Lo strano gioco del partner russo di Wikileaks

MOsca

Secondo alcuni osservatori i documenti diffusi dal sito di Julian Assange sarebbero stati utilizzati a Mosca come ‘’parte di una nuova campagna di disinformazione’’ – Mentre infatti in tutto il mondo i giornali pubblicano documenti relativi al conflitto fra Russia e Georgia che riportano varie testimonianze a favore della Georgia, il Russkij Reporter segue una linea completamente diversa, marcatamente filo-russa

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di Valentina Barbieri

“Quando tutti i principali giornali del mondo pubblicavano articoli di approfondimento in relazione a Wikileaks, in Russia il Russkij reporter pubblicava un articolo in cui sosteneva che era stata la Georgia ad aver dato inizio all’ aggressione (contro la Russia, ndr). Poiché dalla relazione dei diplomatici americani è risultato l’esatto contrario, l’ economista Andrej Illarionov ha persino ipotizzato che l’articolo di quel giornale sia parte di una nuova campagna di disinformazione.”

E’ così che Aleksandr Pljuščev, giornalista di Echo Moskvy, commenta la stranissima direzione che ha preso in Russia l’ affare WikiLeaks.

Mentre infatti in tutto il mondo i giornali pubblicano i nuovi documenti di Wikileaks relativi al conflitto fra Russia e Georgia, che riportano varie testimonianze a favore della Georgia, il partner russo di Wikileaks, la rivista Russkij Reporter, segue una linea completamente diversa, marcatamente filo-russa.

Russkij Reporter è una rivista di giornalismo d’ inchiesta piuttosto controversa. La collaborazione con Wikileaks nasce grazie alla mediazione del reporter palestinese Israel Shamir, coinvolto tempo prima dal magazine in un lungo reportage dedicato alla Palestina.

In un’ intervista a radio Echo Moskvy ad inizio dicembre Vitalij Lejbin, direttore della rivista, spiegava in questo modo il rapporto con Wikileaks.

“L’ idea è questa: in un primo momento noi segnaliamo un certo numero di tag e domande al  database e il venerdì (un paio di giorni prima della pubblicazione principale) riceviamo una serie di documenti di nostro interesse, sulla base dei quali scriviamo poi l’articolo.

Eravamo d’accordo che a Mosca all’una di notte potevamo pubblicare solo noi e, pare, solo noi ci siamo attenuti. Avevamo deciso che fino a metà settimana non avremmo pubblicato gli originali dei documenti. Ma poi è risultato evidente che tutti lo facevano già e abbiamo iniziato anche noi.”

La collaborazione con Russkij Reporter nasce tardi forse anche perché nei primi quattro anni di esistenza Wikileaks non aveva pubblicato documenti davvero rilevanti sulla Russia. E’ è nelle ultime settimane che sono emerse le questioni più spinose, come i rapporti in particolare tra la Russia e quelli che erano i cosiddetti confini dell’ impero, Georgia e Azerbaijan in primis.

“I dossier sull’Azerbaijan sono veramente scandalosi. Davvero. Non si limitano a Lužkov, agli Alfa dog. Sono evidentemente molto articolati, con una buona segretezza dell’indagine” commenta Lejbin, che aggiunge: “Fino ad ora anche se abbiamo cercato molto non abbiamo trovato documenti riguardanti il periodo della rivoluzione arancione, che parrebbero essere molto interessanti. Perché l’ambasciata si è intromessa molto pesantemente. E ciò si spiega con il fatto che il database e i file negli ultimi tempi sono stati digitalizzati e inseriti in un altro percorso.”

Ma la questione più spinosa resta sicuramente la guerra russo-georgiana.

Riassume così la questione Aleksandr Pljuščev, giornalista di Echo Moskvy: “Quando tutti i principali giornali del mondo pubblicavano articoli di approfondimento in relazione a Wikileaks, in Russia il “Russkij reporter” pubblicava un articolo in cui sosteneva che era stata la Georgia ad aver dato inizio all’aggressione. Poiché dalla relazione dei diplomatici americani è risultato l’esatto contrario, l’economista Andrej Illarionov ha persino ipotizzato che l’articolo di quel giornale sia parte di una nuova campagna di disinformazione.”

Nel suo blog personale il 29 novembre Illarionov scriveva: “La rivista Russkij reporter e/o coloro che hanno preparato il materiale sono parte attiva di una nuova campagna di informazione antigeorgiana”.

Una scelta consapevole e mirata, quindi, secondo l’economista.

Anche Julia Latynina, giornalista di Echo Moskvy, Novaja Gazeta e Moscow Times, ha attaccato piuttosto duramente le scelte della rivista (e il particolare il cosiddetto “dossier georgiano”) e ha dichiarato che più che questione di disinformazione si tratta proprio di qualità del giornalismo.

