Appendice 3

I paradossi della macchina

di Eduardo Galeano
Giugno 2002.

 

 

 

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Sigmund Freud lo aveva imprato da Jean-Martin Charcot: le idee possono essere impiantate, con l' ipnotismo, nella mente umana. È passato più di un secolo e, nel frattempo, la tecnologia della manipolazione si è molto sviluppata. Una macchina colossale, grande quanto il pianeta, ci ordina di ripetere i messaggi che ci insinua dentro. (...)

Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, era stato eletto, e rieletto, da una strabiliante maggioranza, in elezioni molto più trasparenti di quelle che avevano consacrato George Bush negli Stati Uniti. La macchina spalancò le porte al colpo di Stato che tentò di cacciarlo. Non per il suo stile messianico o per la sua tendenza alla logorrea, ma per le riforme che aveva realizzato e le eresie che aveva commesso. Chavez aveva toccato gli intoccabili. Gli intoccabili, padroni dei media, lanciarono un grido al cielo. Con la massima libertà denunciarono lo sterminio della libertà.

Dentro e fuori delle frontiere, la macchina convertì Chavez in un "tiranno", un "autocrate delirante" e un "nemico della democrazia". Contro di lui c' erano "i cittadini", con lui "le turbe", e i locali in queste queste ultime si riunivano erano "covi".

La campagna mediatica fu decisiva per la valanga che sfociò nel colpo di Stato, programmato da tempo contro questa feroce dittatura che non teneva in prigione un solo prigioniero politico. E occupò la presidenza un imprenditore, che non era stato votato da nessuno.

Democraticamente, come prima misura di governo, sciolse il Parlamento. Il giorno seguente la Borsa salì, ma una rivolta di popolo riportò Chavez nel suo legittimo ruolo. Il golpe mediatico aveva potuto generare solo un potere virtuale, come commentò lo scrittore venezuelano Luis-Britto Garcia: e poco durò. La tv venezuelana, baluardo della libertà di informazione, non dette conto della sgradevole notizia.

Anche un altro, che nessuno aveva votato e che pure aveva conquistato il potere con un golpe, sfodera ora con successo il suo nuovo look: il generale Pervez Musharraf, dittatore militare del Pakistan, trasformato dal magico bacio dei grandi mezzi di informazione. Musharraf dice e ripete che non gli passa nemmeno per la testa che il suo popolo possa votare, però ha fatto voto di obbedienza alla cosiddetta "comunità internazionale", e questo è l' unico voto che veramente conta quando è l' ora della verità.

(...) Ieri PervezMusharraf era il miglior amico dei suoi vicini, i talibani, e oggi si è convertito nel "leader liberale e sostenitore della modernizzazione del Pakistan".

E in tutto questo continua la mattanza dei palestinesi, che le fabbriche dell' opinione pubblica mondiale chiamano "caccia ai terroristi". Palestinese è sinonimo di "terrorista", ma questo aggettivo si addice male all' esercito di Israele. I territori occupati dalle continue invasioni militari vengono definiti sempre "territori contesi". E i palestinesi, che sono semiti, risultano sempre essere "antisemiti". Da più di un secolo sono condannati a espiare le colpe dell' antisemitismo europeo e a pagare, con la loro terra e il loro sangue, quell' Olocausto che non commisero.

Concorso di ossequienza nella Commissione diritti umani delle Nazioni Unite, che mira sempre al Sud e mai al Nord.

La Commissione è specializzata nello sparare contro Cuba e quest' anno è toccato all' Uruguay comandare il plotone. Altri governi latino-americani lo hanno accompagnato. Nessuno ha detto: "Lo faccio perché comprino quello che vendo". Né: "Lo faccio perché mi prestino quello di cui ho bisogno". Né: "Lo faccio perché allentino la corda che mi strangola il collo". L' arte del buon governo consente di non pensare a quello che si dice, ma proibisce di dire quello che si pensa. E i media hanno primeggiato in questa occasione per confermare, una volta di più, che l' isola sotto blocco ....

Nel dizionario della macchina si chiamano "contributi" le mazzette che ricevono i politici, e "pragmatismo" i tradimenti che commettono.

Le "buone azioni" non sono le nobili gesta del cuore, ma le azioni che si comportano bene in Borsa, ed è in Borsa che si verificano le "crisi dei valori".

Dove si dice 'la comunita' internazionale esige', si dovrebbe dire 'la dittatura finanziaria impone'. "Comunità internazionale" è lo psudonimo che si dà alle grandi potenze nelle loro operazioni militari di sterminio, oppure "missioni di pacificazione". I "pacificati" sono i morti. E già si prepara la terza guerra contro l' Iraq. Come nelle due precedenti, i bombardieri saranno "forze alleate" e i bombardati "orde di fanatici al servizio del carnefice di Bagdad". E gli attaccanti lasceranno al suolo un fiume di cadaveri di civili che verranno chiamati "danni collaterali".

Per spiegare questa prossima guerra il presidente Bush non dice: "Il petrolio e le forze armate ne hanno bisogno, e il mio governo è un oleodotto e un arsenale". E nemmeno dice, per spiegare il suo multimiardario progetto di militarizzazione dello spazio: "Ci annetteremo il cielo come ci annettemmo il Texas". Niente di tutto ciò: è il mondo libero che deve difensdersi dalla minaccia del terrorismo, qui in terra e ancor di più in cielo, anche se il terrorismo ha dimostrato che preferisce i coltellini da cucina ai missili. E sebbene gli Usa si oppongano, come si oppone anche l' Iraq, al Tribunale penale internazionale che deve nascere per processare i crimini contro l' Umanità.

Per una regola generale, le parole del potere non esprimono i suoi atti ma quelli che occultano; e in questo non c' è niente di nuovo. Più di un secolo fa, nella gloriosa battaglia di Omdurman, in Sudan, di cui Winston Churchill fu cronista e soldato, 48 britannici persero la vita. Al contrario, morirono 27.000 selvaggi. La Corona britannica realizzava col sangue e col fuoco la sua espansione coloniale e la giustificava dicendo: "Stiamo civilizzando l' Africa attraverso il commercio". Non diceva: "Stiamo commercializzando l' Africa attraverso la colonizzazione".

Però noialtri abbiamo la fortuna di vivere nell' era dell' informazione e i giganti della comunicazione di massa amano l' obbiettività. E permettono che si esprima, anche, il punto di vista del nemico. Durante la guerra del Vietnam, per esempio, il punto di vista nemico occupò il 3% delle notizie diffuse dalle catene ABC, CBS e NBC. La propaganda, confessa il Pentagono, fa parte dello sforzo bellico. E la Casa bianca ha incorporato nel Gabinetto di governo la esperta pubblicitaria Charlotte Beers, che aveva imposto al mercato locale alimenti per uccelli e riso per gli uomini. Ora si sta occupando di imporre sul mercato mondiale la crociata terrorista contro il terrorismo. "Stiamo vendendo un prodotto", spiega Colin Powell.

"Per non guardare la realtà lo struzzo nasconde la testa nella televisione", dice lo scrittore brasiliano Millor Fernandes. La macchina detta ordini, la macchina stordisce. Però anche l' 11 settembre dettarono ordini, anche quel giorno stordirono gli altoparlanti della seconda torre gemella di New York quando cominciò a sbriciolarsi. Mentre la gente fuggiva, volando giù lungo le scale, gli altoparlanti ordinavano che gli impiegati tornassero ai loro posti di lavoro. Si salvarono solo quelli che non obbedirono.

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni