Foia, il testo della legge britannica

 

Nonostante i giudizi negativi di Tony Blair, che pure lo aveva introdotto nel 2000, è uno strumento che gli inglese sembrano gradire sempre di più: 47.141 richieste di accesso nel 2011, + 7% rispetto all’anno precedente, secondo i dati resi noti dal Ministero della Giustizia inglese – Pubblichiamo la traduzione in italiano della legge, come ulteriore elemento di documentazione nella campagna appena avviata

 

 

 

 

a cura di Andrea Fama

 

Il Freedom of Information Act of 2000 è il Foia britannico introdotto dall’ex premier laburista Tony Blair. Introdotto a malincuore, a giudicare dalle parole con cui lo stesso Blair descrive la legge nella sua autobiografia:

 

“La verità è che il FOIA, in larga misura, non è usato dalle ‘persone’. È usato dai giornalisti … Ma la ragione più importante che rende il FOIA pericoloso è che i governi, come ogni altra organizzazione, hanno bisogno di dibattere, confrontarsi e prendere decisioni mantenendo un livello ragionevole di riservatezza … Senza riservatezza le persone si inibiscono e le opzioni prese in considerazione vengono limitate senza che questo porti ad un buon processo decisionale”.

 

Tuttavia, checché ne pensi l’ex inquilino di Downing Street, oggi è sempre più difficile allontanare la società civile dal concetto di un’amministrazione trasparente e di un’informazione accessibile. E il processo partecipativo che ciò comporta, sebbene visto da alcuni (es. Tony Blair) come un pericolo da scongiurare, per altri si tratta di una grande opportunità (es. Hillary Clinton e il primo Ministro georgiano[1]).

 

Il Foia è, infatti, un efficace strumento di buon governo che le Istituzioni condividono con i propri cittadini. Uno strumento che gli inglesi (e non solo i giornalisti, anzi) sembrano gradire sempre di più: 47.141 richieste di accesso nel 2011, + 7% rispetto all’anno precedente, secondo i dati resi noti dal Ministero della Giustizia inglese.

 

Ma come funziona il modello britannico?

 

Per consentire un’analisi agevolata, per mutuare principi e prassi, per raffrontare sistemi di governo della cosa pubblica agli antipodi in quanto al rapporto tra cittadino e istituzioni, l’ “Iniziativa per l’adozione di un Freedom of Information Act  in Italia” pubblica la traduzione integrale della breve Guida al FOIA britannico, realizzata dalla Freedom of Information Campaign con la collaborazione della Nuffield Foundation.

 

Di seguito riportiamo uno dei passaggi più significativi del documento.

 

“La legge sulla libertà d’informazione (FOIA) assicura un’ampia libertà per poter visionare tutti i tipi d’informazione e i dati in possesso del governo e degli enti pubblici.

 

La legge consente di esaminare documenti per risolvere problemi, verificare l’operato di un ente in merito a singoli problemi, verificare quanto sia effettivamente efficace un’amministrazione, visionare la spesa di un ente pubblico, controllare che l’operato di un’amministrazione sia conforme a quanto affermato, e poter indagare sulle reali motivazioni di determinate decisioni.

 

Le autorità possono non divulgare le informazioni, soltanto nel caso in cui una legge lo permetta. Ma, sempre nell’interesse pubblico, anche le informazioni riservate possono essere divulgate: se si ha il sospetto che delle informazioni siano state indebitamente celate, è possibile presentare denuncia al Commissario per l’Informazione Indipendente, che ne può ordinare la divulgazione”.

 

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