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‘Mediapart.fr’ sotto attacco giudiziario

Alla vigilia del suo lancio ufficiale (16 marzo), il sito di giornalismo partecipativo francese è accusato di contraffazione di marchio da una holding editoriale belga, Média-Participations, che chiede alla magistratura l’ interdizione assoluta dell’ uso di que nome e un risarcimento di 90.000 euro – Il direttore Edwy Plenel: “daremo battaglia, non possiamo accettare che le logiche finanziarie e mercantili possano ormai dettare legge su tutte le attività umane, fino a imporre una privatizzazione monopolistica delle parole, dei nomi, delle idee, dei concetti”

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Alla vigilia del suo lancio ufficiale, fissato per il 16 marzo, il sito d’ informazione MediaPart.fr è stato citato in giudizio dalla società belga Média-Participations (holding di un grosso gruppo editoriale che controlla una quarantina di diverse testate) per contraffazione di marchio.

Média-Participations chiede l’ interdizione totale della denominazione "MediaPart.fr" e un risarcimento di 90.000 euro.

‘’Potrebbe essere una favola di La Fontaine, su un elefante che cerca di schiacciare una formica’, commenta in un editoriale sul ‘’pre-sito’’ il direttore, Edwy Plenel ),annunciando che il presidente di MediaPart.fr è stato citato a comparire davanti al Tribunale di Pargi per il 12 febbraio a mezzogiorno.

Quanto alle accuse, Plenel sottolinea come MediaPart.fr (un progetto di giornale indipendente e partecipativo) sia giuridicamente un nome di dominio “di cui siamo i detentori legali,avendolo acquistato diversi mesi fa in tutte le sue declinazioni disponibili”, ma, “intellettualmente sia ben di più: una concezione indipendente del giornalismo, una visione partecipativa dell’ informazione”. Quanto al nome, se è vero che qualcuno non ne apprezza la “sonorità”, bisogna convenire che esso “ha il merito della chiarezza e lo si memoriza molto facilmente: MediaPart come ‘media a parte’ e come ‘media partecipativo’”.

“Bisogna credere – aggiunge Plenel – che, appena enunciata, questa ambizione disturbi già troppo tanto sono irragionevoli, intempestive ed esorbitanti le pretese di questo megagruppo editoriale belga”.    

Comunque – prosegue il direttore – “poiché  fin dall’ inizio  abbiamo detto che MediaPart non sarebbe stato per forza il nostro nome definitivo, avremmo potuto approfittare di questo pretesto per cambiare nome senza fare storie. Ma, dopo una profonda riflessione, ci siamo rifiutati di farlo. Perché pensiamo che, in questa disavventura giudiziaria che ci viene imposta, non è in gioco solo la sorte di un marchio. Ma è soprattutto sapere se le logiche finanziarie e mercantili possano ormai dettare legge su tutte le attività umane, fino a imporre una privatizzazione monopolistica delle parole, dei nomi, delle idee, dei concetti”.

“Quali che siano i rischi e gli inconvenienti, e mentre siamo nel pieno del lavoro sul sito in vista del suo avvio ufficiale – sottolinea Pelenel – abbiamo deciso insieme ai nostri avvocati di affrontare questa battaglia”.

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