Wikileaks e il nuovo giornalismo politico

Britain WikiLeaks Assange

In un saggio di prossima pubblicazione Charlie Beckett, giornalista del Guardian e professore alla London School of Economics, analizza le questioni sollevate dal lavoro di Assange osservando come Invece di chiederci se WikiLeaks sia giornalismo o meno, la domanda chiave dovrebbe invece essere: che tipo di giornalismo sta creando?

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Invece di chiederci se WikiLeaks sia giornalismo o meno, la domanda chiave dovrebbe invece essere: che tipo di giornalismo sta creando?  E’ il tema di un libro sul significato del fenomeno WikiLeaks che Charlie Beckett, giornalista del Guardian e professore alla London School of Economics, pubblicherà in autunno per i tipi di Polity, un’importante casa editrice internazionale.

Beckett – secondo le anticipazioni di Dazebaonews.it – spiega infatti che Internet e le news in rete stanno cambiando il concetto di notizia in sé e questo processo potrebbe determinare un cambiamento più molto profondo di un semplice riadattamento della struttura dell’ industria dei media.

Le news intese come cronaca dei fatti non sono più controllate dal giornalismo: capita sempre di più, in realtà, che vengano prodotte da cittadini connessi e che i giornalisti invece agiscano come semplici curatori e facilitatori piuttosto che come reporter, analisti o investigatori come è stato finora.

La ragione – commenta Dazebao – è copernicana: potenzialmente, un evento può essere istantaneamente reso visibile e trasmesso da qualcuno in qualsiasi posto si trovi. E proprio questa perdita di controllo sul flusso delle notizie ha messo in discussione il tradizionale discorso giornalistico.

Wikileaks – osserva l’ autore in un’ anticipazione del libro – è un esempio di questa nuova forma di giornalismo che sta emergendo e rimodulando l’ ecologia dell’ informazione e la natura della notizia in sé. Per esempio, la classica idea di obiettività o imparzialità costruita negli anni dei mezzi di comunicazione di massa nel 19simo e 20simo secolo sta cominciando a essere sostituita con la nozione di responsabilità e interattività”.

Beckett segnala l’ emersione di un nuovo modello, quello del “networked data journalism”: indipendente, no profit, basato sui contenuti user generated, ideologico, che lavora con i media mainstream, che condivide materiale in rete e che è supportato dal pubblico. Ma fino a quando durerà, si chiede? Resterà indipendente?

In un recente studio dell’Unesco infatti – precisa Dazdebao – l’ uso di internet come la maggiore fonte di informazione solleva importanti quesiti sul futuro dei media, sui modelli di business sostenibili ma più in generale sui modi più opportuni per difendere la libertà di stampa: il giornalismo è un bene pubblico e se è vero che Wikileaks ha squarciato un velo si solleva comunque un problema di indipendenza editoriale che non può essere sottovalutato.