Usa: sussidi governativi ai giornali?

Uncle Sam

Continua negli Stati Uniti il dibattito sulla cosiddetta “Uncle Sam Solution” alla crisi della stampa – A molti sembra comunque inattuale ipotizzare aiuti del governo prima che i giornali abbiano fatto uno sforzo concreto per adattare il proprio business model alla realtà del mondo digitale

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Nella comunità giornalistica Usa si continua a discutere dell’ ipotesi di sussidi governativi ai giornali in difficoltà. Molti quotidiani traballano finanziariamente – rileva per esempio Amy Gahran su Poynter.org – e va avanti il dibattito relativo a un nuovo modello economico a sostegno del giornalismo.

La questione (vedi Lsdi, "Per salvare la stampa Usa si comincia a pensare allo Zio Sam" ) è stata affrontata anche da  una trasmissione su PublicRadio, la radio pubblica Usa (“FutureTense” Jan. 29 episode ) in cui un decano della Columbia J-school,  Nicholas Lemann, secondo cui dei sussidi diretti del Governo potrebbero essere  semmai solo “l’ ultima spiaggia” – anche se ha spesso fatto riferimento al giornalismo della BBC, che è pesantemente sostenuta dal governo britannico.

Lemann vede di buon occhio sussidi indiretti, quali la detassazione dei ricavi delle organizzazioni giornalistiche no-profit, come ad esempio la nascente ProPublica.

A Lemann ha replicato Ralph Whitehead Jr., docente di giornalismno all’ Università del Massachusetts.
Whitehead non ha problemi rispetto agli attuali sussidi che il governo concede a radio e tv pubbliche, ma non pensa che il giornalismo dei giornali possa essere veramente salvaguardato rispetto al controllo governativo attraverso raccolte di fondi: “E’ veramente arduo dire che la soluzione per una stampa esausta sia una stampa controllata dal governo”. E ancora: “Una cosa è importare American Idol dalla Gran Bretagna, un’ altra importare dall’ UK leggi e sussidi per la stampa. Non so se possiamo prendere il modello dall’ UK e trapiantarlo negli Stati Uniti”.

Tuttavia, Whitehead non ha offerto delle risposte concrete alla spinosa questione di come il giornalismo di qualità possa sviluppare una seria solidità finanziaria nell’ epoca dell’ online. Trovo questo deludente, perché (l’ ho detto prima ) gran parte delle redazioni apparentemente non riescono ancora a trovare dei ricavi online in maniera intelligente e aggressiva.
Fino a quando le testate non affrontaranno seriamente il problema di come adattare le proprie operazioni economiche per finirla di lasciare soldi sul tavolo – e fino a quando i giornalisti non smetterano di agire come se non fosse affar loro da dove vengono gli stipendi –, mi sembra ridicolo ipotizzare un’ assistenza governativa.

Amy Gahran è d’ accordo con Whitehead: Zio Sam probabilmente non provvederà a finanziare i giornali senza nessuna condizione spiacevole e stringente. Meglio non fare riferimento a nessuna “salvaguardia del giornalismo” in questa situazione. Meglio usare il potere di fare accordi con un po’ di inserzionisti.