Appendice 5

I tre giorni che sconvolsero i media
Il meglio del giornalismo on-line
ha svelato e sconfitto un golpe

di Al Giordano
The Narco News Bulletin
18 aprile 2002

 

http://www.narconews.com/tresdias.html

Il fallito colpo di stato contro il Venezuela segna un punto di svolta non solo per la democrazia autentica della nostra America latina, ma anche per il giornalismo autentico. L'obbiettivo di un controllo da lontano da parte di Washington e gli interessi economici - fra cui quelli dei vari giganti mediatici dentro e fuori il Venezuela - per far cadere il governo del presidente Hugo Chavez con la forza lo ha soltanto rafforzato. In una poetica sfida a tutte le dichiarazioni contrarie dei media ufficiali e commerciali, la "Rivoluzione Bolivariana" è sopravvissuta.

Al terzo giorno risuscitò: il governo di Chavez è emerso più popolare che mai, e la democrazia nel Venezuela appare come la più forte d' America rispetto a eventuali futuri intenti autoritari come la fallita impresa di questi tre giorni.

Una delle agenzie di informazione particolarmente disonesta in questi giorni, l' Associated press (AP), ha scritto il 14 aprile una notizia che, solo qualche ora prima, la sua rete non avrebbe mai pensato di dover scrivere:

"Mai prima nella storia contemporanea si è verificato che un governante che era stato spodestato dai militari è tornato al potere, dopo che il suo sostituto si era insediato, sull' onda di una sollevazione popolare".

La storia entra nei libri come una corrente di acqua fresca attraverso la rinascita del Giornalismo Autentico.

AP, Reuters, New York Times e CNN, i peggiori aggressori di lingua inglese fra i media, hanno dovuto cambiare radicalmente la propria copertura degli eventi in Venezuela proprio perché i giornalisti on-line si sono ammazzati di lavoro nei giorni scorsi per infrangere il blocco informativo e dare notizie veritiere all' opinione pubblica internazionale.

Gli stessi professionisti dei media che disprezzano la definizione "giornalismo autentico" sono coloro che, per il bene della loro futura credibilità, devono fare molta attenzione a ciò che è successo. Perché hanno molto da pagare per la cattiva condotta professionale di molti di loro negli ultimi giorni. Così come la maggioranza del popolo venezuelano - senza voce, senza dollari ma non senza intelligenza - ha protestato contro l' aggressione della oligarchia decadente al suo paese e ha imposto il suo diritto a decidere del suo destino, il giornalismo autentico - in particolare la rapida risposta del giornalismo on-line indipendente - ha costretto i media di massa a rimangiarsi le sue parole disoneste.

Che cominci il banchetto.

Il conto alla rovescia del Golpe

Che un colpo di stato fosse in incubazione in Venezuela era evidente da qualche mese.

Molto prima che il Golpe della scorsa settimana cominciasse c' era stato comunque un episodio decisivo per definire i suoi contorni.

Dopo l'ampia vittoria di Chavez del 6 dicembre 1998, il giornalista del New York Times Larry Rohter cominciò con le cariche di cavalleria leggera, etichettando Chavez come "populista demagogo, uomo autoritario". Rohter reclamava per "sua passata indifferenza per il rispetto della legge". Chavez, si lamentava Rother, "sembra incline a governare basandosi sul mistico patto che dice di aver stretto con i 23 milioni di venezuelani". Paragonava Chavez ai "dittatori populisti del passato". La sua sentenza sulla presidenza Chavez era di condanna prima ancora che egli cominciasse la sua funzione di presidente.

Il rullio dei tamburi di Rohter è continuato fino all' ora finale. Mentre Narco News denunciava i tratti inconfondibili del golpe ("Che figura disonesta faranno i falsi giornalisti quando la maggioranza del popolo venezuelano comincerà a lottare per restaurare il governo costituzionale?", chiedevamo, e rispondevamo. "Qualsiasi cosa, qualsiasi"), Rohter non si è preoccupato molto, come prima, per la "indifferenza per il rispetto della legge" con cui i suoi cari eversori golpisti hanno abolito l' Assemblea nazionale e la Costituzione del Venezuela e sono andati porta a porta ad arrestare i loro oppositori politici.

Rohter pescò perfino l' autore del Plan Colombia (**) Michael Shifter nel Potomac incontaminato per giustificare il golpe, come "un' altra formula per risolvere le crisi in paesi che si mostrano ingovernabili", mentre Rohter gracchiava: "Chavez era un populista di sinistra perduto dalla sua negligenza abituale".

Ora Rohter dovrà rimangiarsi questo suo gracchiare.

Ma così preso dalla sua tendenza antidemocratica, non ha alcun rimorso. Nel Times di ieri, Rohter ha proseguito nella sua lineai: "Non ci sono tracce Usa evidenti nel piano per cacciare Chavez, così come nei golpe in Guatemala nel 1954 o in Cile nel 1973", ha affermato (con una doppia falsità, anche se ci sono voluti anni di appelli alla Legge sulla libertà di informazione dopo i golpe di Guatemala e Cile per trovare le tracce yankee).

Comunque, in questa era di rapidissimo spiazzamento dell'informazione ricordiamocelo: le tracce di Rohter nel tentativo di golpe militare del 2002 sono archiviate a colori e a pixel per i posteri.

Le elezioni del 31 luglio del 2000 - in cui Chavez conquistò la rielezione da parte di un fronte ancora più ampio - furono anche più moleste per la stampa dell' establishment. C' era stata quell' estate un' ondata di isteria pubblica quando si seppe che tutte le previsioni sull' uscita di scena di Chavez erano state sconfessate dall' elettorato. Tre giorni prima Mary Anastasia O' Grady aveva scritto una nota per il Wall Street Journal intitolata: "Una vittoria di Chavez non farebbe che peggiorare i problemi del Venezuela". E quel giorno, Brian Latell aveva scritto un articolo intitolato "Una dittatura mascherata" per il Washington Post .

