Il numero dei pubblicisti cresce in maniera costante. Ma al loro interno sono sempre di più i giovani giornalisti precari e indifesi, ingabbiati nel recinto di uno status – il pubblicismo – che consente agli editori di utilizzarli come forza lavoro a costi bassissimi. Chiuse le porte delle redazioni, il pubblicismo è ormai diventato un canale di accesso alla professione: ma è un accesso a condizioni sempre più umilianti, sia sul piano dei redditi che su quello dei diritti e della identità professionale. E’ una delle principali questioni alla base della proposta di riforma dell’ Ordine (un albo/un elenco dei ‘’giornalisti abilitati alla professione’’) messa a punto da ‘’Liberiamo l’ informazione’’, l’ area di opposizione alla gestione del Cnog da parte di Enzo Iacopino e dei suoi alleati. Da Art21 riprendiamo un intervento in risposta a una nuova proposta di Carlo Verna.(altro…)
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