Aiuti pubblici alla stampa. Anche in Francia è polemica: bloccano l’ innovazione?

Anche la Francia è alle prese con il problema delle sovvenzioni pubbliche all’ editoria, che ciclicamente torna d’ attualità in Italia. Con la differenza che, mentre da noi il governo Monti prospetta un forte taglio dei fondi diretti, mettendo a rischio (come denuncia la Fnsi) decine di testate e migliaia di posti di lavoro,  Oltralpe – dove gli aiuti ammontano a 1,2 miliardi di euro – viene fortemente criticato il sistema di assegnazione dei contributi. Che, dice un recentissimo Rapporto di un parlamentare,  impedisce una mutazione sana ed efficace verso il digitale

 

 

Qualche giorno fa abbiamo dato notizia del Manifesto per un nuovo ecosistema del giornalismo digitale lanciato nei giorni scorsi dalle aziende editoriali online associate al Syndicat de la presse indépendante d’information en ligne (SPIIL).  Nel frattempo è stato messo a punto un Rapporto parlamentare sul quadro economico della stampa francese, nella cornice del dibattito sulla legge finanziaria 2013, che – spiega Owni.fr –  è assolutamente sconfortante per la stampa scritta, considerata incapace di adattarsi allo sviluppo del digitale.

 

Il Rapporto è interessante anche perché rivela l’ esatto ammontare degli aiuti ricevuti dalle grandi testate nel 2011 e la loro utilizzazione.

 

Il Rapporto è stato realizzato dal deputato Michel Françaix, che ne ha presentato le conclusioni mercoledì mattina al Parlamento, ed è pubblicato integralmente da Owni.fr.

 

Sul destino della stampa Michel Françaix ‘’è categorico’’, osserva Claire Berthelemy : la mutazione verso il digitale è irreversibile e nel contesto di questa rivoluzione industriale il ruolo dei poteri pubblici non deve essere quello di impedire ma quello di accompagnare questa mutazione.

 

Intanto la Francia è uno dei paesi in cui la stampa è fortemente sostenuta.

 

Soltanto che il meccanismo non permette l’ emersione di un nuovo modello sostenibile, e sui 10 miliardi di euro di giro d’ affari complessivo dell’ editoria giornalistica, l’ 11% proviene delle sovvenzioni pubbliche.

 

E la massima parte di questo miliardo di euro – cioè destinato al vecchio modello, ‘’indipendentemente da ogni riflessione sulla loro finalità, sulla loro pertinenza e la loro utilità’’. In questo quadro l’ utilizzazione dei soldi dei contribuenti lascia stupiti. Il deputato cita come esempio il versamento di 50 centesimi a copia per ‘’ritardare la morte di France Soir” e I migliaia di euro dispensati al gruppo Hersant per restare in qualche modo a galla.

 

E quindi i contribuenti, attraverso il meccanismo degli aiuti diretti versati alla stampa (escludendo l’ Iva al 2,10% per la carta, considerato come un aiuto indiretto), non sono riusciti a salvare France Soir e hanno speso delle somme considerevoli per… niente.

 

Insomma, secondo il parlamentare vanno rimessi sul piatto e ridistribuiti.

 

Qui sotto la distribuzione dei fondi: basti dire che ai Fonds stratégique de modernisation de la presse (FSMD) nel 2013 andranno solo 33,5 milioni di euro (il 6,5%).

Si viene a sapere anche che alcune testate beneficiano degli aiuti per la ‘’conservazione del pluralismo’’: fra di essi  L’humanité (3,08 milioni di euro nel 2012), La Croix (2,94 milioni) e Libération (2,87 milioni); un pluralismo che nel 2012 – osserva Owni.fr – si limiteresse ancora solo all’ informazione su carta. Ma fra gli aiuti – aggiunge – ce n’ è uno ancora più assurdo: il contributo per il trasporto postale della stampa scritta. Il deputato precisa che il costo di questa misura rappresenta per quattro testate di informazione televisiva1 ‘’il doppio rispetto alla totalità dei contributi ai quotidiani nazionali”.

 

La Direzione generale dei Media e dell’ industria cultural (DGMIC) ha elencato in una tabella (pagg. 28 e 29 del Rapporto) le somme destinate a ciascuno:

 

 

Quanto all’ informazione online, il settore, ‘’troppo occupato a tentare di preservare l’ esistente, dimentica di innovare e di consentire i necessari investimenti per il futuro’’. Venti milioni di euro su quasi 1,2 miliardi di euro per l’ aiuto allo sviluppo della stampa online sono soltanto ‘’un piccolissimo niente’’.

Tra gli altri ostacoli, l’ Iva al 19,6% per il digitale è uno dei punti che manda in bestia l’ autore del Rapporto. Lo stesso contenuto su un supporto diverso dovrebbe essere tassato alla stessa maniera, anche per rispetto della ‘’neutralità tecnologica’’, spiega il parlamentare.

 

Infine il Fondo strategico.

 

Considerato l’ elemento chiave della riforma degli aiuti alla stampa, il Fondo strategico in realtà, secondo l’ autore del Rapporto, manca di vigore. In più si segnalano criteri di assegnazione poco chiari. Il risultato sarebbe alla fine un’ altra spruzzatina di aiuti a pioggia. Tra l’ altro fra le spese ammissibili nel campo del digitale anche i costi di funzionamento e persino i salari lordi dei giornalisti assegnati all’ online, con un ulteriore effetto manna e spreco di danaro pubblico.