Ma anche gli allarmi sul preteso "autoritarismo" di Chavez non si sono avverate. Al contrario, il Venezuela, con Chavez alla guida, ha sperimentato uno sviluppo sui temi dei diritti umani, elezioni libere e giuste e libertà di stampa che mai abbia sperimentato nella sua storia qualsiasi altra nazione latinoamericana.

Human Rights Watch, nel 2000, indicava il Venezuela come l' unico paese latinoamericano in cui si rispettavano i diritti umani. L ' OSA (Organizzazione degli stati americani), un organismo pervicacemente antiChavez, ha inviato una equipe di osservatori elettorali per monitorare entrambe le elezioni venezuelane (quella del 1998 e quella del 2000), e pur avendo tutta la voglia di screditare il voto, fu costretta dai fatti a concludere che le elezioni erano state scrupolosamente giuste.

Per quanto riguarda la libertà di stampa, Venezuela è sola fra le nazioni latinoamericane: neanche un solo giornalista è stato arrestato sotto Chavez, anche se il CPJ - Committee to protect journalists - che ha sede a New York e che è ideologicamente miope - si è lamentato per i discorsi di Chavez, che hanno criticato pubblicamente i media venezuelani corrotti e i loro conflitti di interesse finanziari, che in qualche modo si sono trasformati in una minaccia per la libertà di stampa. Il CPJ è più preoccupato per le parole - cioè la stessa cosa che sostiene di difendere - che per le pietre o i colpi che ci rompono le ossa.

In tutto questo, mentre i grandi media stavano raccontando falsi storici, i media di Internet ricostruivano i fatti. Un periodico in lingua inglese, VHeadline.com, realizzato dal vecchio giornalista Roy S. Carson, informa giorno dopo giorno sui fatti reali che accadono in Venezuela fin dal 1996. I suoi giornalisti hanno giocato un ruolo centrale nel rompere l' assedio informativo intorno a Caracas. Per coloro che sono stati confusi dai simulatori che presentano il conflitto in Venezuela come un problema di "sinistra contro destra" (in opposizione a quello che in realtà è: democrazia sì o no), l' opinionista liberal-conservatore Justin Raimundo si prese la briga di leggere i discorsi di Chavez e di capire la sua posizione sull' azione di governo. E concluse:

Il fatto che Chavez non rientri in nessuna categoria di "destra" o "sinistra" è fonte di molta confusione sulle sue idee, ma ciò si deve soprattutto alla miopia dei suoi critici, e non - come vedremo - alla presunta fumosità del suo pensiero. Prima delle elezioni presidenziali del 1998 in Venezuela il Dipartimento di Stato aveva negato a Chavez il visto per entrare negli Stati Uniti sostenendo che - secondo Albright - era stato leader di un golpe, e pertanto un criminale a cui era vietato l' ingresso.

Ci chiediamo se il Dipartimento di Stato applicherà il suo "è vietato l' ingresso ai leader golpisti" alla banda di oligarchi, ruffiani militari (addestrati nella Escuela de las Americas, come molti dei dittatori e torturatori latinoamericani) e baroni dei media che capeggiarono il fallito golpe di aprile 2002. (quando fu arrestato e accusato di aver violato la Costituzione , il dittatore per un giorno insediato dai militari Pedro Carmona fu preso mentre stava scappando dal Palazzo di Miraflores verso l' ambasciato Usa per chiedere asilo).

(...) Fu in quei giorni di aprile che i proprietari dei media commerciali mostrarono il loro vero volto di nemici assoluti della democrazia.

La Società interamericana della stampa (SIP), dominata dagli oligarchi proprietari dei periodici in America Latina, la cui definizione di "libertà di stampa" significa, piuttosto, la propria libertà di fare i propri interessi commerciali col massimo beneficio politico ed economico, diffusero un comunicato

"Il presidente Robert J. Cox ha detto oggi che gli eventi politici in Venezuela dimostranoai paesi di tutto il mondo che non può esistere una vera democrazia senza libertà di espressione e di stampa". Un comunicato che, invertendo la dialettica di "democrazia o dittatura", era per certi versi orwelliano.Ripetendo le sue precedenti lamentele sul fatto che "l' atteggiamento bellicoso e intollerante (di Chavez) nei confronti dei giornalisti e dei giornali" (leggi: i discorsi del presidente che denunciavano la simulazione di alcune testate che servono solo le cause dei ricchi e negano voce alla maggioranza del popolo) costituivano in qualche modo una interferenza sulla libertà di stampa, la SIP mostrò i suoi veri denti approvando una dittatura militare contro un governo eletto democraticamente.

"Questa è una indicazione precisa per il nuovo governo guidato da Pedro Carmona, che speriamo cambierà le cose, ristabilendo la libertà di stampa e allentando l' indipendenza del potere giudiziario, e assicurerà la restaurazione della vera democrazia", aggiunse Cox.

Cox e il suo gruppo di giornalisti falsi invertirono la domanda del giorno. Dichiarando che "non può esistere vera democrazia senza libertà di espressione e di stampa", dimenticò il suo contrario: non può esistere libertà di espressione e di stampa senza vera democrazia.

La SIP ha perso tutta l' illusoria credibilità che aveva con questa selvaggia approvazione di un Golpe militare.

La Sip , invece di difendere i valori democratici, si è schierata a fianco del golpe..

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni