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Io partecipo, tu partecipi…, loro fanno profitti

Nel clima da rievocazione del ’68 , Francis Pisani, su Transnet, il suo blog di le Monde, ha pubblicato questa immagine tratta da Hilarius1968 , il blog di una donna brasiliana – Maristela Bairros -, che dà vita a “una retrospettiva leggera e umoristica (in portoghese) molto diversa dalle messe cantate tradizionali”. La blogger a sua volta lo aveva ricavato da un sito sul maggio francese, www.chantdeluttes.free.fr, che è una vera miniera di materiali su quel periodo.

L’ immagine – spiega Pisani – sembra un’ ottima illustrazione dell’ affermazione di Nicolas Carr, secondo cui

“Il sistema economico del web 2.0 si è rivelato nei fatti, al di là delle intenzioni, un sistema di sfruttamento più che di emancipazione. Mettendo i mezzi di produzione nelle mani delle masse ma negando loro la proprietà dei prodotti del loro lavoro, web 2.0 fornisce un meccanismo straordinariamente efficace per fare incetta del valore economico fornito gratuitamente da un numero di persone enorme e concentrarlo nelle mani di una infima minoranza”.

Certo – commenta Pisani – Carr ci va giù duro, ma solleva un problema vero che troviamo per esempio quando un gruppo editoriale come Gannett licenzia dei giornalisti e contemporaneamente o quasi apre le sue colonne alla partecipazione di tutti…

Io – continua il giornalista – non penso che si tratti di un sistema di sfruttamento PIU’ che di emancipazione, ma non ho alcun dubbio sul fatto che esso rende lo sfruttamento possibile…, anche se non ci sono proteste.

Fittissimi – e molto interessanti – i commenti a questo post, naturalmente.

C’ è chi è d’ accordo con Pisani, chi è orientato per lo sfruttamento, qualcuno ad esempio fa riferimento al lavoro collettivo sull’ Pone Source, ricordando che “la comunità che ha contribuito allo sviluppo non riceve in generale alcun compenso”.

E qualcuno è ancora profondamente sedotto dall’ immagine di André Groz che “vede nell’ economia del gratuito un paradigma nuovo, una isola niova nell’ oceano capitalista: trovo, sicuramente in maniera molto naive, che il web 2.0 potrebbe incarnare una appropriazione collettiva dei mezzi della conoscenza”

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