A che punto è la notte

Chiediamo anticipatamente scusa agli autori e con fare modesto, sommesso e variamente prostrato prendiamo a prestito questo capolavoro di titolo estratto da un capolavoro di romanzo; un titolo che viene usato, come si vede nell’immagine a corredo del nostro pezzo anche dagli amici e colleghi di VareseNews per realizzare un incontro in cui si discuterà forse di precarietà oltrechè di modelli di business per l’editoria nel corso della prossima edizione di GlocalNews il festival sul giornalismo iperlocale organizzato da VareseNews a Varese e che inizierà il 16 novembre prossimo. Un titolo che ci serve  per fotografare, o almeno tentare di farlo, l’attimo – tutt’altro che fuggente – che vive la nostra professione, anzi meglio, che viviamo noi tutti che nella professione suddetta siamo invischiati a vario titolo e che dalla medesima vorremmo soprattutto trarre ed elargire benefici e non ci riferiamo soltanto alle questioni economiche.

 

 

Lo spunto per l’istantanea ce lo fornisce la cronaca, puntuale e con dovizia di particolari e notizie, quasi quotidianamente riportata sui social, della vicenda di un nostro collega licenziato – purtroppo mai assunto in realtà –  da un prestigioso quotidiano nazionale dopo oltre un ventennio, per l’esattezza 23 anni, di collaborazione. Il collega si chiama Guglielmo Olivero, il quotidiano è La Stampa, il periodo della contesa professionale  – anche detta collaborazione – va dal 1991 al 2014. Avevamo promesso a Olivero e a Voi tutti di tornare ad occuparci della vicenda nel momento in cui ci fossero stati sviluppi, ebbene qualche giorno fa sono arrivati gli sviluppi, sotto forma di sentenza del giudice del lavoro nella causa in oggetto, ma lasciamo che a raccontarci questi sviluppi sia direttamente il protagonista della vicenda in oggetto Guglielmo Olivero  (tutti gli estratti provengono dall’account facebook di Olivero o dai suoi post e dai commenti in calce ai suoi post sul gruppo facebook giornalisti italiani su facebook o dall’account di Alessandra Costante)  :

 

 

“Cari colleghi, come purtroppo temuto, vi devo comunicare che la Giudice del Lavoro di Savona, Alessandra Coccoli, ha respinto il ricorso per il mio reintegro a LaStampa dopo 25 anni di collaborazione respingendo anche un eventuale risarcimento. Purtroppo è andata come temevo. Ora valuterò se ricorrere in appello. Grazie a tutte e a tutti per aver seguito la mia vicenda” (Guglielmo Olivero)

 

 

In calce a questo post in particolare in mezzo ai vari commenti ci sono, a nostro avviso,  un paio di scambi (le conversazioni sono notizie, ricordate?) che meritano di essere riportati:

 

La motivazione è che secondo la Giudice del Lavoro non ci sono sufficienti elementi perchè io fossi in realtà qualcosa di più di un collaboratore…..” (Guglielmo Olivero)

Qui si c’è un’ampia ricognizione sulla subordinazione nel lavoro giornalistico, con particolare riguardo ai finti collaboratori esterni… ” (Gabriele Testi)

 

 

Rassegna sentenze Inpgi 

 

 

GLI INDICI RIVELATORI DELLA SUBORDINAZIONE NEL LAVORO GIORNALISTICOCorte d’Appello, Sezione Lavoro, 23/10/2017, n.4474
Relativamente alla posizione di un giornalista, la Corte d’Appello ha confermato la natura subordinata dell’attività lavorativa dallo stesso svolta, ritenendo rilevanti per tale apprezzamento la sistematica compilazione di articoli e servizi, la permanente disponibilità del giornalista a soddisfare le esigenze datoriali ed il suo stabile inserimento nell’organizzazione aziendale. Di contro, ha ritenuto ultroneo e del tutto in conferente, in ragione del contenuto intellettuale della prestazione lavorativa in causa, ogni richiamo sia all’assenza nella fattispecie concreta della soggezione personale del giornalista a stringenti direttive datoriali e sia all’ampio spazio di autonomia operativa goduta dal giornalista nello svolgimento della propria attività lavorativa”. (Gabriele Testi)

 

 

“Che elementi hai portato? Purtroppo è quello che fa la differenza, qui a Bologna una collaboratrice ha vinto reintegro e articolo 1 proprio perché era stata brava negli anni a conservare TUTTO dalle mail agli sms a tutti gli articoli compresi i trafiletti” (Valeria Tancredi)

 

 

Rispondo in sintesi a Gabriele e Valeria: le sentenze che mi hai inviato le avevo già visionate (purtroppo sono pure laureato in Giurisprudenza) e credimi ci sono tutti gli elementi per il reintegro… Quanto a Valeria tieni presenti una cosa: le email sono arrivate dopo il 2000, io ho iniziato nel 1991 e poi essendo in redazione non è che per parlare con il capo servizio inviavo email, avendolo nella porta accanto…….” (Guglielmo Olivero)

 

 

“Come vi avevo promesso dopo la sentenza del Tribunale di Savona, nella persona del giudice del Lavoro Alessandra Coccoli, che ha rifiutato il mio reintegro dopo una continua collaborazione con La Stampa dal 1991 ho deciso di ricorrere in appello e organizzare eventi che mettano a conoscenza anche i non addetti ai lavori su quanto di vergognoso è accaduto. Oggi la presidente dell’Associazione Ligure dei Giornalisti, Alessandra Costante,. (potete vedere il post su Ale Kostante) ha duramente criticato i colleghi che hanno testimoniato in maniera pilatesca prendendo in considerazione di prendere provvedimenti contro di loro. Vi aggiornerò continuamente, ricordando che la battaglia continuerà, in maniera sempre più forte, ovviamente nel massimo rispetto della deontologia professionale, semmai calpestata da alcuni miei colleghi”.(Guglielmo Olivero)

