Business model: la ricerca vana del ‘’Santo Graal’’

gv Come non esiste la ‘’killer application’’ nel campo dell’ high-tech o dell’ online, così non è pensabile trovare il nuovo business model valido per i nuovi e i vecchi media. I modelli possibili naturalmente ci sono, ma ‘’sono interconnessi, variegati e flessibili’’. Lo dimostra, fra gli altri, anche l’ esperienza di Global Voices, come spiega Bernardo Parrella sul suo blog personale, in un post dal titolo ‘’Se l’ informazione è in crisi (anche economica), non mancano mix alternativi e praticabili’’.


Non è certo un mistero – spiega Parrella – che, in questi tempi di crisi economica e di information overload, ogni entità attiva nel mondo dell’ informazione, dalle testate mainstream ai citizen media, debba darsi da fare in maniera creativa e innovativa per le modalità di autosostentamento. È quanto va facendo nel suo piccolo anche Global Voices Online, il cui post odierno (in italiano) illustra i passi attivati in questa direzione. “Siamo lieti di annunciare che, nonostante la crisi economica in corso, quasi tutte le nostre spese per il 2009 sono coperte, grazie al supporto delle organizzazioni filantropiche elencate qui. Per assicurare una sostenibilità a lungo termine, stiamo tuttavia cercando di raggiungere un equilibrio fra supporto filantropico, commissioni editoriali, partnership e redistribuzioni di contenuti, buttandoci dentro un pizzico di pubblicità” – spiega la managing director di GV, Georgia Poppelwell (traduzione di Eleonora Pantò).

A ribadire insomma che i modelli possibili sono interconnessi, variegati e flessibili, piuttosto che mettersi alla vana ricerca del Sacro Graal, cioè dell’unico business model buono per tutti – così come non esiste “la” killer application del giro high-tech e/o online.

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