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Processo Politkovskaja: ‘’ben vengano nuove indagini’’

‘’Questo non è un caso su cui sono state fatte delle indagini ma uno in cui i colpevoli li hanno decisi a tavolino’’. E’ la valutazione che l’ avvocato Murad Musaev (nella foto, a sinistra), ritenuto uno dei principali artefici dell’ assoluzione, ha affidato a una intervista al quotidiano moscovita Kommersant subito dopo l’ assoluzione degli imputati per insufficienza di prove al processo per l’ assassinio della giornalista

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Pubblichiamo la traduzione di una lunga intervista che Murad Musaev, difensore di due dei principali imputati, ha concesso al giornale Kommersant subito dopo la conclusione – con l’ assoluzione dei principali imputati per insufficienza di prove – del processo per l’ assassinio di Anna Politkovskaja.    L’ intervista offre ulteriori elementi di riflessione sulla vicenda, che Lsdi cercherà di non far cadere nell’ oblio (p.r.)

(a cura di Valentina Barbieri)

L’ avvocato Murad Musaev è considerato da molti media russi il vero e proprio artefice dell’ assoluzione di due degli imputati del processo Politkovskaja: Džabrail e Ibragim Machmudov.
E’ in effetti innegabile l’ importanza della sua linea di difesa nella decisione dei giurati, anche se in Italia è stato recepito come un personaggio minore.

Durante tutto il processo, Musaev ha dimostrato di avere una profonda conoscenza di come i media influiscono sull’ opinione pubblica e di saper risultare convincente nelle interviste.

Nell’ ultima arringa, appena prima che i giurati si ritirassero in camera di consiglio, l’ avvocato si è rivolto loro evidenziando le pecche dell’indagine: i dati telefonici contrastanti presentati dai gestori del servizio e l’ impossibilità di attestare con certezza che la macchina di Rustam Machmudov (tuttora latitante) si trovasse in prossimità del luogo del delitto il 7 ottobre 2006.

Il tono era convincente, senza possibilità di replica.

E infatti poco più tardi arrivava l’assoluzione. Difficile non pensare ad un collegamento tra i due eventi , anche se certamente il loro non è un semplice rapporto causa-effetto.

Ed ecco l’ intervista rilasciata da Musaev, a proposito dell’assoluzione, a Ol’ga Allenovaja di Kommersant.

D: Perché i giurati hanno votato per l’assoluzione? Non sono giuristi, è gente comune che non capisce le sottigliezze giuridiche…

R: Non era necessario capirle, in questo processo. Servivano solo persone normali che vivessero dentro al sistema. Chiunque avesse sentito le conclusioni dell’indagine avrebbe capito che questo non è un caso su cui sono state fatte delle indagini ma uno in cui i colpevoli li hanno decisi a tavolino.

D: Potrebbe seguire una nuova indagine?

R: Se ci sarà una nuova indagine, io ne sarò contento perché sono convinto che i miei assistiti non c’entrino nulla con questo delitto.

D: E se la Corte suprema revocasse il verdetto di assoluzione?

R: Se revocheranno il verdetto e ci sarà un ulteriore esame del caso, vorrà dire che ricominceremo a lavorare. Ma sono sicuro che qualsiasi altro collegio di giurati deciderebbe in modo analogo.

D: Pensa che contro i vostri assistiti non ci siano prove?

R: Solo un indizio compromette i miei assistiti: i tabulati delle loro telefonate nel giorno dell’omicidio di Anna Politkovskaja, dai quali risulterebbe che quel giorno Ibragim e Džabrail Machmudov si trovavano nel distretto della stazione della metropolitana Belorusskaja. L’indagine per qualche motivo l’ha ritenuta un’argomentazione sufficiente per far sedere delle persone al banco degli imputati. Ma ciò non dimostra che i miei assistiti si trovavano nelle vicinanze della casa della giornalista o addirittura nella sua via. Per di più, non si può dare nessun credito a questa argomentazione, perché più di una volta nel corso del processo abbiamo accertato che gli inquirenti hanno aggiunto o tolto quello che volevano dai quei tabulati.

D: Ma ci sono prove indirette, ad esempio l’automobile che apparteneva ai vostri assistiti che è stata filmata dalle telecamere della casa di Anna Politkovskaja.

R: Non è una prova. La macchina di cui parla apparteneva a Rustam Machmudov e non a Ibragim o Džabrail. E non è affatto dimostrato che uno dei miei assistiti si trovasse in quella macchina o avesse a che farci. Nessuno li ha visti né sul luogo del delitto né nelle vicinanze! Nello stesso giorno, quello dell’ omicidio, c’ erano sette VAZ-21043 (il modello di macchina, ndT) e solo una di queste sette non era verde (come quella di Rustam, ndT) . E alcune di queste macchine e quella ripresa dalle telecamere erano indistinguibili tra loro. Capisce cosa intendo dire? Non è una prova. Non si può lavorare su queste prove.

D: E per quanto riguarda la pistola, rinvenuta accanto alla vittima? Sull’arma sono stati scoperti campioni di tessuto identici alla tappezzeria della macchina di Rustam Machmudov.

R: In primo luogo, Rustam Machmudov non era in tribunale, il che resta uno dei principali ostacoli all’indagine. In secondo luogo, per quando riguarda le fibre che hanno trovato sulla pistola, sono solo simili al tessuto della tappezzeria, non è provato che siano campioni assolutamente identici.
La perizia ha dimostrato che possono essere campioni di qualsiasi tessuto, ad esempio del mio completo o del mantello del giudice. E per quanto riguarda Rustam Machmudov, esistono anche delle perizie che dimostrano che chi teneva in mano la pistola e Rustam Machmudov sono due persone diverse.

D: Si riferisce alle analisi del DNA delle tracce di sudore sulla pistola che non coincidono con il
DNA di Rustam Machmudov?

R: E’ chiaro.

D: E come commenta la deposizione del testimone principale dell’accusa Dmitrij Pavljučenkov?
Non solo ha testimoniato che Sergej Chadžikurbanov gli ha chiesto di "lavorare" su Anna Politkovskaja, ma ha anche dichiarato che Chadžikurbanov aveva dovuto affidare il compito a  un certo «Nail’», che come ha dimostrato l’indagine corrisponde a Rustam Machmudov.

R: Ma lui non ha fatto il nome né di Ibragim né di Džabrail Machmudov, i miei assistiti. E Rustam Machmudov, come ho già detto, non era in tribunale. Questo testimone non ha mai pronunciato il nome di Rustam Machmudov.
Attorno a testimonianze così discutibili e di un unico testimone non può essere costruito un processo. Tanto più che né queste testimonianze né le altre «prove» addotte testimoniano in maniera certa la colpevolezza di qualcuno degli indagati.

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