Siti online dei magazine Usa: velocità contro qualità. Ancora un “baratro” fra giornalisti della carta e del web

CJR

I magazine americani stanno permettendo ai loro siti web di erodere gli standard storici del giornalismo tradizionale. In estrema sintesi è questo il risultato di fondo di una Ricerca sui rapporti fra le riviste Usa e i loro siti web condotta dalla Columbia Journalism Review, attraverso interviste a 665 giornalisti responsabili di varie testate non quotidiane, e pubblicata nel marzo scorso.

Secondo Media Trend, che ha presentato in questi giorni un’ ampia analisi dello studio della CJR (di cui pubblichiamo qui sotto la traduzione), “uno dei principali risultati” dell’ inchiesta “è la profondità del ‘baratro’ – come lo definisce uno degli intervistati – che esiste ancora fra i giornalisti della carta stampata e quelli del web.

Il testo completo della Ricerca della CJR è qui.

———-
SITES DE PRESSE MAGAZINE: LA VITESSE CONTRE LA QUALITE’

“Ogni giorno ai redattori viene ripetuto fino alla nausea ‘siate al servizio dei vostri fans, siate al servizio dei vostri fans, siate al servizio dei vostri fans’, fino a quando non ne sono impregnati”, racconta un anziano capo redattore del sito di  notizie sportive EPSN. I giornalisti della carta non riescono a ritrovarsi in questo tipo di affermazione, spiegano Victor Navasky ed Evan Lerner, in un loro articolo di analisi, Tangled Web, pubblicato sulla Columbia Journalism Review.
Nei fatti, spiegano, gli uomini del web, anche “se non privilegiano sempre la velocità [è la regola del gioco sul web, insistono i due autori] sulla precisione o sull’ eleganza dello stile, la integrano di fatto nell’ equazione, e lo fanno in un modo che tende ad erodere gli standard giornalistici tradizionali”. Al contrario, i giornalisti della carta guardano al sito come a un “prodotto inferiore”  e considerano a volte gli uomini del web “come dei cittadini di seconda classe”.

Una posizione che non potrà certo reggere per molto tempo, perché ora una quantità sempre maggiore di contenuti vengonmo inizialmente sviluppati per l’ online prima di essere riutilizzati su carta.

Ecco comunque i 6 punti principali:
1 – La qualità dell’ informazione sul web è in declino
Il principale e più spettacolare insegnamento della Ricerca è senza dubbio la diminuzione della qualità della produzione. In altre parole, l’ informazione sui siti web è meno verificata [meno sottoposta a controlli e verifiche], meno ‘editata’ di quella su carta, qualsiasi sia la dimensione del sito web e della rivista e indipendentemente dal fatto se il sito o la rivista siano in attivo o meno.

Certo, si può essere contenti del fatto che l’ 89% dei siti (di riviste) analizzati avessero adottato un sistema di controllo redazionale [al contrario, l’ 11% evidentemente non lo hanno], ma se il 41% hanno la stessa procedura redazionale per carta e web, quasi la metà (48%) dei gruppi editoriali hanno adottato un sistema meno rigoroso per il web rispetto a quello per la carta.

Questo primo risultato deve essere comunque affinato: infatti sembra che siano soprattutto i siti ‘importanti’ – quelli cioè che hanno più di 50.000 visitatori unici al mese – ad essere meno rigorosi nel lavoro redazionale rispetto a quelli economicamente ‘redditizi’ [in opposizione ai siti ‘non in attivo’]. Un risultato totalemente anti-intuitivo. La differenza è dello stesso tipo quando un sito è diretto da un redattore capo ‘indipendente’ [nel senso che è ‘indipendente’ dalla carta]: è nettamente meno ‘editato’ di quanto lo sia con un redattore capo della carta, cosa che non avviene invece quando è l’ editore (publisher) ad avere il comando, come si vede nella tabella qui sotto:

CJR1

I blog associati al sito soffrono di una stessa condizione da ‘diseredati’, giacché solo la metà viene sottoposta ad editing e soltanto un quarto a controlli dei dati, nomi, ecc., cosa che è sotto gli standard previsti dalle norme editoriali americane.

Per quanto riguarda la correzione degli errori “dopo la pubblicazione”, il bilancio non è più brillante:

  • Quasi 9 errori minori (refuse, errori d’ ortografia, mancanze di lettere) su 10 vengono corretti senza che il lettore sia informato;
  • Quasi la metà (45%) degli errori fattuali (errori di luogo, di date, ecc.) vengono corretti senza che il lettore ne sia a conoscenza;
  • Un terzo circa (37%) degli errori fattuali vengono corretti e segnalati con una nota che spiega la natura dell’ errore;
  • Il 6% lasciano l’ errore, ma aggiungono una nota con la correzione;
  • L’ 1% raggruppano tutti gli errori in una sezione special del sito.

2 – La ‘carta’ dirige il web
Qui, molto chiaramente, i siti web nonn hanno acquisito la loro “indipendenza”, visto che nel campo delle decisioni importanti come il budget, i contenuti e la concezione generale (look and feel)  del sito, i redattori capo che possono farlo sono rispettivamente l’ 11%, il 19% e il 33%.

