Editoria: dal nuovo Internet qualche speranza per il futuro

L’ uso di smartphone, tablet e applicazioni mobili cresce, mentre è in calo quello dei media tradizionali. Lo rileva una ricerca presentata dall’ Osservatorio New Media & New Internet della School of Management del Politecnico di Milano.

 

‘’Se – osserva News.pmiservizi.it – i media tradizionali sembrano ormai in caduta libera, rassicurazioni arrivano dal nuovo Internet, come viene definito nello studio, che dà speranza anche a chi opera in un settore, come quello dell’editoria, che sta vivendo ormai da tempo non più solo un momento nero’’.

 

Secondo lo studio (che è a pagamento, 210 euro più iva), il 2011 ha registrato un calo in termini di pubblicità e di altri ricavi derivanti dai media, a causa del crollo di quelli tradizionali (-5%). Un crollo talmente forte da non riuscire ad essere compensato dall’altrettanto forte crescita dei nuovi media digitali, che solo nel 2011 hanno fatto registrare un +7% (da 5 miliardi di euro a 5,3 miliardi). Per quanto riguarda i ricavi derivati esclusivamente dalla pubblicità, salgono le nuove tv, ossia quelle raggiunte attraverso applicazioni per smartphone e tablet (con un +23%), mentre cala la raccolta pubblicitaria proveniente dalla tv tradizionale (-8%).

 

In poco tempo – si legge nella ricerca – le offerte di contenuti a pagamento su smartphone e tablet hanno raggiunto valori comparabili e sono destinate quindi al sorpasso“.

 

Sempre in termini di guadagni derivati dalla pubblicità – ricostruisce News.pmiservizi.it – , il web è il motore che traina il mercato. Solo sui social network la pubblicità è raddoppiata e, ancora, crescono del 130% i ricavi provenienti dalle applicazioni e dell’80% quelli che derivano dai video online. Si tratta di dati che sono una diretta conseguenza del numero di utenti che si trovano costantemente sui social network (24 milioni) e sulle piattaforme per la condivisione di video online (20 milioni).

 

La sfida che le media company si trovano di fronte è complessa e sono molteplici i cambiamenti organizzativi e culturali che gli editori devono affrontare“, ha aggiunto Giovanni Toletti, responsabile dello studio.