Volano numeri contrastanti sulla questione del pagamento dei contenuti online

pagamento1 Un sondaggio della Harris Interactive sulla questione del pagamento dei contenuti online in UK ha scoperto che solo il 5% dei lettori di notizie online continuerebbe a pagare per quello che oggi legge gratis, mentre negli Stati Uniti una ricerca del Nieman Journalism Lab trova che i lettori incrollabili (‘’il nocciolo duro’’) rappresentano il 25% dei visitatori unici dei siti online dei giornali – Intanto il 51% di manager ed editori di giornali (sempre in Usa) ritengono che il pagamento dell’ online ”possa funzionare” – Un articolo di Editors Weblog

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Un sondaggio della Harris Interactive sulla questione del pagamento dei contenuti online in UK ha scoperto che solo il 5% dei lettori di notizie online pagherebbe per continuare a leggere quello che già ora legge gratis, che quelli disposti a pagare preferirebbero farlo con un abbonamento annuale  piuttosto che con il  controverso sistema dei micropagamenti oppure del pagamento giorno per giorno, e che per l’ eventuale abbonamento annuale  il 72% degli interpellati non sarebbe disposto a pagare più di 10 sterline.

Lo riporta Editors Weblog, spiegando che le fluttuazioni nei dati diminuiscono a mano a mano che si scende a livello di ceto sociale ed età.

Curiosamente – osserva il sito -, la fascia più giovane, quella fra i 16 e i 24 anni, sarebbe quella più disponibile a cominciare a pagare per continuare a leggere le loro fonti di notizie favorite. Questo è dovuto probabilmente al fatto che questo gruppo di età è quello più alfabetizzato in campo digitale e quindi molti hanno trovato delle nicchie o delle fonti di informazioni specializzate (ed è per questo che essi desiderano più che i soli titoli) chehanno confrontato con le altre fonti scoprendovi dei contenuti di qualità alta che potrebbero alzare il muro di protezione del pagamento.
    
Quando si analizza il campione per fasce sociali non ci sono novità: la gente con più soldi è più disponibile a pagare per l’ informazione online rispetto a quella delle classi sociali più basse, ma il dat comunque si ferma al 6% nel caso delle classi medie o superiori.

In generale questo sondaggio mostra che i lettori online non vogliono tirar fuori soldi per articoli e servizi giornalistici – una cattiva notizia per gli editori che cercano di fare profitti nel mercato già altamente competitivo come quello dell’ informazione onlie. Nonostante che 10 sterline siano almeno 17 volte meno di quello che un lettore di quotidiani pagherebbe per la carta stampata nello stesso periodo, una volta che cominciassero a pagare ‘’come potrebbero accettare che quei servizi a pagamenti contengano ancora della pubblicità?’’ si chiede Andrew Freeman, consigliere esperto in tecnologia, media e comunicazione della Harris Interactive.      

Tuttavia – rileva Editors Weblog – bisogna sottolineare che questo sondaggio si riferisce all’ UK, dove il dibattito sui contenuti online a pagamento è meno febbrile che altrove. Oltre l’ Atlantico i numeri sono diversi. Negli Stati UNiti, una recente ricerca del Nieman Journalism Lab presentata a una conferenza riservata dell’ American Press Institute ha rilevato che il nocciolo duro degli affezionati ai giornali online, quelli che lo vanno a leggere 2 o 3 volte al giorno, rappresentano il 25% dei visitatori unici e ‘’producono’’ l’ 86% delle pagine viste. Inoltre la maggioranza di questo ‘nocciolo duro’’ sono già abbonati a sono lettori regolari dell’ edizione cartacea delle testate che vanno a leggere online.

Questi numeri più ottimistici non hanno convinto tutti i dirigenti editoriali,  solo il 51% dei quali ritengono che i contenuti a pagamento possano funzionare per le loro pubblicazioni. Probabilmente perché conoscono questi contrasti fra i numero relativi al ‘’nocciolo duro’’ dei lettori (il 25% dei visitatori unici) e lo strato di coloro che attualmente sarebbero disposti a pagare per la loro informazione online (il 5% dei lettori UK interpellati).  Inoltre, mentre il sondaggio PCUK/Harris pone domande in modo dubbio (chiedendo per esempio al 74% di quelli che non vogliono pagare quanto vorrebbero pagare), i manager presumibilmente si fanno condizionare dai loro stessi programmi editoriali in agenda, come suggerisce il 50 a 50 sulla fattibilità dei pagamenti e il risultato sottilmente orientato in termini di interessi che il sondasggio dell’ API suggerisce.  
    
Quello che tutto ciò dimostra è che manager ed editori giornalistici stanno scommettendo sul nocciolo duro dei lettori , fregandosene dei contrasti fra le statistiche UK-US e le loro discutibili metodologie. La questione a questo punto però diventa: fino a che punto si può spingere i pagamenti fra i lettori del ‘’nocciolo duro’ senza alienarsi tutti gli altri lettori, che possono ancora produrre ricavi attraverso la pubblicità?  

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In Italia una ricerca dell’Osservatorio permanente sui contenuti digitali ha rilevato che un italiano su quattro dichiara di essere disposto a pagare per ciò che oggi riesce a trovare gratis, ma il sondaggio era allargato a tutti i contenuti online, compresi musica e film.

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Fonti:

http://paidcontent.co.uk/article/419-pcukharris-poll-if-readers-are-to-pay-for-content-prices-must-be-small/

http://www.niemanlab.org/2009/09/lots-of-data-to-mull-on-charging-for-online-content/