“La crisi dei drive-in non è stata colpa di Hollywood”

Distributori del Daily News Se calano i lettori dei quotidiani non è colpa del giornalismo (anche se i suoi standard continuano a peggiorare) – Il fatto è che stanno cambiando profondamente le condizioni e gli stili di vita e di lavoro – Una riflessione di Adrian Monck sulla storia del Chicago Daily News, un grosso giornale del pomeriggio che dovette chiudere nel 1978

———-

Il declino dei lettori dei giornali non ha niente a che fare con il giornalismo, ma è dovuto a cambiamenti profondi di carattere sociale e culturale che hanno luogo altrove.
In una fase in cui spesso la crisi dei quotidiani viene legata – anche nel senso comune -, a una caduta degli standard di qualità dell’ editoria e della professione giornalistica, fare chiarezza su questo presunto pregiudizio dovrebbe essere un obbligo razionale.

Ne è convinto Adrian Monck,  scrittore, giornalista e docente di giornalismo, che sul suo blog  ha affrontato a più riprese l’ argomento, rilevando che i due fenomeni si muovono su piani nettamente diversi.  

Monck contesta in particolare due riflessioni recenti.


Howard Owens, giudicato “saggio e normalmente percettivo”  che afferma:
Se i nostri lettori ritengono così facilmente che quello che noi facciamo non è affidabile per scarsa accuratezza sia nei fatti che nello spirito, come potremmo pensare di mantenerli come lettori?
Bisogna cambiare qualcosa.

E New Media Bytes, dove si sostiene che “il giornalismo non dà quello che la gente vuole (…) e fa come i produttori Usa di automobili, che non riescono a produrre le vetture agognate dal pubblico americano”.

Sbagliato. E ancora sbagliato – protesta Monck -. Nel primo caso il declino dei giornali non ha quasi niente a che fare con la costante caduta morale del giornalismo stampato. E nel secondo caso, come si spiega la crescita della diffusione dei giornali in paesi come l’ India? Devono praticare un vero e proprio supergiornalismo laggiù!

Potrei chiamare tutto questo – continua Monck – un tributo alla cultura giornalistica dell’ autoflagellazione: ma è in realtà una risposta tipicamente umana: cercare di spiegare i fatti fuori del nostro controllo riferendoli direttamente a noi stessi.

Dunque.

– Il declino del Vaudeville non fu causato dal declino dell’ abilità di chi scriveva i testi.

– Il declino dei cinema drive-in non è stata colpa degli sceneggiatori di Hollywood.

E, se si vuole tornare ancora più indietro:

– I raccolti non sono andati male perché abbiamo offeso gli dei.

I problemi che giornalisti ed editori devono affrontare hanno a che fare con i cambiamenti dei costumi sociali della popolazione, che una volta comprava i giornali e faceva gola agli inserzionisti.  

Tra l’ altro, il primo vero studio su quali argomenti dei giornali preferivano i lettori (fatto da  George Gallup all’ inizio degli anni ‘30) rivelò che la cosa che i cittadini preferivano di più nel giornale non era il giornalismo ma le fotografie e i fumetti.

—-

Leggendo poi questo articolo  sul Chicago Daily Observer, – prosegue Monck in un altro post – mi sono venuti in mente un paio di cose da aggiungere per rafforzare il mio ragionamento secondo cui il giornalismo non può essere incolpato per il declino dei giornali. (Anche se, lo ammetto, i giornali con poche risorse tendono a produrre un brutto giornalismo, ma non è questo il punto).

Il Daily News … non avrebbe potuto sopravvivere alla tripla sfida del cambiamento sociale, economico e demografico. Le vendite dei giornali della sera calarono con la crescita della televisione e il trasferimento dei suoi lettori verso le periferie. Dagli anni ’70, col declino dell’ industria pesante,  erano fortemente diminuite le persone che lavoravano di notte e che a lungo erano stati i principali lettori dei giornali della sera.

Col continuo esodo dei lettori del Daily News fuori delle città, gli sforzi per la distribuzione furono progressivamente condizionati dagli ingorghi sul sistema stradale, rendendo sempre più difficile la diffusione del giornale negli orari stabiliti.

L’ ex redattore del News, Alan Mutter, ha raccontato:

Vorrei dire che non c’ era nulla – né contenuti di alto livello, né immagini olografiche e nemmeno fili interdentali in regalo – che avrebbe potuto salvare i giornali del pomeriggio dalla concorrenza dei media elettronici e dall’ impatto dei moderni stili di lavoro e di vita… I tempi cambiano e la gente va avanti. Se anche gli editori non lo faranno, saranno perduti. Nel caso del (…) News, non c’ era comunque nulla da fare.

Sul suo blog, Mutter ha pubblicato anche questa osservazione sul giornale:

Non c’ erano computer, né Internet, non iPods e non cellulari per collegarci, noi e i nostri lettori nel 1978.  E le vendite calarono. Cambiammo il management. E le vendite calarono. Il giornale fu ridisegnato. E le vendite calarono. Tentammo di aggiustare la situazione migliorando il prodotto.  E le vendite calarono.

Alla fine, non ci rimase nient’ altro da fare. Quasi 300 persone persero il lavoro e Chicago perse un grande giornale.

L’ ultimo numero del giornale uscì il 4 marzo 1978.