti speciali

Qualcuno evidentemente ha pensato che la creatività deve portare a provare delle soluzioni nuove. Il mantra degli editori in questo caso diventa: utilizziamo al massimo le funzioni dell’Ipad, manco si trattasse di vincere alle Olimpiadi. Peccatto che spesso queste applicazioni “muscolari” siano incompatibili con le banali regole dell’usabilità o addirittura  volte non riescono ad essere correttamente gestite dall’Ipad: per essere più chiare funzionano poco poco. Ovviamente nella tassonomia Famolo strano possiamotrovare tutti i possiibli modelli meticci delle versioni statica o dinamica

4) I modelli di business

I modelli di business sono per ora gratuito al lancio, poi piano piano, con metodo da pusher dell’informazione, quando l’utente è gongolante e assuefatto, inizia il processo di messa a pagamento dell’applicazione o delle informazioni contenute al suo interno. Per ora di applicazioni gratuite con accesso gratuito alle informazionmi e pubblicità se ne vedono poche.

Ora la competizione commerciale sta diventando forte, dato che l’accesso alle applicazioni o alle notizie sta diventando a pagamento per i quotidiani. Prima si scaricava e si teneva sull’Ipad di tutto di più. Ora si tiene quello che serve o quello che si è disposti a pagare. Le altre applicazioni finiscono nel dimenticatoio, spesso con giudizi taglienti di feedback sull’Apple Store.

Nessuno probabilmente in questo diluvio di pensiero paradossalmente creativo, ma omologato, ha pensato di chiedere ai “portatori di Ipad” che desiderano trovare nella loro dieta informativa”. Varrebbe la pena che degli imprenditori veri, non parliamo di editori, approfondiscano il tema.

Un consiglio semplice ma efficace dalla rete fa pensare che il futuro sia una via di mezzo fra Twitter e un uso di Instapaper. Quello che hanno in mente molti utilizzatori è una informazione fortemente personalizzata. E per favore non chiamiamola più giornale, quello è il supporto a cui ci siamo abituati da anni.
L’informazione ad personam era quella che si sognava da tempo. Ma che non si era mai vista nel concreto.
Ci voleva il catalizzatore Ipad per veder crescere questa presunta chimera.

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