Come l’editoria italiana è stata sovvenzionata e assimilata alla casta dei politici Il trionfo del politicamente scorretto – Un libro di Beppe Lopez edito da Stampaalternativa-Eri
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Anche le più recenti inchieste sulla casta e sui costi della politica glissano o ignorano uno dei più grossi scandali degli ultimi decenni: il finanziamento statale dei giornali.
Ne aveva parlato vari mesi fa una inchiesta di Bernardo Iovene nella trasmissione di Rai3 Report di Michela Gabanelli, ma il clamore si era presto spento. Ora la questione viene sviscerata da La casta dei giornali, un pamphlet-saggio di Beppe Lopez*, in libreria il 15 ottobre in una coedizione Stampa Alternativa‑Eri Rai.
Linchiesta di Lopez fa luce sul portentoso flusso di danaro pubblico, allincirca 700 milioni di euro allanno, che finisce per mille rivoli, sotto forma di contributi diretti o indiretti attraverso una stratificazione di norme clientelari, codicilli, trucchi e vere e proprie truffe nelle casse di grandi gruppi editoriali, organi di partito, cooperative, giornali e giornaletti, agenzie, radio e Tv locali, ma anche di finti giornali di partito, periodici di movimenti inesistenti e di cooperative fasulle. Rimpolpando gli utili degli azionisti di grandi testate in attivo. Alimentando sottogoverno e clientele. E consentendo illecite rendite e privilegi mediatici a un esercito di amici degli amici. Di destra, di sinistra e di centro.
Ne La casta dei giornali si ripercorre la storia ultra-venticinquennale di questa vicenda: dalla legge 416 del 5 agosto 1981 (Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per leditoria) e dalle prime ragionevoli motivazioni dellintervento economico pubblico diretto alleditoria, alla stratificazione progressiva di privilegi, norme clientelari, codicilli, trucchi, mediazioni, trattative di corridoio, accordi trasversali, inciucii e vere e proprie truffe attraverso le quali quelliniziale intervento si è via via degradato e gonfiato a dismisura. Sino allattuale, disperato tentativo già fallito dallultimo governo Berlusconi e ora ripreso, fra mille, potenti resistenze trasversali dal governo Prodi di risanare e ridurre quellesborso pubblico.
Lo scandalo afferma in una nota stampaalternativa – è per la straordinaria entità di questa voce dei costi della casta, ma anche sul piano etico e morale perché esso è stato sostanzialmente nascosto alla pubblica opinione e trascurato dai giornali, direttamente percettori di rendite inconfessabili o comunque politicamente scorrette. I giornali, in questa vicenda, sono venuti meno non solo al sistema di principi deontologici che ne hanno conformato la funzione storica, sociale e morale, ma al principio più elementare che solo ne determina, giustifica e consente la sopravvivenza: dare le notizie.
In definitiva il finanziamento pubblico dei giornali e le particolari tipologie dintervento applicate hanno accentuato le caratteristiche di autoreferenzialità, di separatezza dalla gente e dal mercato, e di subalternità al potere politico ed economico che hanno storicamente qualificato il nostro sistema della comunicazione. Sino a farne complessivamente a esclusione di poche isole di professionalità e di impegno civile un pezzo della casta del potere.
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*Beppe Lopez è giornalista dal 1963. Ha scritto inchieste, note e servizi per le più importanti testate italiane. Ha partecipato da cronista politico alla fondazione di «Repubblica». Per ventanni giornalista parlamentare, è stato editorialista e inviato di economia per «Il Globo». Ha diretto la «Quotidiani Associati», la più importante agenzia di servizi per i giornali regionali e provinciali. Ha dedicato al mercato dei giornali e alle tecniche editoriali libri (in particolare Il giornale che non cè e Il quotidiano totale) e interventi («lUnità», «il manifesto», «Liberazione», ecc.).