Fotogiornalismo: la multimedialità è una grande frontiera, ma per ora è ancora la foto che scandisce la Storia

(foto di Mustafa Najafizada/Ap; da http://lens.blogs.nytimes.com)
(foto di Mustafa Najafizada/Ap; da http://lens.blogs.nytimes.com)

‘’La multimedialità è ricca di sviluppi e potenzialità, se accortamente usata e finanziata, ma non bisogna confondere la tv con il web: quello che con la prima funziona non è detto che sia immediatamente applicabile a questo. Basti pensare alla soglia di attenzione:  un documentario di mezz’ora va bene su un canale tv, di certo non si può pensare allo stesso prodotto sul web dove, dopo i tre/quattro minuti già ci si stanca e si perde la concentrazione. Ergo, quel che va sul web va prodotto per il web (o quantomeno fortemente editato per esso)’’.

Marco Vacca, vicepresidente dell’ Associazione italiana giornalisti dell’ immagine, ha affidato a Fotografia&informazione una interessante riflessione sul peso e lo ‘’spessore’’ delle immagini, attraverso un confronto fra video e fotografie. Ne riprendiamo qui alcuni passaggi chiave.

‘’ L’ eterno background di Piazza Tahrir inquadrato da Al Jazeera quando in piazza la situazione si è fatta incandescente – osserva Vacca – non aggiungeva niente all’informazione visiva, era soltanto un telone dietro le notizie spesso anche reiterate dello speaker. Il background diceva il dove e il quando, non certo il come il cosa ed il perché.

Le tv in questo ambito hanno una grande importanza, come è sempre stato. Non vedo però ridondanze tra questi ultimi eventi e il conflitto in Kosovo o la l’ invasione in Iraq. Le piattaforme si sono espanse, fuori di dubbio, io stesso ho seguito le notizie dell’ Egitto guardando Al Jazeera e la BBC in diretta sull’ Iphone, ma da questo a dire che tutto lo spazio è stato occupato dalla multimedialità e che quello dedicato alla fotografia si è ristretto ad un angolo del ring mi pare esagerato.

In genere guardando i siti on line della stampa anglosassone troviamo molti contributi audio e video ma nella sostanza niente ha sostituito l’importanza della fotografia’’.

In qualche modo – prosegue Vacca -,  quel fantastico laboratorio che é Mediastorm ci conferma la peculiarità dell’ apparato multimediale, che può essere bello, interessante ed innovativo nell’informazione, ma deve un po’ avere le caratteristiche di un film, e come questo deve essere pensato e finanziato opportunamente. Non è la sommatoria di fotografia più testi o più colonna sonora.Altrimenti diventa soltanto un giochino per aumentare il traffico. Nulla più.

Ho la netta sensazione che i nuovi supporti attraverso i quali passa l’informazione abbiano fatto altro che aumentare la necessità di fotografia, per il semplice motivo che il web di certo si legge ma sopratutto si guarda. Il minimo che si possa dire é che Il mondo serio dell’informazione ha un atteggiamento discreto rispetto ai video ed alla multimedialità in generale per il semplice fatto che quella fatta bene costa e necessita di risorse che spesso non si hanno: mi pare che il giornalismo serio, al contrario dei nostri giornali, sulla qualità non faccia sconti: Con la fotografia invece si va sul sicuro. Una galleria fotografica contiene ancora tutta la sua immediatezza e velocità di comunicazione; in più, se prima difficilmente si potevano pubblicare 15 immagini su un quotidiano, adesso invece diciamo che si può “approfondire”. E poi mi sembra venga presa come una vecchia compagna di strada affidabile e non estranea al giornalismo scritto’’.

Conclude Vacca:

Per quel che può valere, continuo a ritenere l’immagine fissa superiore a qualsiasi altro tipo di supporto narrativo. In termini di riflessione, in termini di tempo e nei confronti della storia.

Continuo a ritenere che sarà una foto a rammentarci i fatti salienti dell’umanità attraverso cui siamo passati.

L’immagine in movimento è come se invecchiasse precocemente e avesse insita nel suo scorrere la difficoltà ad instillare riflessione, a sommarizzare tutto quello che invece un fermo immagine può raccogliere. Come se pagasse la mancanza di autorevolezza della carta, attraverso la quale  in fin dei conti è passato  il progresso dell’essere umano. Questo almeno fin quando non saranno sostituiti i libri di storia con l’ipad .