Lejbin difende invece l’uso delle fonti di Russkij Reporter sottolineando che sia la redazione sia Shamil risultano responsabili di quanto viene pubblicato e risponde così alla Latynina: “E’ evidente che non ha letto l’articolo e non ha intenzione di farlo, non ha citato il dossier georgiano, fa dei richiami…  (…). Per la parte (dell’articolo della Latynina, ndT) che riguarda l’accusa di essere parziali in riferimento alla guerra con la Georgia, rimango della mia opinione: noi questo dossier ce l’abbiamo completo, sono tutti documenti del consolato georgiano, che esistono e si possono analizzare quanto si vuole.”

In particolare, Lejbin fa riferimento al rapporto scritto il 7 agosto 2010 da John Tefft, ambasciatoreamericano in Georgia, che riguarda i movimenti delle truppe georgiane in direzione del confine.

“Non è chiaro: o l’ambasciatore non aveva valutato bene il movimento delle truppe e non aveva capito che sarebbe iniziata la guerra, o in questi documenti non si parla di questo”.

E rincara la dose sulla giornalista: “Il metodo di lavoro di Julia Latynina, per come la vedo io (opinione più volte confermata), è quello di riportare le voci di fonti anonime e creare sulla base di queste una sorta di fiction giornalistica.”

Un modus operandi che per il direttore di Russkij Reporter sarebbe in contrasto con la stessa deontologia professionale:

“Julian Assange pubblica i documenti nudi e crudi, non li commenta. E noi li pubblichiamo così come sono, e i commenti li mettiamo solo per dare dei riferimenti al lettore e per dare il via alla discussione. (…) Julia Latynina si basa su voci di corridoio, addirittura senza riferimento alla fonte di informazione.”

La risposta di Julia Latynina è giunta prontamente in un editoriale pubblicato l’8 dicembre da Moscow Times, in cui accusa il giornale di deformare la realtà dei documenti, come quando aveva dichiarato “sulla base dei resoconti degli ambasciatori americani in Georgia” che “nessuno al mondo si faceva illusioni sul fatto che fosse stato Saakašvili a iniziare alla guerra”.

Il 17 dicembre Russkij Reporter è tornato sull’argomento della guerra tra Russia e Georgia, non per rivedere la propria posizione o articolarla maggiormente ma per apportare nuovi elementi alla propria posizione.

L’articolo dal titolo “Lukašenko: La Russia ha provocato la guerra in Georgia,” viene corredato dal sottotitolo, piuttosto mirato “A quali giochi gioca il presidente bielorusso alle spalle della Russia” e dal cappello introduttivo “(…) Sono documenti messi a disposizione dal sito WikiLeaks, che dimostrano con quanto ingegno Aleksandr Lukašenko stia seminando i propri sentimenti anti-russi, cercando di ottenere dai paesi occidentali sostegno politico e aiuto economico”.

Perchè il Russkij Reporter sta continuando su una linea così netta e passibile di poca oggettività?

La risposta che si dà Julia Latynina riporta alla poca credibilità di Isral Shamir: “(Shamir, ndT) è noto per aver negato l’ Olocausto’’ (…), per aver affermato che molti ebrei avrebbero ricevuto sms che li avrebbero avvertiti preventivamente dell’attacco terroristico alle torri gemelle del 11 settembre 2001. (…)

I giornali rispettabili hanno scelto un approccio completamente diverso e più responsabile alle fughe di notizia del fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Hanno attentamente scandagliato gli archivi resi pubblici da Wikileaks e hanno pubblicato articoli di approfondimento equilibrati e analitici che esaminavano il contenuto di quello che avevano rinvenuto. Al contrario, il Russkij Reporter ha pubblicato articoli scritti da un noto antisemita che non si prende nemmeno la briga di leggere i documenti originali.”

Che si condivida o meno la posizione di Julia Latynina, il caso Russkij Reporter pone comunque una grossa questione sull’utilizzo delle fonti: fino a che punto utilizzare certi materiali piuttosto che altri è una selezione giornalistica e quando diventa contrario alla prassi del buon giornalismo e all’ ontologia professionale?

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Fonti:

Wikileaks e il suo significato per la società, Echo Moskvy, 5.12.2010

Kremlinleaks, The Moscow Times, Julia Latynina, 8.12.2010

Wikileaks, Russkij reporter e la nuova campagna anti-georgiana, blog di A. Illarionov, 29.11.2010

Lukašenko: “La Russia ha provocato la guerra in Georgia”, Russkij Reporter, 17.12.2010