 

 

“Pacatamente, serenamente, tranquillamente: ma come riuscite a dormire dopo aver reso testimonianze così pilatesche nei confronti di un collega? Avete misurato le parole, siete stati attenti alle sfumature, avete usato quella prudenza tipica di chi è prono al potere. Bravi, si proprio bravi. Contenta la vostra coscienza. Quanto a me, ve lo dico chiaramente: non fatevi più vedere in Associazione Ligure dei Giornalisti. Se avete un problema, fatti vostri. Se dovete firmare una conciliazione, rivolgetevi altrove. Se avete una collaborazione state attenti a non mettere un piede oltre la riga. E avrete mie notizie perché la Carta di Firenze non è carta straccia e tra gli obblighi deontologici dei giornalisti c’è il rispetto e la tutela dei colleghi più deboli, dei cococo, di quelli che ci chiedono di raccontare la verità piena davanti ad un giudice, di andare alla sostanza delle cose e non di fermarsi al velo delle apparenze. Magari un periodo di sospensione dall’Ordine vi farà capire…
Ps. Nel frattempo ci vedremo davanti al collegio dei probi viri: il sindacato non ha bisogno della vostra quota di iscrizione”. (Alessandra Costante)

 

 

“Lunedi prossimo mi incontrerò con il responsabile di Villa Cambiaso, che ospita eventi e manifestazioni a Savona, per iniziare ad organizzare la serata dedicata al precariato partendo dalla sentenza che mi ha negato il reintegro. Sarà una serata che intendo allestire a metà gennaio e alla quale prenderanno parte, oltre diversi giornalisti, anche esponenti del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura che ho avuto modo di conoscere. Vi aggiornerò sulla serata anche perchè intendo che non sia la MIA, ma di TUTTI i precari, di tutti quelli che vivono una situazione di sofferenza e che ho intrenzione di dar loro la voce.
Intanto stavo rileggendo la deposizione, veramente vergognosa, che ha rilasciato il capo servizio della Redazione di Savona Paride P. che, interrogato sulla mia presenza, ha detto testualmente che “si, veniva ogni tanto, scriveva un pezzettino di sport e se ne andava. Parlavo poche volte con lui….”…Per non dirvi altro…Questi sono i colleghi. Buon sabato colleghi”. (Guglielmo Olivero)

 

 

“Volevo assentarmi fino a lunedì, ma è necessario qualche risposta ai gentili colleghi. Volevo soltanto precisare che, nei confronti di coloro che hanno testimoniato in maniera a dir poco ambigua (Stefano P. e Paride P) che nei loro confronti non provo rabbia, rancore, sentimento di rivalsa perchè sono sentimenti che non fanno parte del mio Dna, Provo soltanto una grande, grandissima delusione, perchè la paura, la pressione e forse anche la minaccia da parte dell’Azienda di dover rispondere a copione, ha avuto la meglio sul sentirsi liberi e soprattutto Uomini. Mi rivolgo in particolare a Stefano P. al quale, nel lontano 1996, sono stato vicino, sostituendolo nell’ufficio di corrispondenza ad Albenga, durante un suo dramma familiare. Credevo che, soltanto per un minimo di gratitudine, si rifiutasse, con evidente imbarazzo, di dover affermare certe cose (falsa testimonianza per la quale poi dovrà ovviamente rispondere, e non soltanto alla sua coscienza). Ma il coraggio, del quale Stefano P, non è mai stato un paladino, non l’ha avuto. Ed è questo che fa la differenza tra un Uomo Qualunque ed un Uomo. Buona domenica a tutti”. (Guglielmo Olivero)

 

 

 

Questa la cronaca degli ultimi sviluppi della vicenda umana e professionale di Guglielmo Olivero, una vicenda come tante nel mondo del lavoro, in particolare,  nel mondo del giornalismo. Una vicenda sulla quale però bisognerebbe riflettere, concediamoci  dieci secondi in più e pensiamo al tema dei diritti e dei doveri di noi tutti.  Un tema che sembra essere tramontato, dimenticato addirittura obsoleto. Dimentichiamo quali sono i nostri/loro diritti, dimentichiamo quali sono i nostri/loro doveri, e ci accapigliamo per questioni basse, vili, minime, consegnando pian piano la nostra intera vita, la responsabilità della nostra intera vita, nelle mani di sistemi più o meno occulti, meccanismi di calcolo, processi e formule che non tengono conto, non potrebbero ne potranno mai, del bene comune, del vero interesse dei singoli. Forse è il caso di tenere conto dell’inviluppo sociale e politico che stiamo vivendo noi tutti. Della confusione in cui è piombato lo stato sociale. Del caos  di inutili complicazioni in luogo di finte promesse di semplificazioni che sta vivendo la società tutta e ricominciare a partire proprio dalla politica, non quella dei partiti, ma quella delle persone che si incontrano e che discutono.  Per provare a  prendere visione e acquisire consapevolezza del proprio presente e per poter cominciare a tracciare un quadro più nitido, una strategia coerente  e cosciente del nostro futuro.

 

 

 

Il 22 novembre prossimo a Roma si parlerà di questo, anche:

 

 

“Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”: Fnsi e Ordine dei Giornalisti protestano in piazza Montecitorio

 

ps. se per caso passate da Varese per venire a GlocalNews citofonateci perchè ci siamo anche noi ;)))