Qualcuno dice ‘’basta’’ con i contenuti creati dagli utenti


E’ ManiaTV, secondo cui anche gli inserzionisti vorrebbero tenere la massima distanza dagli UGC – Ma non sembra che si possa parlare dell’ inizio di una generalizzata marcia indietro del Web 2.0

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La gente ama l’entertainment di buona qualità. E lo stesso vale per gli inserzionisti, che vogliono tenere la maggior distanza possibile dai contenuti generati dagli utenti", i cosiddetti UGC (User generated content).

La posizione, in netta controtendenza rispetto a quello che spesso circola in rete, è di Peter Hoskins, Chief Executive di ManiaTV e Marco V. Principato su Puntoinformatico   lo cita come esempio di qualcuno che ha preferito dire no all’ Ugc. Riportando anche il commento di Business Week:  ‘’ManiaTV ha ritenuto meglio fare un passo indietro’’.

Il responsabile della TV – scrive Principato – ha delineato un quadro in controtendenza rispetto al mondo dei video online, peraltro emerso dall’osservazione di accurate statistiche, che non sembra lasciar spazio a eccezioni. ManiaTV, infatti, per addivenire a questa conclusione, ha esaminato i dati di traffico in diversi periodi nei quali i contenuti sono stati diversificati. Quando, poco dopo le sue prime programmazioni per così dire "tradizionali", ai contenuti di qualità commerciale è stata affiancata la possibilità di caricare filmati a la YouTube, la TV ha guadagnato molto traffico: 10 milioni di visitatori al mese, secondo le statistiche interne. Una cifra di tutto rispetto da cui, però, i responsabili hanno enucleato qualcosa di più interessante. Di quei 10 milioni, 8 continuavano a visualizzare solo i contenuti di qualità e solo 2 si rivolgevano anche ai contenuti UGC. Ancora non contento, il team ha anche esaminato i contenuti visualizzati dagli inserzionisti, rilevando che nessuno di essi visualizzava altro che contenuti tradizionali.

Così, spiega ancora Business Week, insieme all’analisi approfondita di fattori tecnici e commerciali, si è formata naturalmente la decisione di invertire la rotta e da qualche giorno ManiaTV lo annuncia nel suo sito, evidenziando sottilmente quegli aspetti qualitativi che l’hanno condotta alla decisione.

Può essere questo episodio visto come il preludio di una generalizzata marcia indietro del Web 2.0? Sembra proprio di no e lo dimostra BlinkBox, una startup nuova di zecca, che ha saputo far buon uso della fantasia. Illustra infatti TechCrunch che il neonato sito consente agli utenti, in pieno standard Web 2.0, di inserire un proprio commento personale in dei clip pubblicitari preesistenti (editabili e accorciabili) e comporre così un nuovo prodotto che poi può essere venduto, con il supporto dello stesso BlinkBox. Il concetto, spiega TechCrunch, ricorda quello del preesistente e simile Clip+Sling lanciato all’inizio dell’anno ma BlinkBox, quale novità appena inaugurata, rassicura sulla… incolumità delle Web 2.0 economics.