Quanto costa vivere?

Non è una domanda retorica, nemmeno un quesito filosofico. Non ci appelliamo ai massimi sistemi ne andiamo in giro con la lanterna. Questa volta vorremmo provare a dare una risposta concreta al quesito del titolo. Il nostro ragionamento nasce da due presupposti: l’aumento improvviso e molto pesante dei costi delle bollette di acqua, luce e gas. Un’impennata così improvvisa e potente da aver costretto il Governo ad inventare un contributo straordinario per abbattere, almeno parzialmente, questo caro bollette. Il secondo dato su cui riflettere è in totale e assoluta opposizione all’aumento di gas, energia e acqua. Si tratta di un’offerta 5g che sta circolando in questi giorni. Un’offerta in cui una nota compagnia di TLC offre l’abbonamento mensile telefonico  al nuovissimo e rivoluzionario sistema di trasmissione dati a meno di 3 euro al mese. Ora non so Voi ma a noi la domanda è sorta spontanea: come può essere possibile praticare tariffe simili? Guadagnando si intende, perché a rimessa siamo bravi tutti a fare affari. La risposta retorica, ovviamente, è che non è possibile. Così come non è possibile vendere a cifre irrisorie – cosa che invece avviene oramai da tempo – nei supermercati molti prodotti, soprattutto alimentari. Non siamo noi a dirlo. Ne hanno parlato di recente anche in un prestigioso talk show di prima serata sulla nostra emittente televisiva di stato: Rai 3 per non far nomi. Dunque, quanto costa vivere? Poco, tanto, a seconda? Sui prodotti alimentari così come su luce, acqua e gas sinceramente non siamo in grado di aiutarVi. Anche se una riflessione su come vengono, reclutati e poi pagati i braccianti agricoli forse andrebbe fatta. E magari ci è anche successo di averla proposta.
Sul 5G invece qualche pezza d’appoggio da estrarre dal nostro libro – di prossima pubblicazione – sul tema, ce l’abbiamo. Mettetevi comodi.

Un ultimo profilo emerso dalle audizioni, anche per le sue ricadute in termini di redditività per le compagnie di telecomunicazione,  è quello della limitata domanda da parte dell’utenza italiana di servizi di connessione fissa ultraveloce (meccanismo che potrebbe replicarsi con riferimento all’utilizzo dei servizi del 5G). Le ragioni sono in parte legate alla composizione sociale e demografica italiana (utenza anziana e meno interessata alle nuove possibilità tecnologiche) e in parte, come ricordato dall’AGCOM, dalla mancanza di contenuti idonei ad invogliare all’uso di tali nuove possibilità.

Da più parti è emersa l’esigenza di favorire, attraverso lo strumento dei voucher per i quali sono disponibili ingenti risorse (1,3 miliardi di euro), l’acquisto delle connessioni basate sulla nuova tecnologia

 

 

 

Che sia questo il motivo che autorizza le compagnie di telecomunicazione a darsi alla pazza gioia nei piani tariffari del 5G prossimo venturo? L’estratto che abbiamo quivi  riportato proviene da un documento governativo datato luglio 2020 e che trovate integrale, in un bel pdf, sul sito della Camera.

 

Si tratta delle conclusioni dei lavori della nona commissione permanente della Camera dei Deputati che si occupa di trasporti, poste e telecomunicazioni. In particolare su questo documento si dibatte il tema:  SULLE NUOVE TECNOLOGIE NELLE TELECOMUNICAZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G E ALLA GESTIONE DEI BIG DATA. In questo stesso documento si parla anche della riorganizzazione delle frequenze radio televisive in occasione del secondo “switch off” digitale o meglio del nuovo piano di  riassetto delle frequenze radio tv.  Nello stesso scritto si spiega anche come e quando avverrà questo ulteriore “upgrade” della televisione digitale e in che modo verrà accompagnato e facilitato dal Governo. In un modo diverso –  diremmo noi –  rispetto al 5G. Ma leggiamolo insieme:

 

 

