Il giornalismo serve più di prima ma ce n’è meno di prima

Giornali E gli strumenti di prima non bastano più a parlare ai singoli – Dobbiamo raggiungere i cuori e le menti, come Benigni con Dante, e questo non richiede la patente di genio, ma il mestiere vero di giornalista – L’ indipendenza è ancora il valore primario di cui abbiamo bisogno: lo statuto dell’impresa giornalistica e l’autonomia della Rai dai partiti sono due applicazioni sul campo di questo valore – Una proposta “liberale, einaudiana”: un cuscinetto che separi gli interessi non editoriali degli azionisti dalla gestione dell’informazione affidata ai giornalisti – L’ intervento di Raffaele Fiengo all’ assemblea per i 20 anni del Gruppo di Fiesole – Un articolo di Ottavio Olita per Articolo21 e l’ intervento di Edmondo Rho – Il documento conclusivo dell’ assemblea del 9-11 maggio

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“Il giornalismo serve più di prima ma ce n’è meno di prima. È questo che ci ha riportato a Fiesole”.

Raffele Fiengo sintetizza così l’ orizzonte che si apre davanti al giornalisno italiano in una stagione incerta e sfuggente come quella attuale. Con gli appunti del suo intervento all’ Assemblea sui ventennale del Gruppo di Fiesole, pubblichiamo anche l’ intervento di Edmondo Rho, un intervento di Ottavio Olita su Articolo 21 e il documento conclusivo dell’ incontro – Giornalisti: Il gruppo di Fiesole è tornato e rilancia –.

Che cosa possiamo fare noi? – si chiede, fra l’ altro, Fiengo -. Rispetto al passato ci sono modi diversi di comunicare e anche di fare movimento. E non mi riferisco né ai girotondi, né a Grillo. Tutti gli strumenti sono ancora presenti, ma il meccanismo per parlare ai singoli e avere con loro sintonia non si esaurisce con le prese di posizione e le opinioni ancorché puntuali. Sono scettico. Temo che sia come partecipare a un talk show gigantesco. Dobbiamo raggiungere i cuori e le menti. Come Benigni con Dante, Dario Fo in teatro, Walt Disney con Biancaneve, Stravinsky con “Histoire du soldat”, Charlie Chaplin con “Luci della città”. Non si richiede la patente di genio, ma il mestiere vero del giornalista.

fiengo1.jpg Secondo Fiengo, “da tempo ci si affanna per capire se il giornalismo sopravviverà e come. E qualcosa ormai si sa: 1) Non moriranno i media di qualità. 2) la qualità sta soprattutto nella credibilità. 3) La credibilità nasce dalla indipendenza.

Il valore primario di cui abbiamo bisogno è l’indipendenza. Lo statuto dell’impresa giornalistica e l’autonomia della Rai dai partiti sono due applicazioni sul campo di questo valore.

(…) Personalmente devo dire che l’indipendenza garantita da un assetto giuridicamente valido è il sogno al quale lavoro da oltre 30 anni. La proposta che porto è esattamente quella di Luigi Einaudi e Luigi Albertini. La creazione di un cuscinetto che separi gli interessi non editoriali degli azionisti dalla gestione dell’informazione affidata ai giornalisti.

Una ottica, dunque, liberale, compatibile con il pieno rispetto della proprietà. Modello Economist, nato negli anni Trenta e tuttora funzionante alla grande. (” Presenza di un organo indipendente dalla proprietà con potere di veto su due momenti fondamentali della vita del giornale. Nomina e rimozione del direttore e cessione di quote proprietarie”).

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