Giornali Usa: la vittoria di ‘’mister mattone’’

Proprio mentre Murdoch sale sul trono del Wall Street Journal, Samuel Zell (nella foto) conquista la Tribune co. , editrice di Chicago Tribune e di altri 13 giornali e 23 emittenti tv – Non tagli alle spese ma crescita dei profitti: sarebbe questa la sua strategia – Lo stratagemma della ‘’socializzazione’’: i proprietari di Tribune, trasformata in organizzazione nonprofit ed esentasse, saranno formalmente gli stessi dipendenti

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – L’affare è andato in porto, il quotidiano verrà socializzato: grazie anche alle decisioni della Federal Communications Commission, Samuel Zell è il nuovo padrone del Chicago Tribune, proprio mentre Rupert Murdoch sale sul trono del Wall Street Journal.

L’operazione “ESOP” è costata nel complesso 8,2 miliardi di dollari e ha incoronato il re del mattone come nuovo padre e padrone di Tribune, società editrice di 14 giornali tra cui Chicago Tribune, Los Angeles Times, Newsday e Baltimore Sun, oltre che di 23 emittenti televisive.

La ricetta di Zell – che secondo alcuni è un azzardo – non pare orientata ai tagli delle spese, ma piuttosto alla crescita dei profitti. Bastian contrario, brusco, simpatico: così definiscono mister Mattone, che ha dichiarato di “essere stufo di coloro che continuano a professare la morte dei giornali, che non sono ancora finiti”.

“Penso – continua Zell – che questo sia veramente un investimento a basso rischio, anche se non sarà la prima volta che la mia opinione diverge dagli altri”.

Il re del mattone ha conquistato i giornali della catena ricorrendo ad uno stratagemma: i proprietari di Tribune, trasformata in organizzazione nonprofit ed esentasse, saranno gli stessi impiegati grazie al cosiddetto employee stock ownership plan (o appunto ESOP). Zell ha puntato 315 milioni di dollari per garantirsi il diritto di rilevare in futuro il 40% dell’azienda. Per investire nel giornalismo, il re dell’immobiliare ha detto che venderà la sua squadra di baseball, gli Chicago Cubs. La mossa di mister Mattone è stata aiutata più o meno direttamente dalla recente decisione della Federal Communications Commission (FCC), che ha allentato le regole sulle proprietà dei media statunitensi.

Tribune ha ora cinque nuovi membri in consiglio di amministrazione, che rimpiazzano i quattro direttori che hanno lasciato la loro poltrona. I due rimasti sono stati affiancati da Zell, per un totale di otto posti dirigenziali. I nuovi “padroni” – al di là degli impiegati che socializzeranno la società – sono Brian Greenspun, capo del Las Vegas Sun, Jeffrey Berg, che guida l’azienda di ricerca di talenti International Creative Managment, William Pate, che viene da una delle società controllate da Zell, Maggie Wilderotter, responsabile della società di telecomunicazione Citizens Communications, e infine Frank Wood, che ha esperienze in campo radiofonico e telematico.

Zell ha nominato inoltre due vice presidenti esecutivi: Gerald Spector, uno dei suoi luogotenenti nel campo immobiliare, e Randy Michaels, un manager veterano di radio e televisione.

Dennis FitzSimons, il vecchio capo di Tribune, se ne va con in tasca 19 milioni di dollari e azioni per una cifra altrettanto consistente. FitzSimons, 57 anni, lascia in eredità a Zell, 66, un buco da 13 miliardi di dollari in debiti: cifre preoccupanti che hanno creato non pochi grattacapi a banchieri e analisti, scettici sugli azzardi del re del mattone.

Negli anni scorsi l’azienda ha continuato ad andare male, nonostante i ripetuti tagli nelle redazioni. I problemi di Tribune risalgono al 2000, quando la società acquistò la Times Mirror Company per 8 miliardi di dollari, senza mai riuscire ad integrare completamente i due rami in un’unica realtà. Nel 2006 la situazione era talmente precaria che il direttore e l’editore del Los Angeles Times, fiore all’occhiello della Times Mirror Company, si lamentarono pubblicamente ricevendo, in tutta risposta, il licenziamento.

Il nuovo padrone accusa i vecchi manager di aver creato un’azienda dove “serve troppo tempo per prendere una decisione”. “Quello di cui c’è bisogno è un proprietario – dice Zell – qualcuno che accetti la reponsabilità per quello che la società fa”