Russia: salta (per fortuna) la “riforma” della legge sui media

Berlusconi e Putin
“Russia Unita” ha annunciato che non voterà l’ emendamento presentato da un attivista filoputiniano che prevedeva la possibilità di chiudere un giornale in caso di presunta diffamazione e contro cui avevano duramente protestato i giornalisti indipendenti, che si erano appellati anche all’ opinione pubblica internazionale – Alla prima lettura avevano votato a favore dell’emendamento la schiacciante maggioranza dei deputati, 399 – Un solo voto contrario – Un clima fortemente censorio e punitivo nei confronti della libertà di espressione

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Una serie di episodi avvenuti recentemente in queste settimane in Russia confermano il clima sempre più censorio e punitivo nei confronti della  libertà di espressione che sta montando e che aveva raggiunto il culmine con una proposta di riforma della legge sui mezzi di informazione di  massa, il progetto Slegel, che avrebbe permesso, se approvata in via definitiva, di interrompere l’ attività di un media solo per una supposta diffamazione, assimilando quest’  ultima alla “diffusione di materiali estremistici”.

Per fortuna la proposta di riforma non avrà seguito. Nei giorni scorsi Boris Gryzlov, deputato di Russia Unita e portavoce della Duma, ha dichiarato che il suo partito aveva cambiato posizione in merito al progetto di legge, che quindi decadrà.

Non sono ancora chiare le motivazioni che hanno spinto “Russia Unita” a ritrattare.

Forse  –  spiega nell’ articolo che pubblichiamo qui sotto Valentina Barbieri, una giovane studiosa dei media russi –  è stato proprio l’intenso dibattito, nato dopo la prima lettura alla Duma, ad agire come freno in questo senso.

O forse il governo sta solo aspettando che le acque si calmino per rielaborare e proporre un altro progetto simile.

Quello che si può dedurre da questa vicenda è che in un contesto parlamentare in cui la minoranza non ha margini d’azione, può essere solo un movimento pubblico ben organizzato a tutelare la libertà di stampa in Russia”.

Negli ultimi tempi la situazione in Russia si è progressivamente aggravata.

Oltre alla immediata “punizione” del Moskovskij Korrespondent (il giornale che aveva osato pubblicare un presunto scoop sulla relazione fra Putin e la campionessa Alina Kabaeva), che è suonata come un “avvertimento” per tutta la stampa con velleità di indipendenza, l’ amministrazione moscovita sembra decisa a concentrare la sua attenzione anche su internet. “La smentita vibrante delle autorità – scrive ad esempio Leonardo Coen sul Venerdì di Repubblica del 16 maggio – circa le voci sempre più insistenti su ‘filtraggi’ e controlli dello Stato sul web” sarebbe solo “una presa in giro”.

Mentre sarebbe molto significativa della “normalizzazione in corso nel mondo dei media” la cancellazione del ruolo di Segretario generale da parte del Congresso dell’ Unione dei giornalisti della Russia. La decisione, secondo Coen, sarebbe stata presa “per eliminare un personaggio scomodo e inviso al Cremlino, il combattivo Igor Jakovenko”, che sarebbe stato quindi costretto a dimettersi ottenendo in cambio, come contentino, la Direzione per i Progetti di Sviluppo e dell’ Innovazione. Un’ altra “presa in giro”.

E’ in questo clima stava maturando un attacco alla libertà di informazione ancora più grave, con la proposta di riforma della legge sui media avanzata dal deputato e attivista filoputiniano Robert Slegel, che la Duma aveva approvato in prima lettura e che avrebbe permesso, se approvata in via definitiva, di interrompere l’ attività di un media solo per una supposta diffamazione, assimilando quest’ ultima alla “diffusione di materiali estremistici”.

“I rischi di un simile progetto di legge erano piuttosto evidenti: – spiega Barbieri – l’errore di un singolo giornalista avrebbe potuto bbe costare l’esistenza ad un giornale.
E volendo rincarare la dose, una situazione poco chiara potrebbe essere presa come pretesto per chiudere un giornale sgradito al governo”.

 

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di Valentina Barbieri           

Minaccia sventata in Russia per l’ennesimo affronto legislativo alla stampa.

L’emendamento alla legge fondamentale sui media in Russia, proposto da un candidato di “Russia Unita”, non andrà in porto. La proposta aveva sollevato parecchie critiche, in quanto avrebbe ampliato significativamente le possibilità da parte dello stato di interrompere l’attività di un ente di comunicazione facendo leva sul concetto di “diffamazione”.

Negli ultimi anni la legislazione russa sui media ha subito profonde modifiche.

