Giornalismo automatico, ognuno potrà avere un suo reporter embedded che gli ‘’narra’’ la vita

Nella corsa alla personalizzazione dell’ informazione diffusa online un altro passo è stato fatto da Narrative Science, l’ azienda Usa che produce sistemi per la generazione automatica di articoli dai dati, e che sta per lanciare servizi basati basati su session di World of Warcraft.

Lo annuncia Massimo Sandal su Daily.wired Italia, in un articolo (‘Un algoritmo può scrivere meglio di un giornalista?’’)  che fa il punto sulle novità del giornalismo automatico e sui grossi problemi che il suo sviluppo impetuoso pone.

 

 

In pratica, spiega Wired,  ‘’immaginate di partecipare a un’epica battaglia su WoW e di poter leggere (e condividere con gli amici) un bell’ articolo che racconta la vostra avventura, come se aveste avuto un giornalista di guerra embedded tra le vostre file’’.

 

Ora, racconta Sandal,

 

l’ obiettivo a breve termine del giornalismo automatico è infatti un mondo in cui ognuno di noi è accompagnato da un reporter invisibile, che ci aiuti a dare senso ai dati a cui veniamo incontro. Ricevere un’analisi del sangue che, invece di essere un’oscura serie di numeri interpretabile solo da uno specialista, sia un rapporto leggibile e chiaro sulla vostra salute, completo di indicazioni su cosa fare per migliorare. O un articolo sull’andamento del vostro conto in banca, limpido e ricco di consigli.

 

 

Ma a questo punto, continua Daily Wired, si pone  paradossalmente per i lettori il rischio che il giornalismo automatico  segua i loro gusti fin troppo bene.

 

Immaginate di avere news personalizzate a seconda delle vostre opinioni politiche, o dei vostri gusti estetici: un quotidiano che adatta la scrittura dei suoi articoli a ciascun lettore, sfruttando i dati che disseminate su motori di ricerca e social network. Questo ovviamente cullerebbe il nostro cervello, dandoci in pasto cose sicuramente gradevoli, ma lasciandoci in una bolla ovattata dove non riceveremmo mai opinioni e giudizi discordi da quelli che ci aspettiamo già. Alla fine potremmo ridurci a leggere uno specchio automatico di noi stessi, incapace di espandere davvero la nostra mente. Questo, forse, è un motivo per continuare a tenere le nostre dita umane sulla tastiera. Quelle di ciascun cittadino.