La fortuna dell’ Huffington Post, la poderosa macchina che aggrega e ricicla contenuti altrui

’’Do what you do best and link to the rest. Giornali online innovativi, dall’ Huffington Post a il Post’’, una tesi di laurea in Comunicazione e pubblicità all’ Università di Trieste, analizza a fondo, fra l’ altro, il meccanismo che ha fatto la fortuna dell’ HuffPo – La vera forza trainante della testata si rivela, secondo la ricercatrice, “l’incessante lavoro quotidiano di commento e  recensione delle notizie della politica fatto dai blogger”

 

Tanto che i giornalisti fanno soprattutto lavoro di desk, portato all’estremo –  Il risultato finale è “una poderosa macchina che aggrega e ricicla centinaia di  storie  prese da altri media, su cui intervengono centinaia di blogger’’ – A questo imponente lavoro si è poi aggiunta ‘’di recente anche una produzione di contenuti originali e  un flusso potente e ben gestito di celebrity story, prodotte grazie ai contatti che la Huffington  ha ad Hollywood e negli ambienti politici della sinistra americana” – L’ HuffPo è divetato così una via di mezzo tra un sito di informazione e un blog, quello cioè che l’ autrice della tesi definisce un “blog aumentato”, e ha saputo cogliere al volo le possibilità offerte dai social network

 

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di Fabio Dalmasso

 

Dal 24 settembre è on-line l’edizione italiana dell’ Huffingtonpost.  Un sito di informazione noto in tutto il mondo che sbarca nel nostro paese cercando di inserirsi in quello spazio non ancora ben definito e in continua evoluzione che è il giornalismo su Internet. I primi commenti, scritti a caldo, non sono stati molto benevoli, soprattutto da parte di quelle testate che vedono nel nuovo sito un possibile concorrente. Tra le critiche, c’è chi denuncia l’arretratezza del progetto e lo giudica, sin dalle prime ore, «noioso, politically correct e scarsamente coinvolgente», mentre altri ne sottolineano la scarsa incisività addossando le colpe alla direttrice, Lucia Annunziata.

Su Lsdi si è poi aperto un dibattito sull’ aspetto più discusso e discutibile dell’Huffington Post, la teorizzazione del lavoro gratuito da parte dei collaboratori, a partire dall’ appello/provocazione di Carlo Gubitosa.

 

Do what you do best and link to the rest


Nonostante tutto, però, è innegabile che la creatura di Arianna Huffington abbia influenzato (nel

bene e nel male) il modo di fare giornalismo su Internet diventando in breve uno dei siti più visitati al mondo, con 4 milioni di visitatori attivi che, ogni giorno, commentano e interagiscono con la redazione.

 

 

Per cercare di capire meglio i motivi che hanno decretato un tale successo, una studentessa dell’ Università di Trieste, Claudia Bolboceanu*,  ha analizzato tutto il complesso meccanismo che sta dietro il sito in una tesi ‘’Do what you do best and link to the rest. Giornali online innovativi, dall’Huffington Post a il Post’’, con la quale si è laureata in Comunicazione e pubblicità.

 

 

Il progetto di Arianna Huffington – segnala la tesi – è chiaro sin dall’inizio, nel 2005, ed è lei stessa a dirlo affermando che “il blog è uno strumento utile, per «dare voce alle migliaia di persone che vorrebbero averne di più» e una spinta ulteriore perché il giornalismo torni al suo ruolo di cane da guardia, «dato che molti giornalisti sono diventati stenografi del potere», a fronte di una politica che «ha imparato da tempo a manipolare la stampa»”. Inizialmente i giornalisti assunti sono appena venti, ma questo non impedisce alla struttura di scalare le classifiche dei siti più visitati sfruttando al massimo i contenuti di quella che è definita la blogosfera, cioè i commenti e le osservazioni di decine, centinaia di blogger. Quella che diverrà la fonte di critiche maggiori è dunque, sin dalle prime battute, la vera forza trainante dell’Huffington Post, cioè, come scrive Bolboceanu, “l’incessante lavoro quotidiano di commento e  recensione delle notizie della politica fatto dai blogger”. Un successo che si concretizzerà nei 315 milioni di dollari con cui l’American On Line acquisterà il sito nel febbraio del 2011.

 

 

 

Struttura del sito

 

 

Analizzando il funzionamento dell’Huffington Post, un normale giornalista potrebbe storcere il naso sapendo che il lavoro di redazione consiste soprattutto nel “riconfezionare il lavoro di altri, pubblicando storie che hanno il solo scopo di generare commenti e post sui numerosi blog interni”. Un lavoro di desk, dunque, che in questo caso viene portato all’estremo: il “giornalista” dell’Huffington Post, di fatto, si limita ad aggregare notizie, commenti e recensioni. “La selezione, l’aggregazione e la riproposizione di contenuti altrui” sono le fasi che costituiscono il processo informativo e che garantiscono visibilità a migliaia di blogger-utenti, ma non solo: come scrive Bolboceanu, durante tutta la giornata, i redattori dell’Huffington Post ricevono una mole notevole di e-mail da parte di giornalisti, editori, pubblicisti e portavoce di varie organizzazioni e testate, come “The New York Times, The Washington Post, The Wall Street Journal, The Chicago Tribune, McClatchy Newspapers, the London Guardian, USA Today, CNN, MSNBC, ABC News, CBS News, C-SPAN, Time, Newsweek, Rolling Stone, The Atlantic e molti altri”. Il contenuto delle e-mail è lo stesso per tutte: “Potresti valutare se pubblicare questo contenuto su The Huffington Post?”.