Sebbene la legge cornice “Sui mezzi di informazione di massa” vieti la censura, sono sorte con il passare del tempo altre forme di censura più “morbide” ma altrettanto efficaci, che si basano sull’indefinitezza di termini come “materiali estremistici”.

Queste definizioni sono talmente ampie da poter impedire ad un mezzo di comunicazione di dibattere temi di rilevanza sociale e diffondere il pensiero dell’opposizione politica radicale.

Nella stessa direzione mirava l’emendamento proposto a fine aprile da Robert Šlegel’, candidato di Russia Unita.

Šlegel’ è un ex attivista del movimento filo-Putiniano dei Naši (letteralmente: i nostri), che ha guadagnato una certa notorietà per le proteste di strada e la linea dura contro gli oppositori di Putin.

L’emendamento alla legge “Sui mezzi di informazione di massa” proposto dal deputato avrebbe permesso di interrompere l’attività di un mezzo di comunicazione colpevole di diffamazione, che avrebbe potuto in questo modo ledere l’onore e la dignità di una seconda persona o minare la sua reputazione.

Le conseguenze legali sarebbero state assimilate a quelle attualmente in vigore per la diffusione di materiali estremistici.

Šlegel’ aveva fatto presente che la legge già ora prevede la possibilità di sopprimere l’attività di un mezzo di comunicazione per sistematica diffusione di notizie dimostratesi false, ma la prassi giudiziaria tendeva a non tenerne conto.

"L’emendamento mira a riservare una particolare attenzione alla responsabilità che redazione e proprietari dei media hanno verso i materiali pubblicati, e non solo il singolo giornalista come spesso accade oggi” aveva dichiarato il parlamentare, giustificando la proposta dell’emendamento con l’opinione che l’approvazione della legge avrebbe limitato la diffusione di materiale diffamatorio.

Alla prima lettura a favore dell’emendamento aveva votato la schiacciante maggioranza dei deputati: 399. Solo una persona si era dichiarata contraria: Boris Resnik, vicepresidente del comitato della Duma per la politica dell’informazione.

Questa sorta di “ineluttabilità legislativa” aveva aizzato vari movimenti a favore della libertà di stampa in Russia e in tutto il mondo.

Per completare il proprio iter, la proposta avrebbe dovuto essere esaminata in altre 2 letture, prima di passare alla camera superiore del Parlamento per essere approvata e poi a Putin per la firma finale.


Sembrava un destino ormai inevitabile, quand’è che inaspettatamente il 20 maggio Boris Gryzlov, deputato di Russia Unita, dichiara che il partito ha cambiato posizione in merito al progetto di legge.

Del resto, le reazioni dell’opinione pubblica erano state pressoché immediate.

La Camera Pubblica della Federazione Russa, nata nel 2005 per favorire l’interazione dei cittadini con le istituzioni, stava già preparando un testo con le proprie considerazioni circa gli emendamenti alla legge da inviare alla Duma verso la metà del mese. Per preparare il testo era stata creata un’apposita commissione diretta da Pavel Gusev, direttore del «Moskovksij Komsomolec» e che vantava nomi del calibro di Michail Fedotov, segretario dell’Unione dei giornalisti, e di Vladimir Sungorkin, direttore di «Komsomol’skaja Pravda».

Anche l’Unione dei giornalisti russi aveva lanciato il grido d’allarme:
“Al momento noi constatiamo un flusso crescente di emendamenti antidemocratici alla legge sui mass media, una più intensa concentrazione dei media in pochi mani e l’abolizione pressoché totale di tutte le agevolazioni economiche per la carta stampata e il giornalismo online.”

Fortunatamente, la proposta di emendamento al momento non diventerà realtà.

I rischi di un simile progetto di legge sono piuttosto evidenti: l’errore di un singolo giornalista potrebbe costare l’esistenza ad un giornale.

Volendo rincarare la dose, una situazione poco chiara potrebbe essere presa come pretesto per chiudere un giornale sgradito al governo.

Non sono ancora chiare le motivazioni che hanno spinto “Russia Unita” a ritrattare.

Forse è stato proprio l’intenso dibattito, nato dopo la prima lettura alla Duma, ad agire come freno in questo senso.

O forse il governo sta solo aspettando che le acque si calmino per rielaborare e proporre un altro progetto simile.

Quello che si può dedurre da questa vicenda è che in un contesto parlamentare in cui la minoranza non ha margini d’azione, può essere solo un movimento pubblico ben organizzato a tutelare la libertà di stampa in Russia.

