Google+, come i giornalisti hanno cominciato ad usarlo

Google+1 Thenextweb.com racconta come alcuni redattori di testate Usa abbiano già cominciato a utilizzare l’ ultima piattaforma di social networking per il loro lavoro – Pareri molto positivi sulle sue potenzialità,anche rispetto a Facebook e Twitter, ma pure qualche perplessità, soprattutto perché Google+, almeno finora, sarebbe abitato quasi esclusivamente da gente dei media e delle tecnologie, offrendo così pochi spunti per l’ attività giornalistica

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Google+ –  il nuovo social network lanciato da Google– è appena uscito (in meno di un mese, nonostante sia ancora in fase sperimentale,  ha già raggiunto i 20 milioni di iscritti)  e già qualche giornalista ha cominciato a utilizzarlo come strumento di lavoro, come già si sta ampiamente facendo con Facebook e Twitter.

Lo racconta su  Thenextweb.com Martin Bryant, riportando alcuni casi di giornalisti che lo usano per condividere, discutere   o scoprire notizie.

  • Per esempio, Alexis Madrigal, un giornalista di The Atlantic, sta conducendo un esperimento di ‘’notizie in tempo reale’’ che ha chiamato The Atlantic PLUS, una ‘’pagina’’ sul suo account di Google+ che comprende articoli pubblicati dal giornale, particolari su quello che lui e i suoi colleghi stanno seguen do giorno per giorno e link agli articoli e fotografie di altri siti.
  • O Sarah Hill, una giornalista di una tv Americana di  KOMU in Missouri, ha per esempio usato in questi giorni un video ritrovo di Google+ con alcuni norvegesi che da varie zone del paese commentavano la tragedia appena avvenuta a Oslo. Il materiale è stato registrato e trasmesso in Tv.
  • O, ancora, Benjamin Cohen, corrispondente dall’ UK per le questioni tecnologiche, che ha usato Google+ come una sorta di estensione multimediale per I suoi tweet,  pubblicando le ultime notizie sullo scandalo del News of the World.

Cosa rende Google+ uno strumento giornalistico interessante? Secondo Cohen soprattutto la combinazione di velocità, facilità di uso e stimolo alla conversazione lo renderebbero ‘’potenzialmente molto efficace’’.

“La resa con gli interlocutori è anche migliore che su Twitter – continua -. Mentre io posso vedere tutte le repliche a un mio tweet, è difficile per gli altri vedere l’ intera estensione della conversazione, perché non necessariamente possono guardare quello che dicono gli altri. Google+ forse manca di brevità, ma va molto meglio per la discussione’’.

Tra l’ altro, secondo Cohen, Google+ sarebbe molto utile anche per scoprire eventuali errori che possono essere fatti. Essendo gli utenti abituati a commentare con un ‘+1’, è più facile vedere se qualcuno di loro ha delle cose importanti da ribattere. E questo facilita anche trovare altri spunti fra i commenti – che invece su Twitter sono più difficile da individuare visto che i retweet facilmente si perdono al di fuori del flusso delle citazioni’’.

Rispetto a Facebook poi, dove non è possibile modificare successivamente quello che si è pubblicato  e quindi o si lascia come sta o si cancella tutto – prosegue Thenextweb.com -, Google+ offre invece la facoltà di rieditare i propri post quando uno vuole. Quando uno scrive una inesattezza su Twitter o su Facebook è difficile rimediare, ma un post su Google+ può essere rivisto e corretto in qualsiasi momento’’.

Non tutti però vedono Google+ come il futuro.

Anthony DeRosa, redattore del settore Social Media all’ agenzia Reuters, ha spiegato a Thenextweb.com di ritenere che attualmente Google+ abbia un pubblico troppo piccolo e specializzato per poter essere uno strumento giornalistico importante.

‘’Va bene per le discussioni, una sorta del BBS (Bulletin Board System) di una volta, ma adattato con la bacheca stile Facebook” dice DeRosa. “E’ pieno soprattutto di gente dei media e delle tecnologie e quindi è un po’ troppo autoreferenziale per fare emergere degli spunti veramente interessanti. Tende ad essere un po’ da geek e non abbastanza articolato per poter interessare I nostri lettori, che chiedono soprattutto un’ ampia varietà di temi’’.