“in seguito, alla destinazione della banda 700 mhz allo sviluppo delle connessioni telefoniche di quinta generazione. La nuova riorganizzazione delle bande di frequenza televisiva verrà attuata per aree geografiche assicurando un periodo transitorio dal 1 gennaio 2020 al 30 giugno 2022. Anche in considerazione del cambio tecnologico descritto, il passaggio alle nuove frequenze comporterà che gli attuali impianti di ricezione televisiva dovranno in larga parte essere adeguati con costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di apparecchiature di ricezione televisiva. A compensazione di tali costi è stato previsto uno stanziamento di 100 milioni di euro (aumentati di 51 milioni di euro dalla legge di bilancio per il 2019) “.

 

 

 

Come dicevano i latini: “verba volant – sed – scripta manent”.   E qui abbiamo due cifre davvero molto differenti,  per fortuna nostra, sono scritte nero su bianco in un documento ufficiale del Parlamento. Fonte certa, affidabile, e riproducibile. La prima somma stanziata da “Pantalone” serve per incentivare le famiglie al passaggio verso il 5G ed è pari ad 1 miliardo e 300 milioni di euro, detti anche mille e 300 milioni di euro, per capirsi meglio.  Il secondo contributo pubblico è  anch’esso diretto alle famiglie e serve, in questo caso,  ad agevolare il passaggio ad apparati digitali di ricezione televisiva di “seconda generazione”.  Una sorta di rottamazione di tv e decoder vecchi, non idonei alla ricezione di immagini in HD, sostanzialmente. Il contributo governativo in questo caso è  pari a 151 milioni di euro – poco più del 10%, forse l’11% dei fondi destinati al 5G. C’è davvero una grossa disparità e quello che è ancora più strano è che questa disparità a favore del 5G e a svantaggio della tv, deve buona parte della sua “ricchezza”,  proprio al rimaneggiamento e alla  vendita di parte delle frequenze televisive da parte dello Stato.  Tali  frequenze sono state tolte alle emittenti tv e rimesse in vendita presso le compagnie di telecomunicazioni per la realizzazione delle nuova rete telefonica di quinta generazione. Ma andiamo ancora una volta sul documento del Governo ed estraiamo il passaggio saliente in cui viene definita la questione delle frequenze e la loro relativa messa all’asta:

 

 

 

 

La legge di bilancio 2018 (legge 205 del 2017, commi 1026-1046) ha previsto un articolato programma di redistribuzione delle frequenze destinate alla trasmissione televisiva sulle due bande UHF (470-613 Mhz) e III VHF (banda 174-230 Mhz) e di attribuzione al 5G delle frequenze in banda 700 Mhz, che si concluderà con la liberazione della banda e la riassegnazione agli operatori di banda larga mobile solo il 1 luglio 2022. Oltre alla banda dei 700 Mhz (la banda di frequenza 694-790 Mhz), le bande di frequenza interessate dal 5G sono la banda 3,6-3,8 Ghz e quella 26,5-27,5 Ghz (la cui liberazione è già prevista dal 1 dicembre 2018). Dall’attribuzione di risorse frequenziali agli operatori per la realizzazione del 5G si prevedevano proventi in misura non inferiore a 2.500 milioni di euro (comma 1045).

 

A seguito della delibera 231/18/CONS il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato la procedura di gara per l’assegnazione delle frequenze radioelettriche da destinare a servizi di comunicazione elettronica in larga banda mobili terrestri bidirezionali nelle bande 694-790 Mhz, 3600-3800 Mhz, 26,5-27,5 Ghz. 

 

La gara per il 5G si è conclusa il 2 ottobre 2018. L’ammontare totale delle offerte per le bande messe a gara ha raggiunto i 6 mila 500 milioni di euro, con un forte aumento di introiti rispetto alla previsione della legge di bilancio 2018.

