Giornalismo d’ inchiesta come servizio pubblico

ProPublica Si avvicina il momento del lancio per Pro Publica, un sito Usa di giornalismo d’ investigazione – Lo dirigerà un ex redattore capo del Wall Street Journal e punterà soprattutto su mondo degli affari e governo – Il progetto è finanziato (10 milioni di dollari) da diverse Fondazioni – La scommessa di altre testate, come MediaPart e Rue89 in Francia, e la fragilità del modello online, ancora incerto fra gratuità e abbonamenti – Aria di transizione

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Il 2008 sarà segnato dall’ esplosione di pubblicazioni indipendenti su Internet? I progetti, per lo meno, si accavallano.
L’ ultimo in ordine di tempo – ProPublica (http://www.propublica.org/)  – nasce veramente nel cuore della riflessione sul giornale del futuro e sull’ informazione online e sarà centrato sul giornalismo investigativo. ProPublica  – annuncia Paul Cauchon su ledevoir.com (http://www.ledevoir.com/2008/01/28/173604.html), un giornale canadese – era stato annunciato l’ autunno scorso e dovrebbe partire ufficialmente in inverso, ma ora se ne può sapere qualcosa di più sulla base del sito internet temporaneo. 

Il progetto – rileva Cauchon – non è banale. Lo dirige Paul Steiger, ex redattore capo del Wall Street Journal, uomo di grande esperienza, molto impegnato nella difesa dei giornalisti e dell’ informazione. L’ iniziativa è finanziata da diverse fondazioni e organismi filantropici, fra cui la Sandler Foundation, e avrà un costo totale di 10 milioni di dollari.


Sarà un giornale diffuso solo su internet e consacrato esclusivamente al lavoro d’ inchiesta, con una redazione di circa 25 giornalisti e ricercatori. Non informazione continua, non notizie ‘’people’’ (gossip, ecc.), ma piuttosto inchieste pure e dure, consacrate soprattutto al mondo degli affari e del governo. Inchieste e servizi che puntano ad avere una forte risonanza pubblica.
I fondatori della testata spiegano come le inchieste siano considerate un lusso dale grandi aziende editoriali, più preoccupate dai profitti e dai margini di ricavo. Tanto più perché poi le inchieste richiedono tempo e pazienza e comportano spesso dei rischi visto che ricerche e piste promettenti possono anche finire in un cul de sac.
Gli autori del progetto sottolineano anche che troppo poche fra le tante testate online che si moltiplicano sull’ onda di internet propongono dei reportage veramente originali (e non parliamo delle centinaia di migliaia di siti internet dove primeggiano le opinioni e i punti di vista…).  «Le fonti di informazione proliferano, ma quelle su cui si basano i fatti su cui si discute si tirano indietro», scrivono sul sito. E la cosa è molto interessante, rileva Cauchon.

’’Vedremo che cosa ne verrà fuori, ma quello che mi colpisce in questa storia – aggiunge – è anche la moltiplicazione di nuovi ‘giornali’ su internet, in un contesto di forti difficoltà economiche vissute dalla stampa tradizionale”.>
In Francia, si parla parecchio in questo periodo del progetto MediaPart (http://www.mediapart.fr/ ). E’ una testata online che dovrebbe essere lanciata da una settimana all’ altra da Edwy Plenel, ex redattore capo a le Monde, che ha reclutato una trentina di giornalisti per realizzare grandi inchieste e dar vita a una pubblicazione veramente indipendente.

E una voce circolata recentemente ssteneva che anche Jean-Marie Colombani, l’ ex direttore di le Monde, sognerebbe di creare un proprio giornale indipendente sul web!
Un po’ dovunque nel mondo – continua Cauchon – giornalisti con grande esperienza vogliono fare il gran salto nel web, per tante ragioni: nuove sfide da intraprendere, insoddisfazione verso i media tradizionali, nobili ideali giornalistici, desiderio di prendere in corsa il treno internet  e così via.
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Si presume che l’ accesso a ProPublica sarà gratuito, anche se non  è stato precisato. Quanto a MediaPart, gli organizzatori stanno cercando di raccogliere 4 milioni di euro fra privati e associazioni e prevedono di far pagare un abbonamento di 9 euro al mese ai propri lettori.
Rue89 (http://www.rue89.com/) , il giornale online creato da quattro ex redattori di Libération, ha scommesso sulla gratuità. Scommessa non ancora vinta, anche se il sito ha avuto successo fra gli internauti: due campagne di finanziamento hanno permesso di raccogliere 380.000 euro, ma Rue89 avrebbe bisogno di trovare 2 milioni di euro per svilupparsi realmente e rimborsare gli investimenti dei fondatori.

Il modello è fragile, e non solo nei progetti indipendenti. Anche i grandi media non arrivano ancora a decidere fra gratuità e abbonamenti.
Dopo l’ acquisizione del Wall Street Journal, Rupert Murdoch aveva fatto sensazione pronosticando l’ accesso gratuito per la versione online. Ma qualche giorno fa ha dovuto cambiare rotta, spiegando che il WSJ resterà in parte a pagamento e che l’ abbonamento aumenterà a 119 dollari. Anche se, ha promesso, la parte gratuita sarà “ampliata e migliorata”.
Insomma, c’ è ancora aria di transizione, fra giornali tradizionali in crisi di bilancio e nuove pubblicazioni online che non riescono ancora a prendere bene il volo.

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