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Le ‘’content farms’’ sono davvero una minaccia?

Allarmi e polemiche negli Usa e in Europa sull’ attività di siti come Demand Media o Answer.com, che sfornano ogni giorno alcune migliaia di articoli, servizi e video –Ma c’ è anche chi risponde con ironia: non sono una novità, molti di noi per anni hanno lavorato in analoghe ‘’officine di link’’ cercando di fregare Google

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Le chiamano ‘’content farms’’, fattorie di contenuti, e in questi giorni sono al centro di forti polemiche che dagli Stati Uniti si sono allargate a macchia d’olio toccando anche l’ Europa. La questione è stata segnalata su nbtimes.it da Dario Bonacina, che ha rilevato come queste aziende, ‘’ che quotidianamente pubblicano un grande numero di contenuti’’ vengono ormai viste ‘’come una sfaccettata minaccia da chi opera da tempo nello stesso mercato’’.

Si tratta in particolare di Demand Media e Answers.com – ‘’fattorie’’ che creano migliaia di articoli al giorno e hanno un impatto considerevole sull’ ecosistema informativo del web anglosassone, tanto che – spiega Bonacina – sono ben piazzate nella lista delle società “Top 20″ che operano su web. Answers.com, nel rapporto comScore si colloca alla tredicesima posizione, davanti a Demand Media (quindicesima). Alle loro spalle, le attività online di blasonati nomi come Turner, Viacom, New York Times, NBC, ESPN.

I grandi gruppi editoriali, i blog e la stessa Google sarebbero ‘’molto preoccupati per questi nuovi arrivati’’. E la preoccupazione starebbe arrivando anche in Francia, secondo ReadWriteWeb.fr, dove non dovrebbero tardare ad arrivare.
I 4mila contenuti prodotti giornalmente da Demand Media – nota Bonacina – rappresentano un numero impressionante e, a questo proposito, Richard MacManus ricorda su ReadWriteWeb come la qualità di questa produzione non sia propriamente professionale. Mac Manus sembra voler paragonarne gli autori a dei cottimisti, che lavorano (e vengono remunerati) per inondare la Rete con una rilevante quantità di contenuti che, per l’argomento trattato, calamitano l’attenzione dei lettori nonostante il ridotto spessore giornalistico, perché scritti con scarso entusiasmo e una passione pressoché inesistente, che nulla hanno a che vedere con la dedizione di chi fa realmente informazione, per mestiere.

Ma dalla Francia si alza anche una voce stridente. Ma come? Sono anni e anni che molti di noi lavorano in queste fabbriche di contenuti’’, dice (‘’ridendo’’ di questi allarmi) Thierry Crouzet, considerato uno dei maggiori divulgatori francesi del mondo di internet.

”Non sono mica una novità. In centinaia ci siamo guadagnato il pane nelle fabbriche di contenuti, io in testa. Con Wikio ad esempio. Una farm-link non era altro che una fabbrica di contenuti per fregare Google.

Google ha raffinato il suo algoritmo. Qualche furbo crede di fare dei giochetti. Mentre noi creavamo dei contenuti con dei robot, loro li fanno creare da schiavetti umani pagati una miseria.

Google fa finta di nulla. Fino a quando non deciderà di mettere nella lista nera questi siti come ha fatto con delle farm-link storiche o di cacciare le loro pagine nei bassifondi dei suoi indici’’.

Alla fine, conclude Crouzet, ‘’Che fanno i blogger quando vogliono avere più traffico? Trasformano il loro blog in una ‘fattoria di contenuti’ ’’.

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