 

Entro il 1 dicembre 2018 era prevista la liberazione delle frequenze 3,6-3,8 Ghz e 26,5-27,5 Ghz che quindi sono in uso agli operatori di banda larga mobile,  mentre per le frequenze della banda 700 Mhz l’assegnazione è prevista con disponibilità a far data dal 1 luglio 2022. I diritti d’uso di tali frequenze, secondo la delibera 231/18/CONS, scadono tutti il 31 dicembre 2037.

 

 

 

Et voilà, direbbe il prestigiatore del caso, il gioco è fatto. Dunque le frequenze tv dei 700 Mhz vanno al 5G, e infatti, come abbiamo appena letto, saranno messe a disposizione degli operatori dei servizi di comunicazione a banda larga solo il 1 luglio del prossimo anno. Guarda caso proprio il giorno successivo  alla conclusione del cosiddetto periodo di transizione per la riorganizzazione delle nuove bande di frequenza radio televisiva: 1 gennaio 2020 – 30 giugno 2022. La gara per assegnare le frequenze di trasmissione per il 5G agli operatori delle TLC ha portato nelle casse dello Stato la non trascurabile cifretta di 6 mila 500 milioni di euro. Con tale esborso le aziende di telecomunicazione non si sono accaparrate l’uso sempiterno di tali frequenza ma solo un periodo di “diritto d’esercizio” di alcuni anni, fino alla fine del 2037. E poi chi vivrà vedrà. Strane cose succedono nel mondo delle telecomunicazioni, non trovate anche Voi? Ebbene in attesa di sapere tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere sul “protocollo di trasmissione dati di quinta generazione” nel nostro libro di prossima uscita, Vogliate gradire un breve estratto dal volume, in cui si spiega una delle caratteristiche più interessanti del 5G. Una di quelle peculiarità che, siamo convinti, potrebbe davvero “servire il bene comune”  se fosse usata per migliorare la qualità della nostra vita e non come speculazione dai soliti noti. Staremo a vedere, intanto grazie dell’attenzione e alla prossima.

 

 

La tecnologia FWA Fixed Wireless Access contando sugli spettri di frequenze tipici del 5G sarà in grado di portare la banda larga in aree finora non coperte. La tecnologia FWA garantisce una capacità confrontabile con quella delle reti su fibra

La FWA (Fixed Wireless Access) è la soluzione tecnologica che, nell’ambito del programma italiano dell’implementazione della BUL (Banda Ultralarga), permette di stabilire la connessione alla rete anche in zone dove è impossibile portare la fibra.

 

il servizio FWA viene realizzato attraverso un collegamento radio tra un apparecchio installato presso la sede del cliente e una BTS, a sua volta collegata in maniera diretta oppure attraverso ponti radio a una centrale allacciata alla rete in fibra ottica e connessa alla dorsale Internet

 

la tecnologia FWA mette gli operatori nelle condizioni di fornire banda ultra larga in aree suburbane e aree rurali, supportando applicazioni di tipo domestico e business dove la soluzione della fibra diventa proibitiva. Questa tecnologia può così portare nelle zone suburbane e nelle zone rurali la banda necessaria a supportare streaming ad alta definizione e accesso veloce alla rete Internet

 

Il FWA è un servizio che potrebbe rappresentare una opportunità non solo per gli MNO (Mobile Network Operators) aggiudicatari dello spettro, ma anche per nuovi fornitori o per i classici provider delle linee fisse. In particolare, proprio i nuovi fornitori o i vecchi operatori di rete fissa potrebbero fornire gli slice 5G, senza detenere fisicamente le bande o le infrastrutture. 

 

il 5G FWA può garantire un livello di servizio comparabile con quello della fibra ottica.

 

 

Lo sapete vero che oggi,  anno domini  2021,  ancora ci sono molte zone del BelPaese che non ricevono un buon segnale televisivo, neanche quello di “mamma” Rai.  La funzione pubblica dovrebbe dimostrarsi e realizzarsi in questo tipo di frangenti, a garanzia della qualità e della diffusione del servizio, non per assecondare le speculazioni di questo o quello. Soprattutto se si va in giro a sbandierare il dogma che la rete è un diritto di tutti.