CRININI DI GUERRA NEI BALCANI: PER MOLTI MEDIA GLI IMPUTATI SONO ”EROI”


Naser Oric

Gli articoli apparsi sulla recente sentenza del processo a Naser Oric, ex comandante bosniaco di Sebrenica, sottolineano la natura faziosa della copertura mediatica dei crimini di guerra soprattutto nella Repubblica Srpska e in Serbia – Un articolo di Gordana Katana su Balkan investigative reporting Network





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di Gordana Katana
da Balkan investigative reporting Network ( http://www.birn.eu.com/insight_43_3_eng.php)
(traduzione di Maria Itri)

Gli articoli apparsi sulla recente sentenza del processo a Naser Oric, ex comandante bosniaco di Sebrenica, sottolineano la natura faziosa della copertura mediatica dei crimini di guerra soprattutto nella Repubblica Srpska e in Serbia.
Il monitoraggio dei media nel corso delle fasi del processo ha riflettuto la tendenza generale che era apparsa ancora più evidente durante tutti i processi per crimini di guerra a L’Aia, nei quali gli accusati erano considerati come eroi dai rispettivi media nazionali.
Il 30 giugno la corte che ha processato Oric, presieduta dal giudice Carmelo Agiuso, lo ha dichiarato colpevole di due dei capi d’accusa dell’incriminazione: non essere riuscito a prevenire gli abusi e l’assassinio dei prigionieri nell’area di Sebrenica nel periodo tra dicembre 1992 e marzo 1993. Anche se aveva ricoperto la carica di comandante delle unità di Difesa Territoriale dal Maggio 1992 in avanti, la corte non ha riconosciuto Oric colpevole dei crimini commessi prima del Novembre 1992, sostenendo che non avrebbe potuto impedirli. Avendo già scontato 3 anni di detenzione, è stato immediatamente rilasciato. Oric non era l’ufficiale bosniaco di grado più alto sotto processo a L’Aia, ma era senza dubbio il più conosciuto. Per i bosniaci, è un eroe che aveva difeso i civili assediati per anni da un nemico crudele. Per i serbi, è un criminale che ha ucciso e saccheggiato i villaggi serbi nelle vicinanze della città
Sono stati pochi i media che hanno seguito le diverse fasi del processo, ma tutti hanno dedicato un amplissimo spazio al verdetto e all’arrivo di Oric a Sarajevo, esprimendo in modo netto pregiudizi e simpatie.
Vehid Sehic, un membro del Tuzla Citizen’s Forum, ha dichiarato a «Balkan Insight» di non essere  stato per niente sorpreso che la copertura del processo a Oric sia stata così faziosa. «Stiamo ancora vivendo in un tempo in cui siamo ancora incapaci a guardare a un crimine senza prescindere dalle radici religiose o nazionali. Ed è una cosa sbagliata. Questo è venuto alla luce ancora una volta nel corso di questo episodio perché il pubblico è totalmente diviso su questo tema. I media sono divisi, e questo è dannoso per la normalizzazione di Bosnia e Erzegovina».

In Bosnia e Serbia, la maggioranza dei titoli hanno riportato ‘Naser Oric libero’. Solo pochissimi hanno sottolineato il fatto che l’ex comandante è stato riconosciuto colpevole di crimini di guerra. L’unica eccezione della Federazione è stata «Dnevni Avaz». Il suo titolo recitava ‘Naser Oric condannato a due anni di prigione, e proseguiva poi illustrando il verdetto.

La stragrande maggioranza dei media della Federazione si sono trattenuti da usare un linguaggio acceso nelle loro cronache della sentenza. Le considerazioni polemiche erano riportate nei virgolettati, ma mai scritte direttamente dagli editorialisti. Al contrario, la stampa serbo bosniaca si è schierata contro il verdetto della corte definendolo ‘ingiusto’, ‘inadeguato’ e ‘un insulto alle vittime’.

«Nezavisne Novine» il 5 luglio ha pubblicato un reportage dal villaggio di Kravica vicino Bratunac, sotto attacco dalle forze bosniache nell’area di Sebrenica durante la guerra. Sotto il titolo ‘Ricompensa per un assassinio’, il pezzo raccontava le storie dei sopravvissuti agli assalti.
‘Le atrocità commesse dai bosniaci non sono state prese in considerazione al processo dell’Aia’ afferma nel reportage uno dei sopravvissuti, anche se nello stesso pezzo il giornalista rileva più volte che quanto accaduto a Kravica ha costituito una parte delle accuse contro Oric.
 
Nei media serbi, la copertura della sentenza Oric ha ricevuto molto più spazio che in Bosnia e Erzegovina. Il giorno della proclamazione i giornali in Serbia hanno riportato 31 articoli sulla vicenda, impiegando un linguaggio molto più forte della controparte bosniaca.

Il 3 luglio, ad esempio, «The Press» ha scritto che ‘il verdetto disgraziato del macellaio di Sebrenica Naser Oric  ha fatto parlare tutti i politici serbi con una sola voce contro il tribunale dell’Aia’. Nella prima parte dell’articolo, il giornalista scrive che lo scandaloso verdetto è stato emesso ‘nonostante l’ampia evidenza delle responsabilità di Oric per gli orrendi crimini contro la Serbia’.
Il 2 luglio «Novisti» ha raccontato una storia dal titolo ‘Ha macellato i serbi uno per uno’, mentre «Politica» si è limitato, citando una risposta ufficiale al verdetto: ‘Josic: il male si è preso gioco della giustizia’. Il giorno seguente, «Danas» ha fatto lo stesso: ‘Kostunica: disastro della giustizia  e derisione delle vittime’, proclamava il titolo.

Sehic ha dichiarato a «Balkan Insight» che la vergogna di questa situazione non va addebitata esclusivamente ai media. ‘Sono solo uno strumento che riflette la situazione della società. Avremo un quadro più chiaro dell’indipendenza dei media quando inizieranno a riportare dei processi per crimini di guerra nei tribunali locali’.