“Cuba è a favore della libertà di stampa, basta con la guerra fredda e l’ isolamento”

La radio fondata da Che Guevara Peter Phillips, docente di Sociologia all’ Università di Sonoma, dopo aver viaggiato nell’ isola in lungo e in largo, invitato dall’ Unione dei giornalisti cubani, e aver visitato decine di redazioni, racconta in un articolo su Mediachannel che “tutti i giornalisti incontrati hanno detto di avere la completa libertà di scrivere o registrare qualsiasi storia essi vogliano” – Insomma, “un quadro distante anni luce dal sistema stalinista dei media descritto spesso dagli interessi Usa”

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di Peter Phillips*
(“Cuba supports press freedom
da Mediachannel.org)   

In cinque giorni all’ Avana ho incontrato dozzine di giornalisti e studenti delle facoltà universitarie di Comunicazione, rappresentanti sindacali e politici. Lo scopo dichiarato della mia visita era quello di determinare lo stato della liberà di stampa nel paese e favorire una maggiore comprensione fra attivisti per la libertà di espressione negli Usa e a Cuba.

Ho visitato le due principali stazioni radio della capitale, Radio Rebelde e Radio Havana. Entrambe hanno tramite internet l’ accesso alle principali fonti globali di informazione, incluse CNN, Reuters, Associated Press e BBC. Oltre 90 comuni a Cuba hanno le loro stazioni radio locali e i giornalisti fanno cronaca locale da tutte le zone dell’ isola.

Sono stato diverse ore in ciascuna emittente e sono stato più volte intervistato alla radio sulla concentrazione dei media  e la censura negli Stati Uniti e ho avuto la possibilità di chiedere ai colleghi notizie sulla censura a Cuba. Ebbene, delle dozzine di giornalisti che ho sentito, tutti hanno detto di avere la completa libertà di scrivere o registrare qualsiasi storia essi vogliano. Un quadro distante anni luce dal sistema stalinista dei media descritto spesso dagli interessi Usa.

Nonostante ciò, è chiaro che i giornalisti cubani condividono un senso comune di una continua minaccia controrivoluzionaria da parte degli emigrati Cubani che vivono a Miami e vengono finanziati dagli Stati Uniti. E non si tratta di una sensazione ingiustificata visto che molte centinaia di azioni terroriste contro Cuba sono avvenute con la copertura degli Usa negli ultimi 50 anni (…).

In un contesto di minacce esterne, i giornalisti cubani riconoscono senza difficoltà che è necessario un certo grado di autocensura in relazione a vicende che potrebbero essere usato dal “nemico” contro il popolo cubano. Ma nonostante questo, I giornalisti cubani hanno una grandissima considerazione della libertà di stampa e non ci sono evidenze di restrizioni o di aperto controllo dap arte del governo.

I giornalisti cubani denunciano che le grandi concentrazioni mediatiche sono tendenziose e si rifiutano di dar conto degli aspetti positivi del socialismo cubano. Tanto che molti americani non sanno che Cuba ha un sistema molto sviluppato di sanità pubblica con un tasso di mortalità infantile più basso di quello degli Usa, e che negli ultimi anni ha registrato un aumento del Pil del 43%.

Ricardo Alarcon, Presidente dell’ Assemblea nazionale, parlando della parzialità dei media americani, ha chiesto: “quante volte si può vedere Gore Vidal intervistato sui media Usa?”. VIdal ha recentemente detto che gli Stati Uniti sono in questo momento “nella peggiore fase della loro storia”. “Forse Cuba usa le notizie sui grandi gruppi editoriali Usa in maniera esagerata – ha aggiunto Alarcon – e i giornalisti cubani dovrebbero collegarsi maggiormente con le fonti indipendenti di informazione negli Usa”. Aggiungendo che Cuba consente a CNN, AP e  Chicago Tribune di tenere dei loro uffici all’ Avana, mentre gli Usa impediscono che giornalisti cubani lavorino lavorino nel paese.

Più il sistema socialista cubano migliora, più gli Stati Uniti fanno tutto quello che possono per forzare in maniera artificiale il clima di guerra fredda, finanziando gli attacchi terroristici, mantenendo l’ embargo economico, lanciando una nuova flotta antiterrorismo nei Caraibi e limitando sempre di più i viaggi a Cuba dei cittadini americani.

E’ venuto il momento di rompere questo isolamento da guerra fredda, onorando la scelta del popolo cubano per un sistema socialista e avviando un lavoro positivo di rapporti e di scambio fra giornalisti in sostegno della democrazia in tutti e due i paesi.

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*Peter Phillips è docente di Sociologia all’ Università statale di Sonoma (Usa) e direttore del Centro di ricerche Project Censored a media. E’ stato nell’ isola su invito dell’ Unione dei giornalisti cubani fra il 10 e il 15 maggio scorsi.