Site icon LSDI

Giornalisti criminali di guerra?

Una denuncia del NUNS (l’ Associazione dei giornalisti indipendenti serbi) contro alcuni dei più importanti media del paese ripropone il ruolo che il sistema dell’ informazione ufficiale aveva avuto nel conflitto balcanico degli anni Novanta – Un articolo sull’ Osservatorio sui Balcani

———-

I giornalisti possono essere ritenuti criminali di guerra?

E’ una delle domande al centro di un aspro dibattito nato in Serbia dopo l’ iniziativa del NUNS, l’ associazione indipendente dei giornalisti che ha denunciato presso il Tribunale speciale per i crimini di guerra alcuni tra i più importanti media serbi per aver incitato all’odio etnico.

Ne parla sull’Osservatorio sui Balcani,  Lucia Manzotti, in un ampio articolo dal titolo ‘’Giornalismo di guerra’’, ricordando che la denuncia arriva a poche settimane di distanza dall’annuncio del portavoce della Procura Speciale per i Crimini di guerra Bruno Vekarić dell’apertura di indagini contro giornalisti che potrebbero aver incitato ed incoraggiato crimini commessi nelle guerre degli anni novanta.


Le due azioni a poca distanza l’una dall’altra – aggiunge – hanno scatenato in Serbia un ampio dibattito sul ruolo dei giornalismo nel creare l’atmosfera di odio contro le altre nazioni della repubblica . “Noi pensiamo che le responsabilità siano grandi e portiamo avanti questa azione anche perché non è possibile che chi ha avuto certi ruoli si senta sicuro e intoccabile”. I media su cui l’associazione dei giornalisti punta il dito sono RTS, RTV Vojvodina, Večernije Novosti e Politika, molti dei giornalisti più agguerriti all’epoca della guerra continuano ad avere credito e a scrivere.

Quanto alla domanda iniziale, “è molto difficile rispondere – rileva Svetozar Raković, segretario generale di NUNS,  – perché bisogna trovare un nesso preciso tra la diffusione di certe notizie, le modalità con cui sono state diffuse e determinati atti criminali. Noi crediamo che in certi casi sia possibile”.

Da dove nasceva la propaganda? “Non penso che fosse un’iniziativa dei giornalisti quella di spargere odio contro i croati e i musulmani – nota Rakovic -; esisteva un sistema ben pianificato di propaganda. Non bisogna dimenticare che i capi redattori e i direttori nella maggior parte dei casi erano membri del Partito Socialista di Milosević, quindi erano parte del regime”.

 

Exit mobile version