Anche Agcom nel fronte per la liberazione dei Dati


In una segnalazione al governo l’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, forse la prima struttura di carattere istituzionale, chiede ufficialmente l’ introduzione effettiva del principio dei dati aperti anche in Italia


“In relazione all’imminente proposta  governativa di misure pro-liberalizzazione  e pro-crescita, l’Autorità  per le garanzie  nelle comunicazioni,  nell’esercizio  della funzione di segnalazione  in merito all’opportunità  di interventi legislativi  correlati all’evoluzione  del settore  delle comunicazioni,  nonché  in coerenza con quanto disposto dall’art. 47 della legge n.99/20092,  ritiene opportuno  proporre l’adozione di un’agenda digitale per l’Italia che sappia  governare  la modernizzazione  del Paese instradandola  sulle reti e i servizi  di nuova generazione”.
È quanto si legge nell’incipit della “Segnalazione al Governo in tema di liberalizzazioni e crescita”  con cui l’AGCOM evidenzia l’opportunità dell’adozione di un’ agenda digitale per l’ Italia.
Il documento redatto dall’Autorità si articola nei seguenti punti:

a)    Migliorare l’alfabetizzazione digitale:
b)    Promuovere  le transazioni on-line
c)    Promuovere la moneta elettronica e l’e-commerce
d)    Promuovere  la realizzazione delle reti di nuova generazione
e)    Promuovere una politica dello spettro radio
f)    Favorire la circolazione dei contenuti digitali e un ambiente più concorrenziale nell’accesso  alle risorse per i media
g)    Sostenere un uso sociale dello tecnologia.
In particolare, al punto b) si legge un passaggio piuttosto rilevante per i sostenitori del dato libero: “Rendere vincolante per le Amministrazioni pubbliche la partecipazione ai processi di Open Data per favorire il riutilizzo dei dati pubblici”.
Si tratta di una voce importante che si unisce al coro dell’Open Data, forse la prima di carattere istituzionale a richiedere ufficialmente l’introduzione fattiva del principio dei dati aperti anche in Italia.
Un altro punto fondamentale per chi opera nel settore dei media digitali è il punto f), in cui l’AGCOM riconosce la centralità del traffico generato dalle applicazioni video  per lo sviluppo della Rete e della domanda di banda larga; individua nei social media  social media un ambiente integrato fra user generated  content e contenuti  tradizionali; e riconosce la necessità di attenuare le limitazioni dovute al sistema dei diritti e delle esclusive (N.d.R., ma siamo sicuri che sia veramente l’AGCOM della controversa delibera sul copyright   a parlare?).
E come se non bastasse, nella nota stampa   che accompagna la Segnalazione si legge in modo perentorio e inequivocabile: “La realizzazione dell’agenda digitale per l’Italia rappresenta una priorità per accelerare la crescita e lo sviluppo del Paese in un momento in cui se ne avverte così fortemente la necessità per sbloccare l’attuale stagnazione dell’economia e per creare un ambiente in cui possano proiettarsi le nuove generazioni. Il passaggio ad un’economia digitale di sistema diventa uno snodo cruciale per transitare da un modello di economia di redistribuzione ad uno di crescita. E’ tempo di agire. La scarsità di risorse non può costituire un alibi all’ inazione sia perché molte riforme sono a costo zero sia perché bisogna guardare al rapporto costi-benefici: non basta ridurre il debito pubblico, quello che più conta è il rapporto tra deficit e Pil”.
Che altro aggiungere? Speriamo che almeno l’ intervento dell’ AGCOM, che si somma a molti altri, non ultimi quelli di LSDI, sia tempestivamente raccolto dal decisore pubblico, al fine di concretizzare quel “cambiamento culturale”  auspicato anche dalla Commissione europea, senza il quale l’ Italia resta strutturalmente incapace di guardare alle nuove tecnologie e alla Rete come ad una risorsa per lo sviluppo del Paese.