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Guai dal Caucaso per Rupert Murdoch


In Georgia il boss australiano possiede una emittente tv schierata criticamente contro il presidente Saakashvili, amico di George Bush, e chiusa di recente – Al centro della chiusura di Imedi una notizia giudicata falsa – L’ emittente si è trovata su posizioni filorusse ed è stata ripetutamente attaccata dal nuovo governo filoamericano

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – Guai caucasici per Rupert Murdoch. La notizia arriva dalla Georgia, percorsa nei giorni scorsi da proteste e repressioni. L’opposizione ha manifestato contro il governo di Tbilisi. Il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, alleato degli Stati Uniti, ha risposto dispiegando le forze di polizia e chiudendo Imedi, una tv fortemente critica con governo.

L’emittente caucasica appartiene all’impero televisivo di Rupert Murdoch, padrone di Fox e amico del presidente americano George W. Bush. Il magnate dei media si è però ritrovato intrappolato in un gioco di alleanze che lo vedono indirettamente contrapposto alla Casa Bianca, che appoggia Saakashvili. L’imprenditore australiano ha pubblicamente condannato il presidente filo-americano, considerato invece dall’amministrazione Bush il rappresentante di una nuova generazione di leader delle ex repubbliche socialiste sovietiche, favorevole alla democrazia.

Eppure lo scorso 7 novembre Saakashvili, esattamente come un altro “alleato scomodo” della Casa Bianca, Pervez Musharraf, ha dichiarato lo stato di emergenza nel paese. I poliziotti sono entrati anche nella sede di Imedi. L’emittente critica ha ricevuto dalla commissione nazionale per le comunicazioni una richiesta di sospensione delle trasmissioni per tre mesi per aver “trasmesso ovvie disinformazioni dicendo che le forze dell’ordine erano pronte ad attaccare la cattedrale della Santa Trinità” a Tbilisi.

La falsa notizia, continua la commissione, ha causato proteste che “potrebbero portare a processi incontrollabili”.

Anche una corte della capitale georgiana ha chiesto la sospensione della licenza di Imedi accusandola di essere uno degli “strumenti principali per organizzare le manifestazioni di protesta”. Il tribunale cita delle intercettazioni telefoniche spiegando che i giornalisti di Imedi sarebbero le menti delle rivolte. Dopo qualche giorno il governo ha revocato – su pressione di Washington – lo stato di emergenza, lasciando però il divieto di trasmettere.

Senza volerlo, la News Corporation di Murdoch potrebbe giocare un ruolo anche nel più grande gioco tra Russia e Stati Uniti. Gli Usa hanno finanziato in Georgia un condotto petrolifero che corre dal Mar Caspio alla Turchia, evitando di toccare la Russia. Saakashvili, evidentemente, preferisce Bush rispetto a Putin. La Russia risponde appoggiando i separatisti al confine e diminuendo il commercio con l’ex repubblica sovietica. Attaccando Saakashvili, Murdoch appoggia indirettamente il Cremlino.

La tv Imedi, che in georgiano significa “speranza”, trasmette notizie e intrattenimento. Secondo il presidente, la piccola alleata di Murdoch sarebbe uno strumento di Mosca. L’emittente ha condotto diverse inchieste sull’assassinio di Sandro Girgvliani, un caso oscuro che ha inquietanti legami con gli ambienti governativi. L’ex partner di News Corporation in Georgia è Badri Patarkatsishvili: uomo più ricco del paese, ostile al presidente Saakashvili, ora potrebbe anche candidarsi contro di lui.

I funzionari di Washington, intanto, fanno quel che possono. Matthew Bryza, diplomatico statunitense che è andato nella regione per chiedere la fine dello stato di emergenza, ha auspicato la riapertura dell’emittente televisiva. La quale sta combattendo una battaglia legale per tornare a trasmettere. Intervistato dal New York Times, il direttore generale di Imedi, Bidzina Baratashvili, ha detto che in fondo la News Corp non deve essere così preoccupata dalla chiusura. Al contrario, “loro sono abbastanza intelligenti da sapere che, da un punto di visto economico, questa cosa conviene”. “Perché quando torneremo a trasmettere – continua il direttore generale – questo canale sarà popolare almeno il doppio rispetto a prima”.

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