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Google, Microsoft e Yahoo insieme di fronte al regime cinese

I tre giganti di internet hanno aderito alla Global Network Iniziative, una rete che potrebbe dare maggiore forza rispetto a Pechino nel campo dei diritti fondamentali dei cittadini

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Unire le forze e redigere un protocollo comune di comportamento che, a parità di condizioni concorrenziali, permetta di muoversi con maggior disinvoltura verso Oriente, sapendo di poter anche far opposizione al regime cinese nel nome del rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.

E’ l’ obbiettivo di fondo della Global Network Initiative, una rete a cui hanno aderito, insieme, Microsoft, Yahoo e Google, le aziende che – come scrive Giacomo Dotta su Webnews.it – più di ogni altra si sono trovati di fronte alla scelta tra operare esclusivamente per il lucro, oppure fare i conti con i principi democratici di libertà ed opporsi per quanto possibile alle restrizioni del regime cinese. La risposta – sottolinea Dotta – sta per arrivare, appunto, sotto forma di un protocollo che pone il web statunitense in una posizione di maggior forza rispetto alle ambizioni censorie cinesi.

Per Google – ricorda Dotta – le critiche sono state in passato relative alla versione "filtrata" del web che il motore propone sul mercatocinese. Il gruppo si è sempre difeso sostenendo il proprio impegno per una rete libera, nei limiti di quanto il governo centrale cinese permette di fare. Yahoo e Microsoft hanno invece dovuto fare i conti con i dati personali di alcuni utenti considerati pericolosi per le idee sovversive portate in rete. In tutti i casi le critiche provenienti da occidente hanno messo in grave difficoltà le tre aziende, ma ora il collaborazionismo potrebbe quantomeno sgonfiarsi anteponendo un interesse collettivo al mero interesse commerciale.

Fra le iniziative che il network ha intenzione di prendere – rileva Valeria Tubino su Visioonpost – c’è anche l’ istituzione di un forum non governativo, a cui potranno partecipare società e organizzazioni contrarie alla censura, e un sistema di valutazione obiettiva della condotta delle aziende relativamente a queste tematiche.

Oltre ai tre colossi americani stanno prendendo in considerazione di aderire all’iniziativa anche due importanti società di telecomunicazione europee: France Télécom e Vodafone. Inoltre non è mancato il supporto di alcune delle più importanti organizzazioni per i diritti umani, come il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) , Human Rights Watch e Human Rights in Cina.

Michael Posner, presidente di Human Rights First, ha dichiarato: "Si tratta di un importante primo passo che fornisce degli standard per la libertà di espressione e la tutela della privacy".

Non mancano però le critiche. C’ è chi ritiene che da una mobilitazione di questo livello – aggiunge Tubino – si sarebbe potuto ottenere qualcosa di più. Morton Sklar, direttore esecutivo dell’ Organizzazione mondiale per i diritti umani USA, ha commentato: "Dopo due anni di sforzi hanno ottenuto molto poco. È solo qualcosa in più che una dichiarazione generalizzata in supporto di un principio generico. Non ci sono meccanismi concreti di sostegno che assicurino che le linee guida vengano rispettate".

Secondo Sklar, anche in presenza di questo codice, se oggi ci si trovasse nuovamente di fronte a un caso come quello di Shi Tao i buoni principi e gli intenti espressi nel documento non basterebbero a evitare una condanna.

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