Libertà di stampa, l’ ostinazione di Albert Camus

La libertà di stampa non è che uno dei volti della libertà tout court. Lo scriveva Albert Camus il 25 novembre del 1939, la Seconda guerra mondiale era scoppiata da due mesi. Il Manifesto della libertà di stampa è stato proposto domenica 6 maggio dall’inserto domenicale de La Repubblica dopo che il 18 marzo Le Monde aveva pubblicato l’articolo inedito ritrovato negli Archives nationales d’outre-mer di Aix En Provence, vicino a Marsiglia.

Più di un mese fa in Italia lo avevano già pubblicato il giornalista Paolo Brogi nel suo blog “Brog” (www.brogi.info, informazioni che faticano a trovare spazio), l’Agenzia Stampa Italia (www.agenziastampaitalia.it) e Gabriella Giudici, professoressa di Filosofia e Scienze umane al Liceo Statale di Scienze Umane “A. Pieralli” di Perugia che insegna ai suoi studenti anche attraverso il blog “∼ Gabriella Giudici” (http://scienzeumanegiudici.wordpress.com).

 

 

di Elisio Trevisan

 

 

Lo inseriamo anche nel nostro sito per conservarlo e perché questo articolo è moderno come lo sono le opere che non hanno tempo, ed è migliore e più efficace di mille lezioni sul buon giornalismo, con qualunque mezzo sia praticato. In fondo anche le scarpe di Kapuściński, da consumare percorrendo le strade del mondo per diventare buoni giornalisti, non sono che la metafora dell’”ostinazione” che il futuro filosofo e scrittore, Camus, nel 1939 fissa come uno dei quattro mezzi fondamentali “con cui, nel contesto della guerra e delle sue schiavitù, la libertà possa essere non soltanto preservata ma perfino manifestata”. La lucidità, l’opposizione e l’ironia sono gli altri tre mezzi, e leggetevi l’articolo per capire il perché.

 

 

Albert Camus, che nel 1939 aveva fondato un giornale in Algeria, “Le Soir republicain”, combattendo ogni giorno contro la censura francese che concedeva libertà di stampa in Francia ma la negava in Algeria, insegna ai giornalisti e ad ogni cittadino di questo mondo che “un giornale indipendente indica la fonte delle sue informazioni, aiuta il pubblico a vagliarle, ripudia il lavaggio del cervello, evita le invettive, sopperisce con dei commenti all’uniformazione delle informazioni e, in breve, serve la verità nell’umana misura delle sue forze”. Tutto ciò perché “non c’è coercizione al mondo che possa indurre una persona con un minimo di rettitudine ad accettare di essere disonesta… se non può dire tutto quello che pensa, gli è possibile non dire quello che non pensa o che crede falso”.

 

 

Verificare, dunque, ogni notizia prima di scriverla è una regola che va bene in guerra, in pace e in uno strano periodo come il nostro, in Italia, nel quale il giornalismo soccombe alle crisi economiche e alle censure di ogni tipo (degli editori che pagano articoli dei free lance poco più di un caffè al  bar e ora hanno a diposizione anche codici di disciplina che incidono sulle materie professionali, della pubblicità, dei direttori, della politica, della finanza, fino alle autocensure). Soccombe e allo stesso tempo rivive sotto nuove spoglie nel mondo della rete con esiti ancora tutti da sperimentare, verificare e scoprire. “La libertà di stampa non è che uno dei volti della libertà tout court”, e per difendere la libertà ognuno, individualmente e se riesce in gruppo, ha il dovere di testimoniare lavorando onestamente. “… Bisogna attenervisi anche senza vedere oltre – finisce Camus -. La storia potrà tener conto di questi sforzi oppure no ma saranno stati fatti”. Testimoniare per dire che comunque ne è valsa la pena.

 

 

E’ un testo che dovrebbe essere adottato da ogni scuola di giornalismo e portato come materia d’esame all’esame di Stato. Anche l’Ordine dovrebbe farlo suo, come aiuto e stimolo nella quotidiana battaglia per la difesa della professione e come caposaldo nella discussione per una eventuale riforma; lo stesso dovrebbe fare il Sindacato, nel suo impegno per la difesa dei diritti dei giornalisti e come punto di partenza di ogni confronto con le controparti, compresa quella per i rinnovi contrattuali; dovrebbe essere insegnato, infine, nelle scuole per formare dei cittadini più consapevoli e primi difensori della libera informazione perché, come scrive Camus, così si difende la libertà tout court.