‘’Lettori ed editori, basta suicidarsi per Amazon’’

AMAZON

Maria Cecilia Averame e Fabrizio Venerandi,  gli animatori di Quintadicopertina, la casa editrice genovese specializzata in editoria digitale, intervengono su Lsdi  con un appello a lettori ed editori europei a svegliarsi dalla passività e a muoversi contro le politiche  monopolistiche e colonialiste delle grandi aziende come Amazon e contro chi consente loro di praticarle, anche attraverso lo slalom fiscale nei paradisi fiscali. Anche in Europa.

 

Insomma sveglia, dicono i due editori genovesi: ‘’Amazon ha bisogno di noi. Facciamo rispettare ‘il primato della legalità’ ‘’

 

 

di Maria Cecilia Averame e Fabrizio Venerandi
(quintadicopertina)

 

Amazon ha bisogno di noi. Non è bastata l’ accusa di un gruppo di parlamentari inglesi dello scorso novembre nei confronti di Amazon, Google e Starbucks di dirottare verso paradisi fiscali milioni di tasse su profitti realizzati nel Regno Unito: adesso ci si mette anche l’ Unione Europea.

 

Joe Costello, ministro irlandese del Commercio e Presidente di turno, ha dichiarato a Marco Zatterin de La Stampa che vendere libri in un paese e versare le imposte in un altre nazioni, come Lussemburgo, Irlanda o altri paradisi fiscali, ‘è legale, ma non mi pare tanto etico‘.

 

L’ Unione Europea contrappone l’etico al legale? Considera oggi ‘un problema che va affrontato‘ il comportamento a dir poco sbarazzino di chi lecitamente utilizza leggi europee per trarre maggior profitto facendosi beffa di tasse, mercati e regolamentazioni locali?

 

Ma se i suoi servizi sono così comodi e le leggi rispettate, perché mai un problemuccio burocratico dovrebbe dar fastidio al felice kindle-user, ai suoi testi e ai servizi pensati appositamente per lui?

 

E allora, affermando il primato della legalità rispetto a quello dell’etica, lettori e editori italiani possono dare una mano ad Amazon contribuendo ad affossare il commercio e la circolazione territoriali – nel caso particolare nel mercato degli ebook – a beneficio della multinazionale americana.

 

Come? E’ semplice. Lettori: insistiamo con l’utilizzo dei dispositivi Amazon accettando la licenza d’ uso (preferibilmente senza nemmeno leggerla), diventando usufruttuari di un testo e non più proprietari. Permettiamogli di eliminare i nostri account e relativi acquisti legalmente comprati senza richiedere alcuna spiegazione. Soprassediamo sul fatto che pagheremo lo stesso prezzo per un ebook su cui un rivenditore italiano verserà il 21% di IVA mentre Amazon, in Lussemburgo, ne pagherà il 3%.

 

Ma chi può sul serio dare una grande mano ad Amazon sei tu, editore. Amazon ha bisogno dei tuoi testi, della tua accettazione convinta delle sue fumose clausole. Devi credere nei suoi tempi e nei suoi veti.

 

Contribuisci a diffondere il suo marchio, spingi i tuoi lettori verso i suoi servizi. Pubblica su tutti i social network classifiche e gratuatorie – screenshottando l’ attimo fuggente in cui il tuo testo è ‘fra i primi cento’ nella classifica Guide di revisione e aiuto allo studio oppure fra i dieci in graduatoria Self-Help – sottosezione Famiglia relazione e benessere (naturalmente fra i soli testi in lingua italiana).

 

Non perdere ogni occasione per linkare, dirottare, indicare e rilanciare il logo nero-arancio.

 

Consegna i tuoi più intimi metadata, aliena il tuo rapporto con il lettore, rinuncia alla fidelizzazione, alle newsletter targhettizzate, alla programmazione editoriale realizzata in base a riscontri. E non dimenticarti di spingere perché i tuoi (loro?) testi abbiano una recensione o un like in più sul sito Amazon: tutto fa traffico. In fondo sei un editore, non ti occupi di ecommerce e gestire uno store non è semplice. Cedi a Amazon le chiavi della tua attività ed eviterai di perder tempo nell’ organizzazione di un negozio proprietario (o ancor peggio, di gestire le vendite in collaborazione fra più editori).

 

Sosteniamo per l’ editoria digitale lo stesso paradigma grazie al quale Apple Store chiude i conti in attivo mentre il 60% di chi sviluppa per lui no. Guadagneremo il diritto di lamentarci del fatto che l’editoria digitale in Italia non rende, attribuendo al destino le cause del nostro fallimento.

 

La buona notizia è che il finale di questa storia non è ancora stato scritto. Badino gli stati europei alle loro casse e alla destinazione delle loro tasse, e approfittiamone per prenderci l’occasione di riflettere sull’impatto di Amazon nel mercato digitale nostrano; altrove accadono cose che permettono di pensare che non è necessario che finisca così.