I giornalisti europei amano il proprio lavoro e sono ottimisti sul futuro

european Lo ha rilevato l’ European Digital Journalism Survey 2009 in un sondaggio su oltre 350 cronisti di sei paesi d’ Europa (non l’ Italia), secondo cui più dell’ 80% dei giornalisti sono soddisfatti o più contenti di prima del loro lavoro e solo il 32% pensa che la loro testata sia a rischio di chiusura – Per molti la qualità del giornalismo sarebbe cresciuta con l’ avvento di Internet – Ma oltre il 60% ritiene che la carta stampata si ridurrà sensibilmente e il 54% pensa che la carenza di risorse economiche influenzerà negativamente la qualità – Oltre la metà del campione [53%] ritiene che l’ on line sia ben lungi da essere un modello di business profittevole

———-

Nonostante tutti i cambiamenti che hanno investito l’ industria delle notizie e le sue recenti difficoltà, i giornalisti europei restano ottimisti. Più dell’ 80% sono soddisfatti o più contenti di prima del loro lavoro. Lo ha scoperto l’ edizione di quest’ anno dell’  European Digital Journalism Survey e si tratta effettivamente di una scoperta per molti versi sorprendente, come commenta Marco Pratellesi su corriere.it.

Come sorprendente è anche il dato secondo cui solo il 32% dei giornalisti interpellati pensano che la loro testata (giornale, radio o tv) sia a rischio di chiusura.  Anche se su questa questione (come su altre) si sono registrati atteggiamenti diversi a seconda delle nazionalità.

Per esempio, fa notare  Editorsweblog  il numero dei reporter preoccupati per il futuro delle loro aziende sale a quasi tre quarti nel Regno Unito, mentre circa due terzi dei giornalisti britannici prevedono un declino significativo nel numero delle testate a stampa. Questo atteggiamento tanto pessimistico potrebbe forse avere qualcosa a che fare con la recente predizione di Enders Media secondo cui la metà dei giornali nazionali e regionali del Regno Unito scompariranno nei prossimi cinque anni.

Lo studio è stato realizzato da Oriella PR Network, interpellando nel luglio scorso 350 giornalisti in Belgio, Francia, Germania, Olanda, Spagna, Svezia e UK. Molte delle domande riguardavano i modi con cui le varie testate avevano affrontato la questione del giornalismo digitale. Per esempio, il 43% degli interpellati ha raccontato che  il 60 percento o più del loro lavoro era fatto esclusivamente per il web.

Su un altro piano, le aziende editoriali sono state lente nell’ addestrare i loro redattori alle nuove competenze per Internet. Due terzi del campione ad esempio non hanno ricevuto formalmente una formazione spericifica per la produzione di contenuti online. Mentre il 47% ha detto di aver creato video come parte del loro lavoro, solo uno su 9 era stato ufficialmente addestrato all’ uso della telecamera.

Un altro 46% degli interpellati hanno a che fare con i blog come parte del loro lavoro, anche se solo il 13,5% hanno un blog personale. Forse a causa delle preoccupazioni per il futuro dei media tradizionali, i giornalisti in UK sono stati rapidi nell’ adattarsi queste nuove piattaforme.  Il 70% delle pubblicazioni in UK usa Twitter, rispetto al 40% dell’ Olanda, al 27% della Francia e al 12% della Spagna.

Mentre le redazioni tentano di resistere di fronte all’ avanzare dell’ online attraverso tagli, a molti giornalisti viene chiesto di fare di più con meno. Il 40% del campione deve produrre più contenuto di prima, e il 28% lamenta di lavorare più tempo di prima.

Generalmente, i giornalisti considerano l’ effetto di Internet sul giornalismo neutro o positivo. Il 40% di coloro che hanno risposto al sondaggio pensa che la qualità del giornalismo sia cresciuto con l’ ascesa di Internet, mentre solo il 20% ritiene che la qualità sia diminuita. Giornalisti di Francia e Spagna sono anche più ottimisti con il 60% che ritengono che il calibro del giornalismo sia migliorato.  

Sebbene gran parte dei risultati di questo sondaggio riflettano un punto di vista positivo da parte dei giornalisti, è importante ricordare – sottolinea Editorsweblog – che le redazioni e i lettori non hanno le stesse convinzioni rispetto all’ industria editoriale. Un recente studio dell’ American Press Institute, per esempio, ha rilevato una netta discrepanza negli atteggiamenti verso la questione del pagamento dei contenuti online. Mentre il 75% dei giornali ritiene che i lettori tornerebbero alle edizioni a stampa dei loro giornali se l’ online non fosse più disponibile, solo il 30% dei lettori si è detto della stessa convinzione.

Aggiornamento.

Ma l’ indagine ha fatto affiorare anche valutazioni di carattere negativo, come rileva bene ‘’Il giornalaio’’.

– La crisi degli investimenti pubblicitari è il fattore che maggiormente colpisce gli intervistati che in oltre il 50% dei casi riscontra cali superiori al 10%.
– Oltre il 60% dei giornalisti del panel ritiene che la carta stampata si ridurrà sensibilmente in futuro, si arriva ai due terzi degli intervistati in Germania, Svezia e GB. Inoltre per il 54% dei casi si ritiene che la carenza di risorse economiche influenzerà negativamente la qualità del giornalismo.
– Oltre la metà del campione [53%] ritiene che l’ on line sia ben lungi da essere un modello di business profittevole.
– In circa il 60% dei casi la versione tradizionale [off line] mantiene l’audience maggiore.
– Oltre un terzo delle pubblicazioni ha un canale di comunicazione via twitter; Gran Bretagna al top con quasi il 70%.
– Solo nel 16% dei casi i contenuti pubblicati on line sono originali, mentre per la maggioranza sono riproduzioni/adattamenti della versione tradizionale.
– L’ approccio all’ on line ed ai social media continua ad essere prevalentemente di tipo tradizionale con la stragrande maggioranza dei casi nei quali la comunicazione e di tipo mono direzionale. In meno di un quarto dei casi si citano i blog/blogger che però vengono usati in oltre due terzi dei casi come fonte informativa. Anche twitter, che come sopra riportato, rappresenta il principale canale sociale di comunicazione è utilizzato come veicolo promozionale con i link agli articoli presenti nel sito e non come scambio di informazioni effettivo.