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Pubblicità: un calo del 7,4% sui giornali Usa


Il settore più colpito è stato quello degli annunci immobiliari, che ha perso il 24,4% – Continua invece a crescere l’ online, anche se a un ritmo meno intenso – Monta la preoccupazione tra gli investitori americani che questo rallentamento possa avere ripercussioni sulla spesa pubblicitaria nel 2008

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(via AP e 9colonne)

La pubblicità sui giornali Usa è calata del 7.4% nel terzo quadrimestre, secondo una ricerca diffusa in questi giorni, con una secca perdita soprattutto nei piccoli annunci che non compensa il guadagno che si è registrato nella pubblicità online.

I ricavi dalla pubblicità a stampa sono scesi del 9%, toccando i 10,1 miliardi di dollari nel periodo giugno-settembre, ha precisato la Newspaper Association of America (NAA), con una punta massima del 17% per i piccoli annunci.

In quest’ ultimo settore gli immobiliari hanno avuto la peggiore performance, con un calo del 24,4% nel quadrimestre, ma anche altri due importanti settori sono stati colpiti: la ricerca di personale e le auto, scese rispettivamente del 19,7 e del 17,7%.

Grossi fattori di carattere economico, come l’ affare mutui, hanno pesato fortemente su alcuni tipi di inserzioni, in particolare su quelle immobiliari. Ma i giornali stanno risentendo anche dei colpi della pubblicità online attraverso i siti web, come nel settore delle case e in quello delle ricerche di lavoro (per esempio col sito di Craiglist).

La pubblicità online sui siti dei giornali è cresciuta del 21% (toccando i 773 milioni di dollari) rispetto all’ anno scorso. Attualmente costituisce quasi il 7,1% dei ricavi del settore, contro il 7,0% del secondo quadrimestre e il 5,4% del terzo quadrimestre del 2006.

Tuttavia l’ andamento dei ricavi nella pubblicità online, mentre va un pochino meglio rispetto al 19,3% in più registrato nel secondo quadrimestre, è inferiore rispetto al 25,3% di incremento dello stesso periodo dell’ anno scorso, secondo quanto riferisce l’ Interactive Advertising Bureau.

Il calo negli altri settori di inserzioni è stato comunque meno severo che nel secondo quadrimestre. La pubblicità nazionale sui giornali è scesa del 2,5%, rispetto al 7,9% del secondo quadrimestre, e la piccola pubblicità è calata del 4,9%, meno del 6,4% registrato nel secondo quadrimestre.

La pubblicità  – spiega un servizio di ‘’9colonne’’ – è stata la prima vittima del rallentamento dell’economia Usa e nelle ultime settimane è cresciuta la preoccupazione tra gli investitori americani che tale  rallentamento possa avere ripercussioni sulla spesa pubblicitaria nel 2008.

L’anno prossimo, in teoria, dovrebbe essere un anno positivo per le aziende dei media grazie all’effetto delle Olimpiadi e delle elezioni presidenziali Usa sugli investimenti pubblicitari. Ma molti economisti, non ultimo il presidente della Federal Riserve, Ben Bernanke, prevedonmo che l’economia probabilmente rallenterà nel quarto trimestre e la prima metà del 2008 potrebbe essere altrettanto deludente a causa della crisi dei mutui e la debolezza del mercato immobiliare.
Le azioni dei grandi gruppi dei media Cbs, Walt Disney, News Corp. e Time Warner hanno già perso circa il 5% questo mese. Anche i titani Google e Yahoo! hanno ceduto punti in borsa: il 10% la prima, il 14% la seconda. La spesa in pubblicità è già scesa nel primo e secondo trimestre dell’anno, soprattutto su radio, televisione e giornali. Se l’economia americana rallenta ulteriormente, dicono gli esperti, il trend probabilmente accelererà, specialmente per le aziende che dipendono dalle pubblicità locali.

“Siamo già in una fase di debolezza e non vedo miglioramenti nel breve termine”, ha detto David Bank, analista della Rbc Capital Markets. Le più colpite, secondo Bank, saranno le aziende poco diversificate. Un altro problema di questi giorni per i grandi gruppi dei media è lo sciopero degli scrittori di Hollywood, ma gli analisti si preoccupano di più – nel lungo periodo – per la concorrenza delle forme di intrattenimento online. Infine, notano gli esperti, le aziende tradizionali dei media dipendono pesantemente da due industrie che sono andate molto male negli Usa quest’anno: l’automotive e i servizi finanziari. Se i produttori auto americani – da anni in difficoltà – e le grandi banche tagliano le spese dell’advertising, i media saranno pesantemente colpiti.

La spesa in pubblicità su Internet è andata al contrario molto bene e “anche in caso di recessione economica, continuerà a mettere a segno risultati positivi”, secondo Jeffrey Lindsay, analista della Sanford C. Bernstein. “Non pensiamo che possa verificarsi di nuovo uno scoppio della bolla tecnologica, come nel 2000, perché il settore oggi è più forte”. Ma altri analisti pensano che una recessione non potrà non colpire anche le più floride aziende dell’online: Joe Apprendi, ceo della Collective Media, dice che la spesa pubblicitaria su Internet potrebbe rimanere piatta. Un problema per aziende come Google, MySpace e Facebook abituate a crescite a due cifre. Comunque, Apprendi concorda con Lindsay: la spesa pubblicitaria su Internet sarà molto meno colpita dei media tradizionali in caso di rallentamento dell’economia. (9Colonne)

 

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