Il 2012 anno dell’ Open data?

Il 2012 sarà l’ anno dell’ Open Data anche in Italia? E il giornalismo entrerà finalmente nella partita? Il dato incoraggiante è che sempre più ruote si aggiungono all’ingranaggio della macchina dell’ Openness. La speranza è far salire a bordo e convergere quante più forze possibili tra società civile, categorie professionali e terzo settore.
E parlare ad una sola voce al decisore pubblico, perché liberi finalmente l’ Italia.

 

 

di Andrea Fama

 

Il 2011 si è chiuso lasciando presagire un 2012 promettente in materia di Open Data e Open Government. Un esempio su tutti è la Strategia per l’Open Data presentata a metà dicembre dalla Commissione europea, che individua nei dati aperti il nuovo oro dello sviluppo socio-economico e che intende facilitare l’individuazione ed il riutilizzo delle informazioni del settore pubblico da parte di cittadini e imprese.

 

Tali aspettative potrebbero auspicabilmente trovare conferma anche in Italia, dove le cose continuano a muoversi.

 

Dopo la nascita (silenziosa, forse troppo) di Dati.Gov.it, arriva anche Dati.Camera.it. Nel frattempo cresce anche il numero delle Amministrazioni regionali e locali che stanno aprendo i propri archivi – o che propongono di farlo, come in Basilicata, dove è stata presentata una proposta di legge che, sulla scia della stessa convenzione di Aarhus promossa da LSDI, intende liberare i dati regionali di natura ambientale.

 

L’openness è anche al centro dei piani di FORUM PA per il 2012, secondo cui “il modo più efficace per superare la fase estremamente critica che stiamo vivendo è quello di agire nella direzione di una forte discontinuità. Noi individuiamo nel paradigma dell’OPEN GOVERNMENT questa discontinuità e l’unica via per creare una PA aperta, in grado di dare gambe all’innovazione e speranza a cittadini e imprese. Sarà proprio questo modello a guidare la XXIII edizione di FORUM PA” (15-18 maggio 2012).

 

L’unica voce a non essersi ancora unita al coro è paradossalmente proprio quella del giornalismo, soprattutto nella sua accezione più strutturata e tradizionalmente autorevole.

 

Nonostante ciò, l’interesse intorno ai dati aperti sta crescendo e nuovi spazi di condivisione come il gruppo Data Journalism Italy si pongono come potenziali incubatrici di nuovi stimoli, idee e collaborazioni –  si segnala, ad esempio, il progetto “I(n)stat View” della Macchina del Fungo e lo spettacolo giornalistico-teatrale “Made in Italy (behind the scene)” di Isacco Chiaf, a riprova del grande potenziale trasformativo che si cela dietro a sinergie e iniziative piacevolmente ibride.

 

A breve dovrebbe anche partire il corso di alta formazione in Open Data Journalism, che formerà i giornalisti del futuro – in attesa che quelli del presente si accorgano di cosa sta succedendo.

 

Chissà se questi e altri laboratori riusciranno a produrre progetti in grado di competere per i Data Journalism Awards 2012 promossi da Global Editors Network e Google con l’obiettivo, tra gli altri, di contribuire a fissare gli standard qualitativi di questo emergente ed innovativo aspetto della professione, nonché di promuovere il DJ tra editori e media executive vari.

 

Dal canto suo, LSDI continua il suo impegno nella sensibilizzazione degli attori coinvolti in materia di Open Data e Data Journalism – guardando al tavolo operativo prospettato a ottobre 2011, e preparando ulteriori iniziative per la promozione della trasparenza e dell’accesso all’informazione, sia nel mondo politico che in quello giornalistico.