Al contrario, quasi i tre quarti dei redattori capo del settore (72%) decidono I contenuti del sito web. Il grafico qui sotto mostra chiaramente che il cartaceo conserva la supremazia sul web, in particolare per quel che riguarda il contenuto e il ‘tono’ adottato sul sito.

CJR2

Ora, questa situazione sembra essere controproducente perché i siti web il cui budget è controllato dai redattori capo del cartaceo hanno praticamente due volte più possibilità di essere in deficit (40%) piuttosto che in attivo (21%). Questo fatto si verifica perché i siti ‘redditizi’ hanno nella maggioranza dei casi (67%) il budget sotto il controllo di redattori capo del web, oppure direttamente dell’ editore (publisher).
3 – Non serve avere una esperienza precedente per lavorare sul web
Ingenuamente, si potrebbe pensare che per lavorare sul web sarebbe necessaria una formazione specifica per questo tipo di lavoro, oppuire per lo meno avere una qualche esperienza in questo campo. L’ inchiesta è come una doccia fredda. In effetti, il 59% delle persone “imparano a lavorare per il web quando arrivano sul posto di lavoro”, cioè alla cieca, e solo il 29% di loro vengono assunti con una esperienza precedente nel web.

Al contrario, il coordinamento fra carta e web sembra una nozione in via di progressiva affermazione, anche se ci sono delle sfumature da sottolineare:

  • Il 63% delle riviste analizzate hanno un ‘nucleo editoriale’ che fa la supervisione sia dei contenuti per il cartaceo che per quelli del web, nel senso di contenuti ‘prodotti esclusivamente per il web’.
  • Il 20% hanno delle redazioni separate ‘carta’ e web, con il 6% che non hanno dei rapporti regolarui, mentre il 14% discutono del contenuto e hanno una forma di condivisione del lavoro;
  • Il 16% non hanno dei contenuti web specifici, e questo significa che il contenuto viene esclusivamente dalla ‘carta’.

4 – Una forte presenza sulle reti sociali
I magazine americani (per lo meno i loro siti) hanno preso atto dell’ importanza dei blog, visto che il 64% di essi hanno una piattaforma di blogging, e delle reti sociali, su cui quasi la metà (47%) hanno una presenza attiva, il 28% una pratica irregolare e il 23% non ci sono.  Twitter e Facebook sono le due piattaforme più sfruttate, mentre Myspace, Reddit, Delicious e, in misura minore, LinkedIn e Digg vengono considerati meno efficai.

I blog sono alimentati essenzialmente (84%) dai redattori del sito e della ‘carta’, ma più di un terzo dei siti (39%) utilizzano anche dei collaboratori a contratto. La decisione di creare dei blog è facilitata quando ci sono dei redattori capo per il web che gestiscono il budget.      Questi ultimi lasciano anche le briglie più sciolte ai loro blogger. E in effetti, quando sono loro a decidere, il contenuto di quasi 4 blogger su 10 può essere considerato più o meno indipendente dal sistema di controllo editoriale della rivista. Cosa che invece non avviene quando la decisione spetta a un redattore capo della ‘carta’: solo 2 blog su 10 possono allora avere un contenuto ‘più o meno indipendente’.
5 – Statistiche sotto-utilizzate
Quasi la metà dei responsabili dei magazine (43%) non usano le statistiche di traffico. Solo il 39% di essi “hanno una buona comprensione dei contenuti che ‘funzionano bene’ e a tenere presente questo dato quando prendono delle decisioni editoriali” e solo l’ 8% seguono realmente da vicino questa statistiche, ritenendo “che sono uno dei principali fattori delle loro decisioni”.
6 – La publicità chiave della redditività
Nessun miracolo. Solo un terzo dei siti delle riviste analizzate in questa Ricerca sono economicamente redditizi (32%), con una tendenza caratteristica: più la periodicità del giornale cartaceo si allunga, meno il sito è in attivo, con la sola eccezione dei siti dei bimestrali (una ‘anomalia’ dovuta forse alla esiguità del campione esaminato), come mostra la tabella qui sotto:

CJR3

D’ altronde, è preferibile che la rivista cartacea abbia una diffusion superior ai 2 milioni di copie perché è a partire da questa soglia che la proporzione dei siti attivi aumenta, visto che in questa categoria il 42% dei siti lo sono. La regola del “più si è grandi e più si ha la possibilità di guadagnare” si applica anche in termini di traffico, poiché solo il 21% dei siti con meno di 50.000 visitatori unici mensili sono redditizi, contro il 62% di quelli con più di 2 milioni di visitiori unici.

Al di sotto della questione della redditività si pone quella della gratuita dei contenuti. L’ inchiesta mostra che il 65% dei siti che registrano un attivo sono gratuiti. Un risultato che si capisce: la pubblicità sul sito è di gran lunga la principale fonte di ricavi, distanziando tutte le altre risorse come la vendita di prodotti, i regali, gli abbonamenti al sito o alla carta, o, ancora, l’ accesso agli archivi. Ognuno di questi segmenti rappresenta una percentuale delle risorse dei siti. Per i siti in attivo questa distorsione è ancora maggiore. Per l’ 83% di essi la pubblicità rappresenta la principale fonte di reddito.