L’ informazione come servizio e come piattaforma per approfondimenti

The State of New Media Trend e futuro dell’ informazione Usa nel “The State of News Media”, il Rapporto annuale appena diffuso dal Project for Excellence in Journalism – Cresce il bisogno di servizi e strumenti per gli utenti, restano in dubbio le prospettive della cosiddetta “coda lunga” e declina il citizen journalism – Sempre in bilico il ruolo della pubblicità – Meno accentuata del previsto la frammentazione del pubblico

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di Bernardo Parrella

L’informazione diventa sempre meno un prodotto o una destinazione finale per essere usata piuttosto come servizio e piattaforma per approfondimenti. In chiaro declino le varie incarnazioni del citizen journalism, mentre le redazioni tradizionali sono sempre alle prese con i tagli occupazionali e il riassestamento dei business plan, e quindi la necessità di continue sperimentazioni. E pur con la costante frammentazione del pubblico, un numero sempre più ampio di persone opta per le grandi nomi, particolarmente nella carta stampata.

Questi i maggiori trend emergenti dal The State of the News Media 2008, il Rapporto annuale sullo scenario Usa curato dal Project for Excelence in Journalism di Washington, DC.

Nel complesso l’ecosistema informativo a stelle a strisce appare alquanto diverso dallo scorso anno. Con la consumazione continua di notizie 24 ore su 24, diventano cruciali gli aggiornamenti continui, anche veloci e non rifiniti, ma è ancor più decisivo fornire servizi e strumenti per consentire agli utenti di ricontestualizzare il tutto. «Il giornalismo deve anche aiutare i cittadini a trovare quel che cercano e a reagirvi – si legge nel rapporto – a riorganizzare e dare forma alle notizie, e, aspetto forse più importante e meno sviluppato, deve fornire loro gli strumenti per dare senso e usare l’ informazione come meglio ritengono».

In tal senso va chiaramente emergendo uno scenario in cui le testate online e offline smettono di essere destinazioni finali per trasformarsi piuttosto in gateway sul mondo o trampolini di lancio verso altri lidi. Ciò comporta in primis l’ offerta di spunti e approfondimenti per creare discussioni e scambi con gli utenti, per collegare nuovi servizi e opzioni (soprattutto nel caso di Internet). «La ricerca è diventato il paradigma predominante,» spiega un influente rapporto di marketing citato nello studio 2008. «Ciò vuol dire che ogni pagina di un sito web, anche quella contenente un singolo articolo, è di per sé una prima pagina».

Trend accentuato dal fatto che i consumatori si affidano meno ai giornalisti in senso tradizionale, e si aspettano molto di più da questi, avendo a disposizione una varietà di fonti alternative.

È anche vero, tuttavia, che non si è verificato quell’ effetto "coda lunga" che pure molti, appena lo scorso anno, davano per scontato in quest’ ambito. È cioè scarso l’ influsso dei mercati di nicchia, con prodotti e servizi tagliati su misura per pochi utenti, i quali presi nel loro insieme dovevano garantire ritorni economici positivi e rilanci culturali innovativi. Anziché la "democratizzazione" delle fonti online a danno delle testate tradizionali, si assiste al ritorno dei grandi nomi.

Blog e siti web attirano meno utenti del previsto, mentre le 10 testate web più trafficate impongono una sorta di "oligarchia mediatica" e sono sempre le stesse da qualche anno: Yahoo! News, Msnbc, Aol e Cnn totalizzano da sole 100 milioni di visitatori unici al mese. Pur se il pubblico va frammentandosi, «oggi un numero sempre più ampio di  persone preferisce consumare quanto viene prodotto dalle redazioni tradizionali, particolarmente la carta stampata».

Analogamente, sono in netto calo le prospettive del cosiddetto "user-generated content", anche tra gli stessi siti e blog di cittadini-giornalisti nelle sue varie forme. La parte più promettente di questa tendenza rimane il contributo di idee, fonti, commenti e, in parte ridotta, di foto e video. Assai meno sostanziali i contenuti e gli articoli proposti dai singoli, per scarse novità e mancanza di affidabilità. «In breve, anziché rifiutare il ruolo da "gatekeeper" del giornalismo tradizionale, per ora giornalisti-cittadini e blogger sembrano ricrearlo altrove».

Mentre la redazione rimane l’ambito privilegiato dove si continua a sperimentare e innovare (ben diversamente da qualche anno fa), l’agenda delle testate americane va restringendosi piuttosto che l’ opposto. Nel 2007 la guerra in Iraq e le prossime Presidenziali hanno dominato la scena, con una minima copertura degli eventi esteri.
 
Infine, rimane in acque poco tranquille il settore pubblicitario, fatto ancor più preoccupante per la sua centralità nel futuro dell’ industria: «Le agenzie hanno storie, costumi e culture tutti propri che impediscono loro di adattarsi alle nuove tecnologie e ai nuovi comportamenti dei consumatori. Rimane così irrisolta la questione se, e come, la pubblicità e l’ informazione potranno rimanere dei partner».