Un reporter che fa tutto da solo


L’ esperimento di videogiornalismo su un canale satellitare tedesco, Sat1 per riuscire a far parlare davvero, con il minimo di mediazioni, i veri protagonisti – L’ esperienza di Michael Rosenblum

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – I reporter del futuro faranno tutto da soli: operatori di macchina, tecnici del suono, produttori, narratori. È l’esperimento di 24 Stunden-My Story, proposto dal canale satellitare tedesco Sat1.

Cosa racconta questo programma? La vita quotidiana di un berlinese di 23 anni che fa il concierge in Vietnam, ad esempio. “Bisogna annullare le distanze tra spettatore e giornalista”, dicono a Sat1.

A New York questo tipo di video-giornalismo è già realtà. I vantaggi? Sul lato economico, impareggiabili: si paga una sola persona al posto di tre, una telecamera che solitamente costerebbe 60 mila dollari viene sostituita da un’altra a 3.500, l’hardware per il montaggio video è rimpiazzato da un portatile da 1.500 dollari. Quale futuro per il video-journalism (VJ)? Forse il web. O forse l’hyperlocal, visto che finora hanno avuto successo le storie locali.

Nell’esperimento tedesco, il giornalista televisivo Wolfgang Stoltz aiuta le giovani leve a realizzare quello che secondo lui è il desiderio dello spettatore. “Vogliono che il mondo non venga spiegato da noi, ma dal protagonista” spiega ad Andreas Tzortzis dell’International Herald Tribune, il quale sottolinea che il video-giornalismo sta raccogliendo sempre più consensi in giro per il mondo.

Il fenomeno è dovuto ad almeno tre fattori: minor prezzo delle telecamere digitali, diffusione massiccia di video attraverso il Web, sete degli spettatori per una tv sempre più distante dai canoni tradizionali.

Michael Rosenblum, presidente dell’agenzia di consulenza Rosenblum Associates di New York, dice che “quelle persone che vivono come funzionari trascinandosi l’equipaggiamento in giro sono alla fine delle loro carriere…e non ne sono felici!”. Rosenblum è un giornalista freelance che ha più volte deciso coraggiosamente di andare da solo nelle crisi che scoppiavano in giro per il mondo. Ora ha iniziato una nuova carriera, insegnando quello che ha imparato sul campo in questi anni. Secondo Rosenblum il web avrà l’impatto che a suo tempo ebbe la pressa di Gutenberg: il cambiamento è doloroso ma inevitabile”.

Il maestro del videogiornalismo sottolinea come un reporter che adotti questa tecnica possa avvicinarsi molto di più ai soggetti che racconta e può dare un taglio particolare alla narrazione giornalistica.

Rosenblum ha clienti prestigiosi come la Bbc, la Rtv Utrecht olandese, la belga Concentra, oltre che altre emittenti in Svezia e in Germania. La Rtv, per esempio, ha deciso di addestrare tutta la sua squadra in un corso per aspiranti video-giornalisti. Il responsabile della rete, Wim Kraner, dice che l’obiettivo è di “portare la televisione più vicino ai nostri spettatori”. Kramer spiega che in Olanda “non ci sono grandi notizie tutti i giorni e noi siamo una emittente regionale”. “Anche se ho 24 minuti di notizie al giorno – continua il responsabile – non sono 24 minuti di notizie, sono 24 minuti di narrazione di storie. E alla gente questo piace”. Da una parte Rtv ha raccontato la storia di un cantante che sale per la prima volta sul palco, dall’altra è riuscita a riportare il filmato di una protesta dove è morta una persona l’aprile scorso. All’epoca, racconta Kramer, “abbiamo avuto 20 mila utenti contemporanemanete sul sito”.

Anche la Bbc ha voluto interpretare la convergenza tra video e Internet in chiave locale: il giornalista Mike Kraus ha prodotto The Golden Pin dove vengono raccontate le storie di persone incontrate per le strade di Londra.

Sindacati del mondo della comunicazione come il Broadcasting Entertainment Cinematograph di Londra e il ver.di di Berlino spingono a “trasformarsi in video-giornalisti”. “Tutto quello che possiamo dire ai nostri è di preparasi alla digitalizzazione – dice Ines Kuhn, portavoce del secondo – il mondo del lavoro sta cambiando, è molto normale”.