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Nuova legge sui periodici italiani all’estero: piu’ soldi a chi?

Le amare riflessioni di un freelance napoletano che lavora in Brasile – Due altri suoi interventi sul tema del finanziamento pubblico all’ editoria sono stati pubblicati nei giorni scorsi su infodem.it

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di Max Bono

San Paolo, boteco (bar povero) degli italiani della grande mela sudamericana.

“Pensavi di fare rumore e invece alcuni nemmeno ti pubblicano piu’ Max. La tua inchiesta sui periodici italiani all’estero non piace a molti” dice il mio amico col naso aquilino.

“Max devi renderti conto che gli sprechi colossali che riferisci accadevano con il silenzio-assenzo degli italiani in Italia, che non vogliono stare a sentire a noi italiani di fuori e che pensano di liquidarci con qualche centesimo. Il problema e’ che anche quello va ai soliti noti e a noi non arriva niente. Gli italiani all’ estero che ricevono” termina il mio amico bassetto che tradisce le origini meridionali con l’ immancabile cervejnha (birretta) gelata, “sono ammanicati con gli italiani d’Italia. Risultato loro prendono tutto.”
 “Ma perche’ pensi che si parla ora di questi periodici?” grida il giovane biondino pieno di brufoli dal fundo, cronicamente al verde come freelance giornalista italiano in Brasile. “Leggi qua: e mi mostra l’articolo di una agenzia di stampa:

 ….Il decreto-legge 25 giugno 2008 n.112, attualmente all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati contempla tra l’altro, all’articolo 44, una norma che riguarda la semplificazione e il riordino delle procedure di erogazione dei contributi all’editoria ed i cui effetti interessano anche i quotidiani italiani all’estero e, anche se più alla lontana, la stampa periodica italiana all’estero. ….  Quando parla di contributi, la norma si riferisce specificatamente alla legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive modificazioni, che riguarda i quotidiani compresi quelli editi all’estero, e alla legge 7 marzo 2001, n. 62, che si riferisce nella massima parte sempre ai quotidiani ma che, tuttavia, all’art. 3 si occupa della stampa periodica italiana all’estero solo per prevedere il raddoppio dello stanziamento ad essa destinato (da 2 a 4 miliardi di vecchie lire)….

e l’ordine del giorno proposto da Giovanni Rapanà in passato:

A tale proposito, raccomanda il seguente emendamento alla Legge 7 marzo 200l, n. 62 (Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla Legge 5 agosto 1981, n. 416), Art. 3 (modalità di erogazione delle provvidenze in favore dell’editoria) Il comma 1. dell’art. 3 va cambiato come segue: “A decorrere dal 10 gennaio 2005 l’importo di 4 miliardi in lire previsto per i contributi di cui all’art.26, primo comma, della Legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, è aumentato a 4 milioni di euro”.

 “Stanno aumentando i soldi, dopo secoli che davano una miseria ai periodi italiani all’estero” continua il biondino, “e ora i soliti noti stanno salivando per prendersi tutto come prima, solo che di piu’. Senza controlli sara’ una bella pappatoia.”

“Per questo molti non ti vogliono pubblicare Max, smettila che e’ inutile”, riprende il bassetto. “Ma le autorita’ che fanno? Grida quello col naso aquilino. “Tu pensa che Max ha mandato l’articolo a tutti quelli del MAE, tutti sanno tutto ma nessuno dice niente.”

 “Max sei un ingenuo e’ agosto, ora vanno tutti al mare” grida il biondino coi brufoli “ed in piu’ i giornali italiani non pubblicano perche’ non sono interessati per solidarieta’ di casta” continua il brufolone con la rabbia tipica del freelance squattrinato.

 Ed alla fine sono io Max che la faccio la figura dell’ingenuo. A questo punto, come diceva un famoso cartoon, “l’ultimo chiude la porta” e la mia inchiesta finisce qui.

 Meglio finire questa cervejinha gelada prima che si riscalda. Gli animi del boteco sono gia’ troppo accesi. E, detto tra noi, la verita’ e’ che c’e’ una punta di invidia di questo gruppo di giornalisti squattrinati in Brasile che vede la possibilita’ di aprire un giornale sempre piu’ lontana, nonostante l’aumento dei fondi annunziato dal governo. Perche’ sa gia’ che, anche se arriveranno, a loro non andranno mai.

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