Blog: sono 133 milioni al mondo, ma solo 1,5 milioni sono attivi

out-126.jpg Secondo l’ ultimo “Stato della Blogosfera” pubblicato da Technorati, solo l’ 1,1% dei blog vengono aggiornati almeno una volta alla settimana e 900.000 sono quelli aggiornati in media ogni 24 ore – Si tratta quindi, ancora, di una attività di nicchia

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Sono 133 milioni i blog al mondo. E’ uno dei dati dell’ ultimo Rapporto sullo Stato della Blogosfera che Technorati, un sito specializzato, pubblica ogni anno dal 2004.
La progressione – commenta  Francis Pisani sul suo blog – è impressionante –  4 milioni (2004), 20 milioni (2005), 70 milioni (aprile 2007) – ma non dice tutto.
Appena l’ 1,1% (1,5 milioni) dei 133 milioni di blog che popolano attualmente la blogosfera vengono aggiornati almeno una volta alla settimana e 900.000 quelli aggiornati almeno ogni 24 ore.
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Technorati – prosegue Pisani – lo riconosce a suo modo rilevando che quello che interessa oggi è “la blogosfera attiva” ma Marshall Kirkpatrick, di Read/WriteWeb, assume una posizione parecchio diversa: lungi dall’ essere un fenomeno “Main Stream”, bloggare è un’ attività di nicchia, spesso riservata a persone benestanti (soprattutto uomini, fuori gli Stati Uniti) che non hanno un lavoro fisso.  
Leggere uno o due blog diventa un’ attività consueta, ma tenerne uno è tutta un’ altra cosa. Infatti, come si è visto, solo 900.000 blog sono stati aggiornati nelle ultime 24 ore… nel mondo intero.
Il rapporto – realizzato attraverso contatti diretti con blogger di 66 paesi – ritiene che questa attività possa essere anche redditizia: 75.000 dollari per coloro che hanno più di 100.000 visitatori al mese. “Un dato che non corrisponde assolutamente alla mia esperienza – sottolinea Pisani – ma poco importa”.  
L’ essenziale in tutto questo è che la pubblicazione riesca ad aprirsi ad un numero crescente di persone e che le sue forme continuino ad evolvere.
I microblog (realizzati conTwitter e Tumblr, per esempio) stanno rapidamente guadagnando terreno e le reti sociali sono sempre più utilizzate come spazi di conversazione.
E tutto questo – conclude Pisani – sembra una delle evoluzioni più ricche dell’ ecosistema dei media di oggi.