Fonti:
– M.Ozerova, “Pressu prižmut bez suda i sledstvija” (Mettono alle strette la stampa senza tribunale né
indagini/approfondimento/inchiesta”, Moskovskij Komsomolec, 26/04/08
http://www.mk.ru/blogs/MK/2008/04/26/society/350627/
– “GD prinjala v pervom čtenii zakon, pozvoljajuščij zakrit’ SMI za klevetu” (la Duma ha ammesso alla prima lettura  una legge che permette di chiudere un mezzo di comunicazione per diffamazione), Agenzia di stampa RIA Novosti,25/04/08
http://www.rian.ru/politics/20080425/105896593.html
– “Obšcestvennaja palata protiv popravok v zakon, užectočajuščich otvetstvennoct’ SMI” (La Camera Pubblica contro l’emendamenti di legge che irrigidiscono la responsabilità dei media, News Ru, 03/05/08
http://www.newsru.com/russia/03may2008/obsh.html
– Media curbs likely after Putin divorce report, 25/04/08
http://edition.cnn.com/2008/WORLD/europe/04/25/media.russia.ap/index.html
– Zajavlenie Sojuza žurnalistov Rossii 03/05/08
http://www.ruj.ru/news_2008/080503_1.shtml

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Il quadro normativo

L’attività dei mezzi di comunicazione in Russia è regolata dalla legge federale “Sui mezzi di informazione di massa” del 27/12/1991.

Essa, come legge di riferimento, definisce gli obiettivi e le linee guida dell’attività  dei vari soggetti che operano nel mondo della comunicazione, le loro relazioni, i diritti e i doveri.

La legge “Sui mezzi di informazione di massa” ha però, come qualsiasi legge, dei margini di discrezionalità: non definisce infatti rigorosamente il ruolo del proprietario nella struttura dei mass media, in particolare nei rapporti con la redazione, mentre il ruolo del capo di redazione e dei giornalisti risulta meglio definito.

Durante l’arco di questi anni, questa norma è stata più volte rimaneggiata ed integrata da leggi successive. Tra le principali, “Sul segreto di stato” (1997), “Sull’informazione, le tecnologie informatiche e la difesa dell’informazione” (2006), “Sulla pubblicità” (2006), “Sulla comunicazione” (2003), “Sul segreto commerciale” (2004), “Sui dati personali” (2006).

Un’altra problematica legata alla legislazione sono le restrizioni alla libertà giornalistica in nome della lotta al terrorismo. Con l’inizio di una nuova fase di conflittualità con la Cecenia e la lotta internazionale al terrorismo, anche l’attività giornalistica ha visto imporsi limiti severi.

Ad esempio all’articolo 4 della legge “Sui mezzi di informazione di massa”, modificato nel 2006, si specifica che non è ammesso l’utilizzo dei media per la diffusione di materiali estremistici.
Nello stesso senso vanno le leggi “Sulla reazione al terrorismo” (2006) e “Sulla reazione alle attività estremistiche” (2006), che indicano come cattivo utilizzo della libertà dei mezzi di informazione di massa la diffusione di materiali che incitano al compimento di attività terroristiche o che giustificano pubblicamente il terrorismo.

Dal 2000 al 2003 sono state 45 le sanzioni per un cattivo utilizzo della libertà da parte dei mass media, 35 per fomentazione della discordia interstatale (fra paesi della Comunità degli Stati Indipendenti). Nella recente attività legislativa, lo Stato ha riservato una particolare attenzione alle interviste con separatisti, come provano le seguenti sanzioni.

2000: sanzioni al «Kommersant» e alla «Novaja Gazeta» per la pubblicazione di un’intervista ad Aslan Mashadovyj, il capo ceceno della rivolta
2001: sanzioni alla «Nezavisimaja Gazeta» per lo stesso motivo
2003: sanzioni a «Zavtra» per un’intervista con A. Zakaev, comandante della guerriglia cecena e vice Primo Ministro del governo ceceno in esilio.

Come si vede, l’emendamento proposto si sarebbe inserito in un contesto più ampio di modifiche alle leggi fondamentali dei media, che rischiano di operare in senso sempre più restrittivo rispetto alle libertà di comunicazione.

 

 

Fonti:

– Centro “Diritto e mezzi di informazione di massa”
http://www.medialaw.ru/e-index.html
– S.M.Gurevič, Gazeta: včera, segodnja, zavtra, Aspekt-Press, Mosca, 2004, pp. 24-28
– A.Richter, Vojna s terrorismom i svoboda massovoj informacii:opyt Rossii in Žurnalistika na pereput’e: opyt Rossii i SŠA MediaMir, Mosca, 2006,  pp. 35-40