 

 

A questo punto il redattore seleziona i contenuti più interessanti e li pubblica sul sito. Il risultato finale è “una poderosa macchina che aggrega e ricicla 3000 storie  prese da altri media; di recente anche una produzione di contenuti originali,  la base sulla quale i blogger dibattono, e  un flusso potente e ben gestito di celebrity story, prodotte grazie ai contati che la Huffington  ha ad Hollywood e negli ambienti di politica della sinistra americana”.

 

 

Una via di mezzo tra un sito di informazione e un blog, quello cioè che Bolboceanu definisce “blog aumentato”: “oltre ad offrire i contenuti tradizionali dei blog, vale a dire le opinioni, è in grado, grazie ad un nutrito staff editoriale, di garantire eccellenti 12 sezioni di, Politics, Business, Etertainment, Tech ,Media, Life&style, Culture, Comedy, Healthy Living, Women, Local e la voce More dove troviamo link a numerose sezioni dedicate a Black Voices, Weird News, World, Gay Voices. Tutte sezioni che, accompagnate dall’aggregazione di notizie provenienti, ad esempio, dalle agenzie di stampa, permettono di dare un valido contributo alla conversazione pubblica” e garantiscono ad Arianna Huffington la possibilità di competere con i principali giornali online.

 

 

 

Questo modus operandi è il punto di forza del sito ed è la caratteristica principale di questo “giornale ondine atipico” composto da due anime: “la prima è quella di una testata tradizionale che può contare su migliaia di collaboratori, l’altra è quella della tipica piattaforma dei blogger che dà spazio a tutti coloro che si vogliono iscrivere ed esprimersi, mantenendo però determinati standard di qualità”. Non è un caso che giornalisti e centinaia di blogger ogni giorno offrano gratuitamente il loro contributo, sgomitando sul sito per avere la possibilità di essere ascoltati.

 

 

 

Social network

 

 

Attento all’ evoluzione tecnologica e agli sviluppi del web, l’Huffington Post ha saputo cogliere al volo le possibilità offerte dai social network, sfruttando le caratteristiche principali di tali strumenti, cioè l’interazione e la possibilità di creare reti tematiche, delle vere e proprie microcomunità fluide e dinamiche nate attorno a un tema o a una notizia.

 

 

I lettori, in questo processo, sono non solo utenti passivi della notizia, ma assumono un ruolo diretto nel crearla prima, nel diffonderla e nel commentarla poi.

 

 

Questo ha portato alla nascita, nel 2009, di HuffPost Social News, basato su Facebook Connect: “dopo soli due mesi dal lancio della piattaforma, il traffico proveniente da Facebook verso HuffPo è cresciuto del 48 per cento e il volume di commenti è passato da 1.700.000 a 2.200.000; nel settembre 2009 i click provenienti da Facebook sono già il 500% in più rispetto a gennaio dello stesso anno”. Novantasette giornalisti a tempo pieno sono così in grado di sfruttare al meglio le potenzialità dei social network.

 

 

 

Conclusioni

 

 

Un successo, quello dell’Huffington Post, che, inevitabilmente, ha attirato molte critiche, soprattutto da parte di quel giornalismo legato a vecchi schemi che, forse, può sentirsi minacciato da un nuovo modo di fare informazione.

 

Alcuni, infatti, hanno accusato la creatura di Arianna Huffington di parassitismo, nei confronti degli altri giornali, e di sfruttamento, perché i contenuti non vengono retribuiti.

 

Quest’ultimo aspetto è probabilmente quello più delicato e controverso: la visibilità che un blogger acquisisce grazie all’Huffingotn Post è un premio molto ambito e non è strano che molti accettino di offrire i propri contenuti gratuitamente pur di vedere il proprio nome sul sito.

 

Una condizione, questa, che stressa tutto il mondo del giornalismo e che, secondo alcuni, potrebbe mettere a rischio il senso della professione giornalistica, oltre alla qualità stessa dell’ informazione.

 

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* Claudia Bolboceanu, 27 anni, nata in Romania, abita a Fontanafredda (Pordenone). Si è laureata presso l’Università degli Studi di Trieste in Comunicazione e pubblicità, curriculum giornalistico con il professor Sergio Maistrello, con la tesi ”Do what you do best and link to the rest. Giornali online innovativi, dall’Huffington Post a il Post”.

Collabora con il Centro culturale italo- rumeno di Milano e con giornali locali.