
Siamo quasi arrivati in fondo al nostro certosino lavoro di osservazione, analisi e contrappunto dedicato agli Stati generali dell'editoria intrapreso dall'oramai ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria Vincenzo Crimi nell'ambito della precedente legislatura. Un lavoro indubbiamente utile e che sarebbe davvero disastroso, a nostro avviso, se andasse perduto, nonostante siano ovviamente cambiati, dopo il rinnovo dell'Esecutivo, molti dei protagonisti della vicenda. Il cambio di Governo non ha azzerato la crisi devastante e pluriennale del settore, e non ha certamente azzerato la necessita urgente e inderogabile di mettere mano al più presto ad una profonda riforma del comparto. E non utilizzare, in qualche modo, tutti gli spunti, spesso davvero unici e anche utili, che sono arrivati dagli Stati generali dell'editoria voluti dal precedente Governo, sarebbe, a nostro avviso, una imperdonabile leggerezza. Ma nel frattempo non dobbiamo nemmeno commettere l'ingenuità di trascurare quello che accade oggi, in politica e nel settore dell'editoria e dell'analisi della crisi, dopo il cambio alla guida del Paese. Per questo abbiamo pensato fosse utile aprire questo nostro ulteriore post di analisi sull'ennesimo convegno degli Stati generali, quello dedicato al "pluralismo dei territori", come recita il titolo